Jungkook aveva passato i giorni seguenti a giocare a dama con il primo ragazzo più normale che aveva trovato in quella banda di pazzi.

Lo aveva visto, il giorno dopo aver detto a Tae di non voler avere a che fare con lui, seduto da solo ad un tavolino nel centro della mensa che contava le pedine della dama e le posizionava una per una nelle caselle della tavola da gioco.

Kook si era avvicinato chiedendogli se sapeva giocarci e lui aveva riposto di no, così Il corvino si era proposto di insegnarli.

Così ogni pomeriggio, da una settimana circa, si ritrovavano per giocare.

Era difficile ed estenuante giocare con Seo joon visto il suo disturbo ossessivo compulsivo. Jungkook stava vincendo, come sempre del resto visto che Seo Joon era troppo occupato a posizionare le pedine secondo una logica simmetrica.

«Scusa, è più forte di me.» si giustificò per l'ennesima volta mentre sistemava una pedina.

«Non fa niente.» disse Kook mangiando l'ultima pedina di Seo Joon.

«Ho vinto.» disse neutrale. Vincere contro l'altro non era una cosa di cui vantarsi o di cui esultare.
«Ricominciamo?» chiese guardando
l'altro che si sistemava la divisa bianca.

«Uhm, sì, va bene.» rispose lui finendo di mettere nel verso giusto i bottoni. È ricominciarono.

Taehyung, d'altra parte barcollò fuori dalla sua cella reggendosi alla porta di ferro. Si guardò intorno cercando un posto dove aggrapparsi sentendo le sue gambe deboli.

Vedeva doppio, e sfocato, tutti i suoi pensieri erano così confusi e sbagliati.

Con una mano appoggiata al muro - come se fosse in un labirinto e avesse paura di perdersi - cominciò a camminare verso la mensa con un unico pensiero per la testa: Jungkook.

Si sentì meglio quando vide l'entrata alla mensa farsi sempre più vicina. Aumentò il passo arrivando alla porta attraversandola.

Cercò il corvino con lo sguardo in mezzo alla tanta gente che stava nella mensa.

Intanto Jungkook spostò una pedina mangiandone tre del suo avversario.

«Andiamo, Seo joon!» disse lui.

« Devi concentrarti di più sulla partita e meno sulla simmetria.»

«Te l'ho detto, amico.» ribadì il suo, oramai, compagno di gioco.«Non ci riesco.»

Detto questo spostò una sua pedina su una linea che stava facendo da prima.

«Ehm, amico.» cominciò Seo Joon alzando lo sguardo.«Un tizio molto strano si sta dirigendo verso di noi.»

Jungkook non diede tanto peso a quelle parole, dopotutto si trovava pur sempre in un manicomio.

Ma quando una mano si posò sulla sua spalle pronunciando il suo nome con voce flebile, capì che si trattava di Tae. «Kookie.» disse appoggiandosi al tavolo per non cadere. Prima di girarsi Jungkook gli disse se non le era chiaro il concetto del non voler più avere a che fare con lui, ma una volta girato e viste le condizioni del ragazzo si sentì in colpa per averlo trattato così male. «Taehyung, che ti è successo?» chiese Kook alzandosi dalla sua sedia facendoci sedere Tae che era evidentemente troppo debole per stare in piedi.

«Quella pillola blu, e poi loro che tornano tutti i giorni. Non ce la faccio, Kookie.» scosse la testa.

«Tae, non la devi ingoiare la pillola, hai capito?» Kook notò che Tae non lo stava ascoltando, troppo assorta nei mille pensieri che le ronzavano per la testa.

«Guardami, Tae.» si mise in ginocchio in modo da essere alla stessa altezza del ragazzo seduto, poi mise le sue mani a coppa sul viso pallido del ragazzo, a quel contatto sentì quanto la pelle di Taehyung fosse soffice

«Hai capito? Non devi ingoiarle.» ripeté con più calma.

Tae cercò il viso di Kook in mezzo a tutta quella confusione che vedeva. Jungkook vide che il biondino era in difficoltà così gli prese la mano e lo portò sulla sua guancia. «Ci vedo doppio.» si giustificò Tae.

«Ti hanno fatto l'elettroshock, non è vero?» domandò Kookie preoccupato.

Il minore annuì lentamente.«Qualche giorno fa.»

«Tae, ti darò una mano, okay? Te lo giuro, starò al tuo fianco finché tutto questo non sarà finito, va bene?» «Grazie Kookie.» disse lui portandosi le mani alla testa in una smorfia di dolore. «Vieni ti accompagno nella tua cella.» disse Jungkook alzandosi, poi diretto a Seo joon aggiunse.«La finiamo dopo la partita.»

Ma l'amico di gioco era troppo occupato a contare le pedine per prestare attenzione al suo compagno.

Una volta arrivati Tae si stese sul suo piccolo e lurido letto cigolante guardando Kook che se ne stava con la schiena appoggiata al muro.

«Ehi, Kookie?» lo chiamò lui.

L'altro con un cenno della testa le disse di continuare.

«Perché sei qui, realmente.» chiese lui. Il corvino non voleva parlarne.

La sua era una situazione delicata e personale ma, senza sapere bene il perché, decise di raccontargliela.

«Circa un anno fa mi arriva una lettera che mi diceva che la settimana dopo mi sarei dovuto recare ad un campo di addestramento per militari. Ma io,» scosse la testa.«non avevo nessuna intenzione di andarci. Provai dicendo che non ero giusto a livello fisico, ma mi dissero che ero perfetto per fare il soldato. Così ho giocato la carta della sanità mentale facendo finta di essere un depresso cronico. E ora eccomi qui.» concluse abbassando il capo.

Tae colse la tristezza che stava riaffiorando nel maggiore della "coppia" capendo quanto fosse difficile per lui raccontare quella storia.

«Quindi nessuno voleva liberarsi di te.» affermò il ragazzo guardando kook.
Lui annuì.«Esattamente.»

«Perché mi hai mentito?» chiese lui mettendosi a sedere battendo la mano sul materasso per dire a Kook di sedersi accanto, per tenergli compagnia.

Lui si mosse titubante ma poi decise di sedersi.

«Non sapevo se potevo fidarmi di te.» spiegò lui.
«Ora invece ti fidi?» domandò lui sorridendogli lievemente.

Lui ricambiò il sorriso.«Ciecamente.» rispose dandole un leggero bacio sull'angolo della bocca.

«Ora riposati» Poi se ne tornò a giocare a dama con Seo joon ma con il mente solo un nome, Taehyung.

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