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Un soffio di fiato è ciò

Che mi rimane da quella notte.

Un singhiozzo inghiottito dall'oscurità.

Un tremore coperto dal caldo afoso

Di un anonimo crepuscolo di luglio.

Una speranza colpita senza remore

Con un bastone coperto di rose;

Mutilata con una lama affilata

Così luccicante che abbagliava come l'oro;

Colpita con una pietra lavica

Incartata in un pacco regalo;

Fucilata con una pistola

Avvolta per bene in un candido panno bianco;

Impiccata con uno stretto cappio

Che sembrava una rara collana da te donata,

mentre dolcemente la stringevi al mio collo.

Non voglio ricordare nulla di te,

dei tuoi scultorei occhi,

del loro taglio felino,

che senza cura mi fulminavano;

delle tue spalle,

delle scapole che uscivano mascoline

mentre ti avvicinavi pretendendomi.

Non parlerò delle tue ingannevoli parole,

del tuo volermi raggirare,

del tuo volerti sentire grande,

quando con una pinza da chirurgo

mi strappavi fuori ogni sentimento al concreto.

Scriverò di come mi sono sentita alla fine,

una volta tornata a casa,

quando il sipario era calato

e la tua recita era terminata:

sola, vuota, rassegnata, disillusa, triste,

nuovamente sconfitta.

Il tuo uragano mi ha ancora una volta distrutta,

ma stavolta i frammenti sono troppo piccoli

per poter essere ricomposti, come un puzzle;

stavolta non ho la forza di riprendermi

e prepararmi al contrattacco.

Stavolta, amore mai stato mio, ti lascio vincere...

Lo scorpione si ritira.


- Francesca Scuccia

Caja torácica - FireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora