In guerra

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Quando David riaprì gli occhi impiegò diversi minuti a mettere a fuoco il posto dove si trovava. Il bianco asettico, le poltroncine calde, i finestrini piccoli. Gli occhi gli si riempirono di lacrime, tremava. Una figura si avvicinò e gli mise sopra una coperta. Riconobbe quella donna tra le nebbie. Non era messa troppo bene nemmeno lei: aveva diversi tagli e ferite. Lentamente capì di essere sull'aereo: il rumore profondo del motore lo cullava. C'era talmente tanto dolore nel suo recente passato, che rimbombava ancora nella sua testa, un'eco lontana e fastidiosa. Studiò le sue mani. Era una mossa abbastanza stupida, ne era consapevole: il colore della pelle non muta. C'era molto altro che sarebbe cambiato in lui, forse già lo era. Osservò la professoressa con lo sguardo perso tra le nuvole. Era triste, terribilmente triste. Il suo disincanto era una coperta che sembrava racchiudere la stanza, i rumori e i suoni, quasi fosse in grado di spegnere o soffocare tutta l'angoscia. Non era più questione di ipotesi, lui era certo del suo stato d'animo. La sentiva come se fosse lui stesso a provarlo. Si asciugò la fronte sudata: la mente lentamente tornava lucida. Piccoli frammenti di pensieri che si incastravano come pezzi di un puzzle: tra i tre geni era mutato l'LWF R. Poteva andargli meglio o anche peggio. Era stato terribilmente doloroso e l'affaticamento respiratorio era davvero terrificante. In cuor suo sentiva di non aver mai compreso del tutto Roxy, i fantasmi che si portava dentro, la sua angoscia. Ora c'era un po' più vicino. I problemi cardiaci pregressi di certo non lo avevano aiutato nel processo di mutazione. Per questo non aveva nemmeno mai pensato di compiere quel passo: per lui sarebbe stato un salto nel buio, letteralmente. E se era ancora vivo probabilmente era stato molto fortunato.

«Sei tutto intero?» Alzò gli occhi e gli sembrò di scorgere la sagoma di Tom distesa sul divanetto più dietro.

«È presto per dirlo. Tu stai bene?»

«Se sto sdraiato riesco quasi a non vomitare. Devo essermi fracassato la testa in quel furgoncino» sbuffò Tom.

«Non ho idea di come tu sia riuscito a tirarci fuori da quella situazione.»

«Ringrazia, Kathy.» Aveva talmente mal di testa, che non aveva più alcun freno, diceva solo quello che gli andava. Gli importava soltanto di tornare alla scuola e poter rivedere i suoi occhi azzurro spento, poter annusare i suoi capelli, accarezzare la sua faccia.

David non riusciva a voltarsi verso di lui, ma forse non serviva. Sentiva quella che Tom provava: lui amava Kathy, da impazzire. Davvero era stato così concentrato su Michael in tutti quei mesi, da non accorgersene. Si chiese perché Roxy non gli avesse detto nulla: forse si era concentrato troppo a guardare fuori dalla scuola e si era dimenticato dei suoi ragazzi LWF, gli altri studenti, quelli che erano rimasti e non erano scappati, come Kathy o Tom.

«Sai com'è, quando si mette in testa un'idea! La prima volta è stato col divano del salottino al piano zero, io e lei eravamo seduti sopra a chiacchierare. Non l'ho fatto apposta: lei si è avvicinata ed è successo». Era quella sensazione che cercava di far rinascere dentro di lui ogni volta che si sentiva perso.

«Sono quasi offeso, io ci ho provato per due anni! Mi hai fatto penare. Nemmeno una piuma alzavi! A lei è bastato farti gli occhi dolci e hai sollevato un divano. Non è giusto!»

Tom sorrise. «Non prenderla su personale, David! È che non sei il mio tipo ... e probabilmente nemmeno la dottoressa Wolfe lo era.»

La verità era che aveva smesso di avere paura di sé stesso. Nel regalare quel quadretto a Kathy si era ricordato di quella frase e giorno dopo giorno non aveva potuto fare a meno di chiedersi se alla fine nemmeno lui avesse imparato ad accettarsi, geni mutanti compresi. Era stata Ariel a regalargli il quadretto molti anni prima, quando David l'aveva escluso da quegli allenamenti inutili. Tom si era introdotto, notte tempo, in infermeria per rubare un cerotto e fare il test, ritenendo si fossero sempre sbagliati sul suo essere un LWF. Invece aveva avuto la conferma: era blu. Ariel aveva trovato quel cerotto in camera sua, qualche giorno più tardi. Non gli aveva chiesto nulla, ma una settimana dopo era tornata col quadretto. Forse quella frase avrebbe aiutato anche Kathy ad accettarsi, col tempo.

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