Cap. 5 - Di nuovo insieme. Parte 2

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Avviso 

Scusate il tremendo ritardo nell’aggiornare ma ho avuto dei casini da risolvere @_@.

Jeremy’s pov

-Ehi fratello, andiamo a divertirci da qualche parte stasera?- mi chiese Alan, dandomi una pacca ‘amichevole’ sulla spalla. Mi sistemai il colletto della camicia blu, passai le mani nella mia chioma corvina guardandomi allo specchio dell’armadietto e mi girai, molto lentamente, nella sua direzione, sbattendo lo sportello dietro di me con un calcio. Il rumore secco che produsse fece sobbalzare il biondo di fronte a me e riecheggiò in tutto lo spogliatoio. -Toccami di nuovo e non potrai mai più prendere una spada in mano. E non sono il tuo cazzo di fratello.- gli dissi con voce roca e lo fulminai con il mio sguardo di ghiaccio. Con la coda dell’occhio, notai dietro di lui Jordan e Mark che se la ridacchiavano con le braccia conserte e la schiena poggiata alla fila opposta di armadietti, godendosi lo spettacolo. I soliti idioti che si divertivano a vedermi maltrattare gli altri. -Scu…scusa, non lo farò più- balbettò indietreggiando con sguardo terrorizzato -Allora io vado….ci vediamo domani.- fece un cenno con la testa e corse via come un fulmine. -Hahahaha…potevi essere più gentile col pivellino, in fondo non ti ha fatto nulla di male.- disse Mark piegandosi in due dalle risate assieme a Jordan. -Io non sono mai gentile. E poi è meglio che capisca fin da subito con chi ha a che fare.- sostenni in tono spavaldo. Quell’Alan era nuovo della scuola ed oggi era stato il suo primo giorno al club di scherma. Non era male con la spada, ma doveva capire che con me non poteva avere nulla da spartire. Era il classico bravo ragazzo, amichevole e socievole con tutti…ed io odiavo i tipi come lui. Eravamo come il diavolo e l’acqua santa. Del resto mi avevano etichettato come il demone dell’istituto e a me stava bene così. Non c’era niente di meglio che suscitare paura ed essere rispettato. Così avevo meno rogne a cui pensare. -Andiamo a bere che quel tizio mi ha messo di cattivo umore.- indossai la giacca e presi la tracolla Prada avviandomi verso la porta. -Agli ordini Signor Steel- scherzò Jordan portandosi la mano destra alla fronte imitando il saluto militare. Roteai gli occhi esasperato ed uscii dagli spogliatoi seguito a ruota dai miei compagni.

Gli allenamenti non erano serviti ad alleggerire la tensione e la rabbia che avevo in corpo. Avevo litigato di nuovo con mio padre quella mattina…ormai era diventata una routine. Ma non sopportavo quando si comportava da fottuto avvocato anche in casa cercando di impormi le sue leggi. Non riusciva ad accettarmi per quello che ero. Lo sapevo perfettamente di essere sbagliato, marcio dentro, ma ero pur sempre suo figlio…ed in parte era colpa sua se ero diventato così. E mia madre era troppo impegnata con le sue collezioni di moda per interessarsi a quello che succedeva tra me e mio padre. Mi cercava solo quando dovevo sfilare con i suoi abiti. Per lei ero un figlio da esibire nelle occasioni mondane, per un proprio tornaconto. Avevo bisogno assolutamente di bere quella sera…e tanto.

Poche decine di metri ci separavano dall’uscita del complesso sportivo quando, dall’altra parte del corridoio, apparve lei, Lisa Darcy. Era in compagnia di quegli sfigati del club di nuoto e, come al solito, al suo fianco c’era quel Blackwood. Un altro bravo ragazzo da odiare. La seguiva ovunque come un cane fedele…mi faceva pena. Si vedeva lontano un miglio che lei non ricambiava i suoi ridicoli sentimenti. Lui non la conosceva affatto.

Poi, tra me e loro, si interpose la figura di un riccio vestito di nero. Mi dava le spalle e non potevo vederlo in faccia e capire chi cazzo fosse, ma quella presenza aveva un qualcosa che mi inquietava. Poi sentii il colpo secco di un oggetto caduto a terra. Non riuscivo a vedere cosa stesse succedendo perché avevo quello sconosciuto piazzato davanti. Mi spostai più sulla destra, mentre i miei compagni continuavano a parlare di quante donne si sarebbero fatti quella sera. E poi quello che vidi mi lasciò esterrefatto: Lisa era lì immobile che piangeva e sorrideva, allo stesso tempo, con la mano sul cuore. Era felicità quella che intravedevo nel suo sguardo? In tutti quegli anni non l’avevo mai vista così. L’argento dei suoi occhi stava brillando come la luce della luna. -Ciao piccola- a quelle parole la vidi barcollare sulle gambe per alcuni passi. Logan, dietro di lei, con sguardo indecifrabile, allungò un braccio per sostenerla…ma fu inutile. Lisa corse fra le braccia del ragazzo singhiozzando e ridendo felice come non mai.

You & I - Argento e Smeraldo [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora