1. Difficile da spiegare

6.3K 150 31
                                    

È la mia prima storia, ne pubblicherò altre ma non dello stesso genere. Siate tranquillamente critici su come scrivo, sulla punteggiatura, sulle parole che uso, ciò che volete.
Buona lettura!
----------

Erano appena uscite le liste delle classi per la prima liceo e avrei dovuto ricominciare ogni cosa da capo.

Delle conoscenze che avevo, nonostante gli anni passati insieme (intendo anche elementari e materna oltre alle medie) non ero riuscita a creare grandi amicizie ed ero abbastanza certa che con l'inizio delle superiori non sarebbe andata meglio.

Ma non credevo fino a questo punto.

Come avrete capito le superiori si scoprirono molto peggio delle medie.

Le ragazze alle medie sono tutte uguali anche quando ci sono i gruppetti o si guardano dall'alto in basso, sono sullo stesso piano.

Al liceo, per me, si distinguono in categorie:

1. Popolari: quelle che si sono fatte conoscere alle medie per aver "donato molto" con qualcuno che era già popolare.

Sono capaci di parlare delle canzoni del momento, che sono quasi sempre (se così si possono definire) canzoni che mi fanno perdere la fiducia negli arstiti.

Parlano anche di sigarette, di quello che succede agli altri ragazzi popolari e delle loro storie d'amore; che sono tutte copia e incolla: mi scrive, "lo amo", scopiamo, mi molla.

In generale niente di importante o davvero rilevante.

Sono persone del tutto vuote e superficiali a livelli disprezzabili, ragazze che vivono la vita che credo praticamente tutte le adolescenti vorrebbero vivere (anche se devo ancora riuscire a capire il motivo).

Fingono di non avere un cervello da perdere, o più probabilmente non ne hanno uno, e si comportano di conseguenza.

2. Ambiziosi: non intendo davvero ambiziosi, ma le persone intente a percorrere la scalata sociale.

Gente così disperatamente attaccata a raggiungere la popolarità che aprono bocca per attirare l'attenzione e scambiano l'idiozia per simpatia. Solitamente emettendo frasi stupide e patetiche su cui, alla fine, finiranno col ridere pensando d'aver affermato qualcosa con un senso.

Questi sono anche peggio dei primi. Sono idioti, patetici, ficcanaso, leccaculo, che vivono per farsi odiare.

3. Intelligenti: voti alti, come il loro ego.

Sanno di essere intelligenti e non temono di fare i saputelli con chiunque.

Persone che non parlano mai, ma giudicano ogni singola parola che gli altri dicono.

Variano da quelle fan sfegatate delle boy band a quelle che guardano decine di anime e/o serie TV, anche dette nerd.

Passano le giornate in casa spesso leggendo libri, fumetti/manga, guardando film, studiando e ascoltando musica.

4. Indifferenti: persone a cui tutto è indifferente e che restano tali anche a te.

Quelle che vedi ma non noti. Quelle che non le guardi mai negl'occhi, non ti curi di che faccia o che carattere possano avere.

Persone che non hanno un minimo di spessore, la cui personalita è come la linea di un monitor cardiaco attaccato ad un uomo morto.

Potresti urtarli in corridoio e proseguire senza neanche accorgertene.

Nella mia classe trovai tre intelligenti e due indifferenti, il resto erano ambiziosi, come me in quel periodo.

Lei era l'unica popolare in classe, la prima vota che la vidi sapevo già tutte le voci che giravano.

Bionda tinta da quando aveva dodici anni e di recente si era fatta sia lo shatush sia le radici rosse. Aveva preso peso in estate perchè aveva cominciato a prendere la pillola qualche mese prima, ma era comunque piuttosto in forma. Fumava già dalla seconda media, circa due pacchetti al giorno di Marlboro rosse. Mi dissero che era una delle ragazze più popolari e più troie della città.

Non ci avrei mai creduto se non l'avessi visto, ma lei era veramente timida.

I primi tempi non si muoveva dal banco e non parlava con nessuno a meno che non le rivolgessero gli altri la parola; e ovviamente lo facevano, perché tutti sapevano chi era.

La sua unica amica nella classe era Giulia De Lucci, una ragazza bassa, formosa con uno dei visi più belli che avessi mai visto, probabilmente il più bello della città.

Ma la sua bellezza era inversamente proporzionale al carattere e all'intelligenza: esibizionista, esasperante che non ne azzeccava una.

La prima volta che sentii parlare di lei era stato nell'estate della terza media.

Ero al mare con degli amici e sentendola nominare una di loro, senza perdere tempo, disse: << È una zoccola. Ogni volta che l'occasione lo richiede si mette vestiti che, te lo assicuro, si misurano con dieci shoottini uno sull'altro. >>

Scoppiai a ridere al pensiero di Alessia che misurava i vestiti utilizzando gli shottini, ma conoscendola non mi avrebbe stupito.

Conoscevo Alessia Romano solo da un anno; lei era davvero innocente, simpatica, solare.

Come tutti aveva una brutta storia alle spalle; suo padre l'aveva fatta soffrire e non era riuscita a superarlo.

Diceva sempre che io ero la sua forza perché lei non ne aveva.

Avevamo avuto un brutto litigio qualche settimana prima e adesso stavamo cercando di recuperare.

Poco più tardi, mentre stavo tornando a casa in pullman cominciai a sentire l'ansia per il primo giorno di scuola.

E in un momento in cui stavo stritolando il bracciolo del sedile, Matteo mi prese la mano, la strinse alla sua e come se m'avesse letto nel pensiero mi sussurò all'orecchio: << Stai tranquilla. Il primo giorno non succede mai niente.>>

<< Grazie.>> risposi con un sorriso sincero.

Matteo Massini era un ragazzo fantastico.

Occhi color cioccolato fondente (come i miei) capelli biondo cenere corti.

Divertente, dolcissimo, amichevole. Aveva un anno in più di me.

L'avevo conosciuto nei primi giorni di luglio quando suoi amici avevano cominciato a uscire con i miei.

Mi accompagnava a casa in bici tutte le sere, pur sapendo che per arrivare da me doveva attraversare la strada dove abitava lui per poi rifare il percorso indietro.

Stavamo insieme da poco quando lui mi disse che mi amava.

Ogni volta che lo ripeteva, io non sapevo che dirgli e lo baciavo per non farglielo ripetere.

Mi dissero che era crudele e da stronzi, mi diedero dell'insensibile e, in fin dei conti, io sono nata stronza, crudele e insensibile.

Ti vedrò nei miei sogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora