3. Just Give Me A Reason ♄

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Simona

Sono le 8 quando la voce di Brendon Urie dei Panic! At the disco in "Hey Look Ma, I Made It" mi desta. Vorrei spegnere la sveglia e tornare a dormire, ma devo sostenere l'esame di Relatività Generale.

Pessima idea fare così tardi.

Vado in bagno e mi guardo allo specchio. Sono un totale disastro: ho l'eye-liner sbavato, l'ombretto un po' ovunque e le labbra secche, screpolate, con il rossetto fin sul mento.

Sospiro. Neanche un pagliaccio... Avrei potuto provvedere ieri sera, invece ho preferito buttarmi a letto.

Tolgo il trucco residuo e lavo la faccia.

Passiamo ai capelli.

Sciolgo la treccia, sperando con tutto il cuore che almeno loro siano presentabili, in modo da recuperare un po' di tempo perso. Ma così non è, i ricci sono poco definiti e crespi, sembra quasi che abbia una balla di fieno in testa. Questo vuol dire che oltre alla doccia dovrò fare anche lo shampoo. Sospiro di nuovo e tolgo rapidamente il pigiama.

Mentre mi lavo ripeto qualche argomento random.

Finito, mi avvolgo nell'accappatoio, tampono i capelli, metto una crema per i ricci e li asciugo con il diffusore. Poi lavo i denti ed esco dal bagno, facendo il minor rumore possibile. Gli altri due dormono ancora.

Inforco gli occhiali, apro l'armadio e indosso il primo paio di jeans che trovo e una maglietta a collo alto. Prendo lo zaino - in cui ci sono computer e tablet - indosso le scarpe, il giubbino ed esco di casa.

Mi dirigo al bar più vicino, bevo un caffè e mangio un cornetto - ne ho proprio bisogno - poi mi avvio in facoltà.

La fortuna di abitare a due passi dall'università è che si evita il traffico in un orario di punta, in cui tutti vanno a lavoro o a scuola, e si impiegano pochi minuti a piedi per raggiungerla, questo vuol dire dormire di più la mattina. E come tutti i miei amici sanno, ho bisogno delle mie otto ore di sonno per dare il meglio di me durante la giornata. Il mio sonno di bellezza, sono solita chiamarlo.

Sonno di cui avrei sicuramente giovato oggi!

Sono stata più veloce di quanto immaginassi, dato che è passata solo un'ora dal mio risveglio forzato nel momento in cui metto piede in biblioteca per ripetere.

Ho sempre amato le biblioteche, piene zeppe di libri più o meno vecchi, dall'odore mistico, luogo di pace e tranquillità in cui poter studiare senza distrazioni. Già, peccato che un gruppo di miei colleghi sia lì, intorno a una tavolo, a parlare fitto. Vorrei ignorarli, ma inevitabilmente le loro voci mi raggiungono.

«Dici davvero?»

«Ti dico di sì, ieri sera ero al locale di Gianni. L'hanno visto tutti. Ho fatto anche foto e video», dice la ragazza circondata da tutti, prendendo il telefono, fiera.

Con finta indifferenza mi avvicino lentamente al loro tavolo per poter ascoltare meglio.

«Che invidia, beata lei. Non ci posso credere», continua un ragazzo, che sta muovendo freneticamente le dita sul tavolo.

«Sì, guardate qui.»

Mi rendo conto di star trattenendo il fiato solo quando la ragazza fa partire il video.

Cazzo. Io e Damiano che cantiamo. Non mi aspettavo si potessero diffondere così in fretta video e foto. Men che meno mi aspettavo che fossero così conosciuti i ragazzi. Qualcosa continua a sfuggirmi.

«Però li ho tenuti d'occhio per tutta la serata, tra loro a parte qualche sguardo e abbraccio non c'è stato molto. Victoria, invece, era furiosa. Ho fatto una foto anche a lei», aggiunge, mostrando - immagino - degli scatti della bassista bionda. Tutti insieme ridono di lei.

Soltanto un sorriso. // MåneskinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora