IT WAS YOU ALL ALONG {Fred Weasley} [HARRY POTTER]

3. Gelosie

La punizione che si beccarono Evelyn e Ron si limitò al fermarsi dopo le lezioni del giorno seguente, per sistemare e catalogare i vari volumi e le attrezzature della docente di Trasfigurazione.

Quando terminarono, dato che i due se l'erano presa con calma, erano circa le cinque del pomeriggio, ma era venerdì e quindi non avevano compiti per il giorno seguente. Evelyn sfruttava ogni occasione che poteva per starsene insieme a Ron e le innumerevoli lezioni di Hermione, oltre che gli allenamenti di Quidditch di Harry, gliene offrivano parecchie. Il roscio, dal canto suo, aveva la sensazione che la ragazza fosse costantemente triste ma, quando le aveva fatto notare questa sua impressione, lei aveva negato tutto. Faceva perciò il suo dovere da amico, standole quanto più tempo accanto, anche quando questo implicava cavalcare Ippogrifi o stare in castigo.

-Che dici, raggiungiamo Hermione ed Harry in sala comune?- domandò Ron, prima di riporre gli ultimissimi libri nell'enorme libreria di cedro.
-Se tu vuoi va, io credo che andrò un po' nel cortile- si tirò subito fuori Evelyn, che cercava di stare il meno possibile con quei tre -È una così bella giornata, le ultime dell'anno, non mi va di stare ancora chiusa in una stanza-.

Esibì poi un sorriso pensieroso, mentre guardava oltre la finestra, gesto che rese la sua farsa più visibile.
-Non ci avevo fatto caso- mentì Ron, il quale non voleva lasciarla sola -Allora credo che verrò un po' con te, va bene?-. Il sorriso che stavolta la mora rivolse al suo amico fu decisamente più vivo e sincero e, riposte alcune vecchie pergamene in un raccoglitore, si avviarono entrambi verso il cortile.

Tuttavia non mossero molti passi prima che qualcuno li bloccasse chiamandoli ad alta voce.

-Oh, eccoti finalmente!- esclamò il ragazzo dai capelli castani, che si era appena fermato da una lunga corsa -È tutto il giorno che ti sto cercando, sai?-. Aveva le mani sulle ginocchia, mentre riprendeva fiato e guardava verso il pavimento, cosa che impedì ai due di capire con chi stesse parlando. Evelyn e Ron approfittarono quindi del momento per lanciarsi uno sguardo confuso, giusto per far sapere all'altro di non essere il solo che non ci stava capendo un accidenti.

-Oliver Wood, comunque- il ragazzo, di cui comunque la corvina già conosceva il nome, si presentò e poi porse inspiegabilmente la mano proprio a lei.
-Evelyn Butler- ricambiò subito il gesto la ragazza, non senza che il suo migliore amico non fosse ancora più stordito -Sei il capitano della squadra di Quidditch, vero?-.

Decise poi di porre quella domanda, un po' scontata, ma giusto per rimarcare l'assurdità della situazione. Evelyn non aveva mai avuto a che fare con la squadra di Quidditch, dato che l'unico allenamento a cui aveva assistito era finito con un'invasione dei Serpeverde e con Ron che vomitava lumache. In quel momento la mora si ricordò che Wood era allo stesso anno di Percy e pensò che, magari, visto che lei e il caposcuola erano amici, Oliver volesse dirle qualcosa su di lui. O questo fu semplicemente l'unico collegamento logico che aveva senso nella sua testa.

-Esatto- il castano parve imbarazzarsi un attimo e si mise a fantasticare su come quell'appellativo sarebbe stato ancora più bello se fosse stato: il capitano della squadra vincitrice del campionato di Quidditch.
-Dicevi che mi stavi cercando?- chiese con un pizzico di incertezza Evelyn, sia perché ancora non riusciva a darsi una ragione per l'affermazione di prima, sia perché non capiva cosa diavolo stesse guardando il ragazzo in quel momento.
-Sì, hai ragione- uno scossone mosse rapidamente il capo di Oliver e lui parve tornare concentrato -Sei una persona diretta e concreta, mi piace!-.

La ragazza era rimasta palesemente a disagio per quel commento inatteso e, anche se un po' la lusingò, continuava ad essere sempre più frastornata.
-Grazie- pronunciò, mentre pensava che quelle qualità non potevano di certo attribuirsi a lui.