12- ENJOY!

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Le mie labbra sono di nuovo attaccate a quelle di Jack, è strano, perché ora sono super cosciente del bacio che mi sta dando, non è dovuto alla passione, al desiderio, è... intimo. Mi sento persa, il suo tocco è così familiare, quasi normale. Il suo profumo mi inebria la mente, lo riconoscerei tra mille. È la classica, ma armoniosa fragranza di menta e pino. Ma adesso, che mi sta baciando con così tanta dolcezza, sento di non poterlo avere più vicino di così e stessa cosa vale per lui, come se si fosse reso conto che ciò che tiene di più al mondo si fosse perso e solo dopo un lungo periodo lo avesse ritrovato.

Lentamente si stacca dalle mie labbra e mi abbraccia «Ti prego Bonnie, non ci tornare più da Dylan Perrez! Non voglio che ti faccia passare altri casini o che tu rischi la vita per un giro in macchina».

Sono confusa, lui è qui perché ha saputo della corsa di stanotte? Come ha saputo che ho gareggiato? Austen...

«Jack ma che... che stai dicendo?!»

«Bonnie smettila di mentirmi, so benissimo che eri lì. So tutto! Ti prego, te lo chiedo in ginocchio, sta' lontano dalle gare e da Dylan, è pericoloso!», dice mettendosi in ginocchio.

Lo guardo, è seriamente preoccupato, ha le lacrime agli occhi.

«È stato Austen vero?», dico sedendomi sul letto e tenendo le sue mani sulle mie ginocchia.

«No. Credo tu conosca William Baker? È con lui che hai gareggiato stanotte?». Cucciolo William, ma come è possibile che quel ragazzino conosca Jack, il mio Jack.

Rifletti Bonnie... sicuramente non è uno degli inquilini del suo palazzo, conosco tutti i loro nomi e non c'è nessun Baker. Al bar sotto casa sua, anche se non ricordo tutti i cognomi, non mi sembra di aver mai visto William. I suoi amici li conosco tutti. Non saprei...

«Come lo conosci? E perché è venuto a raccontarti della gara? Sembra che ogni volta che litigo con te ci debba essere qualcuno a buttare benzina sul fuoco», dico alzandomi in piedi e camminando avanti e indietro per la stanza.

Anche Jack si alza, dal pavimento, per poi sedersi sul letto.

«Vieni qui Bonnie siediti vicino a me e ora ti racconto», dice prendendomi per il polso. Io lo ascolto e mi siedo vicino a lui appoggiando la testa sulla sua spalla.

«William era un alunno di una scuola di danza che seguivo un anno fa. Da quando ho aperto la mia, lui è stato tra i primi a trasferirsi. Avevamo instaurato un legame. È un ragazzo che ha perso un padre e la madre è sempre stata poco presente. Si sente solo, non aveva nessun amico. Ad ogni fine lezione si fermava per aiutarmi con le pulizie e poco a poco si è aperto con me e siamo diventati amici. Gli ho fatto molti favori e lui, stanotte, ha deciso di ricambiarne uno. Io gli avevo parlato di te, di noi, di quando ci siamo conosciuti, delle feste, delle risate... e di quando sei stata arrestata. Quando gli hai fatto quel discorso stanotte lui ne è rimasto colpito e mi ha detto che correva anche lui e che la sua sfidante era una certa Bonnie Argent. Sa che ero deluso da te per qualcosa che avevi fatto e mi ha detto: "Perdonala Jack, qualunque cosa abbia fatto. Ha quasi rischiato una coltellata per me, persone così ce ne sono poche. Lei ha bisogno di una guida, come ne ho bisogno io... e sei tu la nostra guida"», ascolto tutta la storia del cucciolo Willy e sento le lacrime bagnarmi le guance.

William tu non avevi nessuno io ho sempre avuto Jack, ma ora non sarai più solo, voglio esserci anch'io.

«Non ti nego che quando ha chiuso la chiamata stavo singhiozzando come un bambino. Ma ti prego Bonnie so bene che oltre ad aver rischiato la vita per William, l'hai rischiata anche in macchina. Will mi ha detto che hai usato il turbocompressore, con il rischio di saltare in aria. Quindi, stellina, non fare mai più una cosa così stupida, fallo per me. Siamo Bonnie e Jack, ma senza la mia Bonnie completamente fuori di testa sono incompleto», lo abbraccio e piango. Lo stringo forte a me. Respiro il suo odore.

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