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Poteva forse essere descritta

come una scena erotica

sentirsi la schiena scoperta,

mentre lui abbassava la cerniera del mio abito,

e cominciava a sfiorarmi dalla nuca al sacro coccige?

Inarcai la schiena per il freddo,

o forse la inarcai perché provocarlo era il mio unico scopo?

Stava imparando bene,

o forse ero io sempre più presa da lui,

da non far caso alle imperfezioni?

La macchina stretta,

i nostri fiati si mischiavano,

le mie mani tra i suoi capelli,

le sue sui miei glutei.

Sarei potuta morire,

o forse ero già morta?

Defunta,

seppellita sotto un sentimento sempre più forte.

Cercavo di uscirne fuori,

ma più scostavo la terra,

più questa mi precipitava in faccia.

Rimanevo supina,

mentre la vita mi prendeva a schiaffi,

il rischio era palese,

lui distante mi guardava con una pistola in mano.

Non aveva ancora sparato,

ma stava per prendere la mira.

Il mio trucco non serviva più a molto,

il mio rossetto si era trasformato in sangue,

la mia voce rauca non era più sensuale,

la mia sicurezza bloccata dalle radici.

Forse mi stavo innamorando della mia vittima.

Ora era il mio killer.

Ma se serviva farsi spappolare il cervello per averlo,

strapparmi il cuore,

hackerare la ragione,

ero pronta a morire di quella morte.


- Francesca Scuccia

Caja torácica - FireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora