«Shh, non parlare.» disse Jungkook stremato.
Il biondino guardò bene il volto stanco e consumato del ragazzo che strizzava gli occhi tentando di mettere a fuoco l'area circostanze, poi notò una macchia rossa all'altezza delle tempie.

«Cos'hai fatto alle tempie?» chiese lui in un sussurro, per non disturbare. «Questo?» si indicò la macchia circolare rossa.
«Uhm, mi hanno fatto l'elettroshock.» disse tranquillo.
Il ragazzo "pazzo" guardò preoccupato kook.

«Stai bene?»
«No.» rispose
«Ogni giorno che passo qua dentro mi sembra di impazzire sul serio.»
«Ricordati quotidianamente che non lo sei.» replicò l'altro ragazzo sorridendogli.

«Non lo so.» Kook scosse la testa.

Il ragazzo sentì improvvisamente un brivido accarezzargli il collo e poi scendere lungo tutta la schiena.
Si guardò attorno agitato.

«Arrivano Kook. Vattene finché sei in tempo.» disse con la voce strozzata Tae guardandosi attorno.

«Io non me ne vado da nessuna parte.» borbottò lui.

«Ehi, voi!» disse ad alta voce.«Voglio fare due chiacchiere, vi va?» Tae si allarmò, cominciando a dire a Jungkook di smetterla, che loro non scherzavano. Ma l'altro non lo stava ascoltando.

Gli occhi del biondino si velarono nuovamente di bianco, poi spalancò la bocca inspirando profondamente in un
gemito strozzato.

Jungkook indietreggiò appena.

«Cosa sei?» chiese a Tae.
Lui intanto si strattonò un poco e strappò in due la camicia di forza. Il corvino rimase scioccato. La voce del giorno prima parlò, mettendo i brividi all'altro che cominciava ad allarmarsi e a pensare che la sua non era stata una grande idea.

«Tu non puoi fare niente per fermarci.» sibilò la voce.

Kook insisté.«Cosa sei?»

Nel volto dell'altro ragazzo si aprì in un sorriso beffardo, quasi appoggiato sulle sue labbra come per sfidare lo sguardo di Jungkook.

«Non ti deve importare in questo momento.» disse.
«Lascia stare Tae.» scattò il corvino.

«Ma io sono Tae!. Sono una parte nascosta nei meandri più profondi della sua mente che aspettava solo il momento giusto per uscire e rivelarsi al mondo, e chissà, magari attuare la sua vendetta?» spiegò. Jungkook non gli credeva.

«Non è vero.» ribatté.

«Io gli ho solo dato una mano a tirare fuori il peggio di sé.»

«Cosa sei!» gridò Kook allontanandosi dal ragazzo che sembrava essere impossessato dal demonio in persona.

«Io sono un'ombra.» disse e il ragazzo più grande* si sentì toccare la spalla.
Deglutì guardando davanti a sé. L'ombra si muoveva sinuosa nella stanza e poi, ogni tanto, tornava nel corpo di Tae.

«Smettila di giocare.» sbraitò Jungkook. «Ma non si tratta di questo» replicò l'ombra.
«Di un gioco?»

Gli occhi di Tae tornarono normali e spaventati, mentre si guardavano attorno.
Kook sentì qualcosa accarezzarli una spalla e poi si sentì letteralmente morire.

Come se tutte le sue forze vitali lo stessero abbandonando da un momento ad un altro mentre cadeva, inerte, in ginocchio.
I suoi occhi si velarono di bianco accompagnati da un sorriso sbilenco. Davanti alla sua vista, quasi sfocata, apparvero immagini confuse; bombe, soldati. Rumori di spari e di bombe riempivano le sue orecchie facendogliele tappare con le mani.
Si mise a urlare chiedendo all'ombra di smetterla. Quest'ultima cominciò a gridare nella testa di Jungkook quanto lui fosse vigliacco.

«Non è vero! Vai via!» gridò scuotendo la testa per scacciare la voce. Sei solo un vigliacco, ripeté la voce.

Le immagini continuarono a susseguirsi, lente, incessanti.
Entravano nella testa di Logan con il solo scopo di ferirlo psicologicamente.

Apparve un modulo, compilato, pronto per essere spedito, poi scomparve e Jungkook senti le voci aumentare il tono della voce.

"Jeon, arrivata una lettera per te.

Vai, e rendici fieri.

Soldato Jeon, il suo stato psicologico le impedisce di arruolarsi.

Manicomio, è l'unica soluzione per te."

«Basta!» gridò con più forza mentre suoi occhi tornavano normali e vedendo man mano le immagini sparire, le voci affievolire, sentendo la vita riprendere possesso del suo corpo.

Tae si alzò correndo incontro a Jungkook che teneva lo sguardo perso nel vuoto.

«Non sono un vigliacco.» sussurrò appena scuotendo un poco la testa. Una lacrima cominciò a scendere lenta sul suo viso.

«kook, stai bene?» chiese preoccupato.

Jungkook parve riprendersi dal suo stato di shock e, scuotendo leggermente la testa, si asciugò la lacrima con il dorso della mano. «Stammi lontano. Non voglio più avere a che fare con te.» disse alzandosi e allontanandosi spaventato da Tae.

«Perché?» chiese lui con un nodo alla gola.
«Non voglio far parte di questo casino.» scosse la testa sorpassando Taehyung.
Gli occhi del biondino tornarono momentaneamente bianchi.

«Ormai ne fai già parte.»

L'altro scosse la testa tornando nella sua cella.

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*L'età di Jungkook, e degli altri personaggi in questa storia non seguono la realtà.
Vi ricordo che la storia è ambientata nell'anno 1968.

Jeon Jungkook= 25 anni, compiuti il 01/09/1943.
Kim Taehyung= 23 anni, compiuti il 30/12/1945.
Park Seo Joon(personaggio compare nel prossimo capitolo)= 26 anni, compiuti il 16/12/1942.

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