Assassino attorno
assassino attorno
assassino attorno
E' la cantilena che la mia testa ripete da quando Khai è entrato prepotentemente qui dentro con la sua faccia tosta.
Mi guarda come se non gli avessi mai detto che avrei voluto che morisse, i suoi occhi sembrano soltanto ispezionarmi da capo a piedi come se volesse capire se sono tutta intera.
Istintivamente mi stringo il cardigan grigio ancora più stretto al corpo. Per qualche motivo a me sconosciuto non voglio che veda le mie ferite, non voglio che veda i segni di ciò che è rimasto.
«Cosa sta succedendo? Tu chi sei?» Jonathan mi prende e fa per avvicinarmi a sè con un braccio stretto sulla mia vita ormai ossuta. Appena sento le sue mani su di me però, lo respingo in malo modo.
Non senza però essermi aggiudicata un mezzo sorriso soddisfatto da parte di Khai.
«Tu chi sei, piuttosto?» gli fa eco quello strampalato ragazzo in mezzo al mio salotto. Guarda me attraverso l'ombra che produce sui suoi occhi il capellino da baseball blu che porta in testa. «Sono venuto solo per parlare. Da soli»
Per qualche motivo, la mia colonna vertebrale viene scossa da un brivido leggero. Non voglio restare sola con lui.
O si?
«Non ho niente da dirti.»
Sento Jonathan sbuffare e chiedere alla mia tata di andare a chiamare la sicurezza. Mia madre è ancora in piedi ad osservare la situazione con gli occhi paonazzi. Scandaglia il corpo di quel ragazzo dalla testa ai piedi, soffermandosi su alcuni tatuaggi che escono al di fuori del colletto della t- shirt nera.
Chissà cosa si sarà tatuato.
Scaccio quel pensiero veloce così com'è venuto, arrabbiandomi con me stessa per lasciarmi distrarre da cose così stupide.
«Mi bastano soltanto cinque minuti.» il suo tono sembra quasi pregarmi e per un attimo mi godo quella piccola sensazione di potere.
Impreco sottovoce senza volerlo mentre mi dirigo verso di lui e lo afferro per la maglia per portarlo via da quella stanza. Sento dietro di me le proteste di mia madre, il mio nome ripetuto più e più volte. Li ignoro.
Khai si lascia guidare da me senza obiezioni, con passo pesante e quando vedo il gruppo della sicurezza che avanza verso di noi, alzo una mano per chiedergli di aspettare.
Lo spingo nella mia stanza e chiudo la porta a chiave prima che mia madre o John possano seguirci. Poi mi volto verso di lui.
«Parla.»
Si guarda attorno, ispezionando ogni angolo con i suoi occhi neri, prendendo oggetti a caso dalle mensole e cominciando a passarsele di mano in mano.
Lo sento sospirare « Stai bene.» afferma.
«T'importa?»
«Preferiresti che non mi importasse?» In meno di due falcate mi è di fronte. Avevo dimenticato quanto fosse alto e quanto la cosa mi mettesse a disagio.
«Preferirei che ci sbrigassimo.» dico veloce, indicando la porta dietro le mie spalle. «Mia madre darà l'ordine di sfondarla da un momento all'altro.»
Lo sento sghignazzare mentre mi sovrasta. « Oh avrò già finito per quando entreranno qui dentro, ragazzina»
Mi chiedo come farà a superare l'intera squadra di sicurezza. Ma la mia lingua chiede ciò che io evito di sapere da settimane.
«Sai se ci sono stati dei superstiti? Oltre a noi due» sussurro.
La sua mascella ha un guizzo mentre rivolge il suo sguardo altrove. «Non che io sappia. No.»
E' il mio cuore quello che sento?
Pensavo di non poterlo sentire sprofondare più di così. Ero rimasta aggrappata imperita a quest'unica possibilità e ora che non mi resta neanche più questo, cosa ne sarà di me?
Annuisco, lo faccio più di una volta cercando di spingere il magone giù per la gola.
«Sono tutti morti ma tu sei di fronte a me vivo e vegeto. Mi chiedo come sia possibile.» dico alla fine incrociando per la prima volta i suoi occhi.
Si avvicina alla mia libreria nell'angolo, prende un libro a caso e comincia a sfogliarlo svogliatamente. «Preferiresti che io fossi morto, lo hai già detto piccola Croft. Per quanto mi riguarda sono stato fortunato.» Alza le spalle.
«Fin troppo, direi. Non hai nemmeno un graffio.»
«Questa è una tua supposizione.» risponde lui guardandomi seriamente.
Si toglie il cappellino da baseball che ha in testa per farmi vedere un grande cerotto color carne sulla tempia sinistra. La ferita sembra tagliare di netto la fine della sua sopracciglia scura.
Non posso fare a meno di fermare la mia mano sul suo viso. Il mio polpastrello tocca quella ferita quasi rimarginata con estrema lentezza, fino a raggiungere l'occhio destro e le lunghe ciglia nere.
Il suo sguardo sembra fuoco che arde e consuma e io non posso fare a meno che rischiare di essere brace che brucia.
Senza preavviso afferra la mia mano a mezz'aria e se la porta al petto, guardandola con un sorriso sghembo. E' un movimento così delicato per essere fatto da una persona come lui, un contatto così leggero da farmi saltare i nervi a fior di pelle.
«E' questo quello che ti ha promesso? Un anello?» dice sottovoce poco dopo studiando il gioiello al dito.
« Questo e tanto altro.» affermo alzando il mento verso di lui.
Si lascia sfuggire un risata. « Sai meglio di me che non durerà.»
« Così mi offendi, Khai. Chi credi che io sia?» dico in tono vagamente melenso.
« Sei ciò che vedo. Un animale in gabbia.»
La stretta della sua mano si fa più stretta e io solo in quell'attimo mi ricordo quanto i nostri corpi siano vicini gli uni agli altri.
Mi allontano velocemente da lui come avessi preso una scossa.
«Ti sbagli. Sono me stessa e voglio questo fidanzamento più di ogni altra cosa.»
Questa è una bugia, Arrow.
Stringo i pugni. « Ora vattene, Khai. Sei stato qui già abbastanza tempo per quanto mi riguardi.»
Mi guarda con uno di quegli sguardi che vorrei far di tutto per dimenticare. «Un'ultima cosa.»
«Che vuoi ancora?» grido in preda all'esasperazione.
Si tasta le tasche del jeans in cerca di qualcosa. Toglie fuori quelli che sembrano dei documenti e me li passa. « C'è tutto. Carta d'imbarco, passaporto, nuovi documenti, nuova identità. Non ti troverà nessuno.»
«Cosa stai dicendo?» osservo il passaporto rossiccio nelle mie mani «Mi stai dicendo di scappare?»
« Si, ragazzina, ti sto dicendo di scappare. Conosco quella gente e so che faranno di tutto per metterti dentro.»
Scuoto la testa, sbalordita. «Perchè fai tutto questo?»
Si avvicina a me e si toglie il cappellino blu. Si sistema i capelli corvini impazziti e me lo posa sulla testa, aggiustandomi alcune ciocche davanti al viso.
«Perché se ci vai, se ti prendono, sei finita.»
Sgattaiola dalla finestra, veloce com'era venuto. E mi lascia terribilmente sola.
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Tutte le brave ragazze finisco all'inferno
RomantikCosa succederebbe se una ricca ragazza dell'Upper Est Side di New York un giorno finisse in carcere accusata di omicidio? Cosa succederebbe se tutto il tuo mondo, tutto ciò che hai creduto di conoscere e la tua stessa identità scomparissero da un gi...