120. Vicino al cuore

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Le giornate passano pigre, e io continuo a non avere una direzione.

Cerco di riempirle con la musica. Ho aggiunto una nuova canzone alla playlist. L'ho trovata, inaspettatamente, nella playlist di musica francese. Dico inaspettatamente perché io non parlo francese. E non avevo intenzione di far partire quella playlist, ci ho cliccato sopra per sbaglio, ma la prima canzone mi ha colpito tantissimo sin dai primi suoni. Mi ha colpito la musica, il testo non l'ho capito, all'inizio. Le note erano così sognanti, avevano un che di nostalgico, magico. Des Ronds dans l'eau, Françoise Hardy. L'ho ascoltata tutta, senza capirla, affascinato dai suoni. E quando poi, incuriosito dalla musica, ho letto una traduzione del testo ho pensato: wow! Un altro pezzo che parla di me meglio di come potrei fare io. Racconta la storia di un ragazzo di paese a cui piace fare cerchi nell'acqua, che vorrebbe essere amato e ammirato per questa attività molto stupida e non si rende conto che è molto più probabile che venga preso per un idiota. 

È così triste. E somiglia così tanto a quello che è successo a me col tennis. Non è anche il tennis un'attività fine a se stessa? Non ero anch'io convinto di essere il migliore, che tutti dovessero adorarmi come fossi un eroe, perché ero il più bravo, e intanto non mi rendevo conto di quanto vuota fosse la mia vita...

Purtroppo non ho ancora trovato la canzone preferita di Ivan. Non so se la troverò mai.

Sto andando troppo lento. Mi sto impigrendo. Le playlist che preferisco le ascolto a ripetizione, e finisce che non vado avanti a scoprire roba nuova.

Ma non c'è solo la musica, per fortuna. Il giorno di Natale ho ricevuto un bellissimo regalo: è tornata Anna! 

Appena scesa dal taxi mi è corsa incontro e mi ha stritolato in un abbraccio. Mi sento ancora poco propenso al contatto umano, ma sono stato felice di ricambiare. «Sono così contenta di rivederti» mi ha sussurrato nell'orecchio. Non è stata via molto, ma mi è sembrata un'eternità.

Mi ha portato anche due regali, due regali veri, impacchettati in una carta rossa con dei buffi babbetti Natale. Uno dei due mi è piaciuto moltissimo, l'altro... non saprei. Mi ha suscitato delle emozioni ambigue che non sono riuscito a interpretare: era un libro di cucina.

Scritto da Guinevere.

Guinevere – la bravissima Guinevere – non è più una mia dipendente. Non c'è più nessuno. Ethan, Armando, Leon. Perché sarebbero dovuti restare? Non sono più un tennista, non mi serve più uno staff.

Solo Anna lavora ancora per me. E forse Vincent. Durante queste settimane in cui è stata via, non è andata solo a trovare Andrej, ha fatto un sacco di giri per curare la mia carriera ormai inesistente. Forse non ha voluto dirmelo per non turbarmi, ma l'ho capito da diverse telefonate di papà, in cui discuteva con lei di incontri con rappresentanti degli sponsor o dell'ATP.

A ogni modo, il libro è stato il primo dei due regali che ho scartato, e quando è apparso il viso sorridente di Guinevere, Anna mi ha spiegato: «Tuo papà mi ha detto che ogni tanto ti prepari da mangiare, e mi ricordo che i piatti di Gwen ti piacevano tanto... perché non provi a riprodurli?»

Già. È vero che ogni tanto mi preparo da mangiare. A dire il vero per ora mi sto preparando solo un piatto: quella maledetta pasta al pomodoro.

Mi ha dato un tale fastidio non riuscire a farla bene che ci sto riprovando, aggiustando il tiro, e pian piano sto riuscendo a capire come migliorarla per farla sempre più decente. Solo che non mi sta bene "decente". Io voglio "eccellente".

Lo psichiatra mi ha consigliato una dieta adatta alla depressione. Non sapevo esistesse qualcosa del genere, ma non è molto diversa dalla dieta sana che facevo quando ero un atleta. Con un po' di cioccolato fondente. A quella dieta, però, ci pensa per lo più mio padre, come accadeva prima che arrivasse Guinevere. Mio padre è un pessimo cuoco, perciò una o due volte ho provato a farmi qualcos'altro da solo, oltre alla pasta al pomodoro. 

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