Capitolo 3

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Un'ora e cinquanta minuti prima della Fine




Stringo gli occhi impercettibilmente, cercando di abituarmi alla semioscurità e osservando meglio ciò che ho di fronte.

Il ragazzo in questione è piegato sulla sua stecca da biliardo mentre tenta quello che mi sembra un difficile tiro da uno degli angoli.

Alza un sopracciglio scuro prima di far scivolare con un colpo secco la stecca fra le dita in quello un attimo fulmineo.
La punta colpisce la palla otto che a sua volta colpisce la tre e la due mandando in buca la palla numero sei.

Strike.

Si alza lentamente stiracchiando un sorrisetto soddisfatto verso il suo avversario, quando i suoi occhi incrociano i miei in un attimo.

Sento lo stomaco aggrovigliarsi e l'aria farsi rarefatta. E' come se qualcuno mi avesse dato improvvisamente un pugno dritto nelle budella. Mi guarda attentamente, studiandomi dall'alto in basso e soffermandosi un po troppo con lo sguardo sulle mie gambe nude. Mi porto le braccia incrociate sulla vita, sentendomi improvvisamente troppo nuda seppur indossi un semplice abitino bianco.

Vorrei spostare lo sguardo su qualsiasi altra cosa.

Vorrei poter osservare ogni singolo cespuglio di questo giardino.

Vorrei poter contare ogni lucina dorata che illumina questo maledetto posto ma semplicemente non posso.

Non posso far altro che rimanere incollata a quel semplice contatto visivo.

Sposta lo sguardo

Sposta lo sguardo

Sposta lo sguardo, mi ripeto insistentemente finchè qualcuno mi riporta alla realtà.

«Quindi è vero che vai alla Julliard?» Austin sta cercando di catturare la mia flebile attenzione chissà da quanto tempo ormai.

«Uhm, come?» sposto finalmente lo sguardo da quel ragazzo per posarlo svogliatamente sul volto di Austin.

«Cher mi ha detto che sei una ballerina straordinaria.»

«A quanto pare Cher ti ha raccontato proprio tutto.» gli rispondo acida,senza accorgemene prima di aprir bocca. «Si, comunque la frequento da quasi tre anni.»

Lui non sembra fare molto caso al mio tono.«Wow. La tua famiglia dovrà essere sicuramente orgogliosa di te, eh? »

Sembra così genuinamente sincero che decido di non rovinare tutto per una volta con la verità dei fatti. Mio padre odia il fatto che io sia una ballerina e spera di rifare il nome dei Croft almeno su mio fratello gemello. Mia madre, in verità, è rassegnata da tempo ormai. Ma in compenso è diventata quella che potrei descrivere come la mia ombra: sempre pronta a ricordarmi della mia postura scorretta anche a tavola, del mio digiuno intermittente e del mio peso non abbastanza perfetto per i canoni della danza classica.

E' un dolce inferno, vorrei dire. «Lo sono molto.» dico soltanto.

«Ti confesso una cosa.» mi dice in tono cospiratorio e facendosi più vicino. «Ho sempre avuto un certo talento per l'arte ma non me la sono mai sentito di provare a far domanda all'accademia. Dicono che la prova di ammissione sia difficilissima e quasi nessuno ce la faccia a superarla...»

Credo abbia aggiunto qualcos'altro alla sua confessione ma non riesco a seguirlo più di tanto. Potrei mentire a me stessa e dire che sia colpa del suo accento marcato e quasi incomprensibile del Nord, ma so cosa riesce a catturare tutta la mia attenzione invece. Faccio vagare lo sguardo attorno cercando due paia di occhi scuri affilati, ma senza successo.

In quel momento un caschetto biondo perfetto entra nel mio campo visivo riportandomi sula terra. Cheryl, che avevo già dato per dispersa, si piega verso Austin con un tono quasi canzonatorio.

«Tesoro lei può tutto. E'una Croft

Sento le gote infiammare il mio viso in un attimo. «E con questo? Sarò anche una Croft, ma sono brava in ciò che faccio Cheryl.»

Per un attimo a regnare è il silenzio. Poi lei fa una risatina nervosa e mi stringe il braccio. «Andiamo! Stavo solo scherzando Arrow, non surriscaldarti tanto.»

Mi porge un bicchiere di plastica rosso.«Tieni, per farmi perdonare mi sono procurata questo solo per te.»

Porto il bicchiere al naso,annusandolo. Cher alza gli occhi al cielo.«E' soltanto coca cola alla ciliegia!»

Sto per portami la bevanda alla bocca, contenta di aver trovato una utile distrazione per il momento, finchè una figura oscura mi blocca la mano a mezz'aria.

«Potrebbe migliorare le cose, questo.» Il ragazzo del biliardo spinge il collo della sua bottiglia fin dentro il mio bicchiere, lasciando cadere il contenuto trasparente all'interno.

«No, grazie ma... » faccio per dire quando il liquido comincia a straripare e colare fin sopra il braccialetto che porto al polso. Prima che possa pulirmi, lui si avvicina e poggia un dito sulla goccia che sta per scivolare a terra dal mio braccio ,cercando di catturarla con il polpastrello.

Poi, sempre lentamente, senza interrompere in contatto visivo dai miei occhi si porta il pollice in bocca,assaporando quelle poche gocce di un probabile rum.

Sta cercando di mettermi in imbarazzo?

«Non ti avrò mica messo in imbarazzo, ragazzina?» dice con quello che mi ricorda tanto un ghigno da lupo. Gli occhi neri come la pece che ho cercato fino a pochi istanti fa sono proprio a pochi centimetri da me ed io non sono più così sicura di voler continuare.

Sta giocando con me?

«Per poter provare imbarazzo dovrebbe importarmi qualcosa della persona che mi sta di fronte. » rispondo sprezzante alla sua provocazione. «Per cui no, non sono in imbarazzo. E no, non voglio neanche il tuo rum.»

E poi ragazzina a me?

Austin accanto a me tira un fischio d'approvazione e applaude ridendo. «Hai capito la nostra Arrow.»

Avrei tanto voluto rispondere che di ''nostro'' non c'era proprio nulla. Ma decido di tenere la lingua a freno, almeno per questa volta.

Il ragazzo-del- biliardo, al contrario di me, sembra non essere particolarmente colpito dalla mia risposta. Anzi, continua a tenere sulle labbra rosee un sorrisetto strafottente e a guadarmi con quello che sembra una sorta di puro divertimento negli occhi.

«Che razza di nome è Arrow?» chiede svariati secondi cercando di trattenere un ghigno.

Mi sento sempre più punta sul vivo e prego con tutta me stessa che le mie guancie non diventino rosse. «Che razza di persona tiene un tavolo da biliardo in giardino?»

Perché non fa altro che guardarmi?

«Oh l'hai notato, vero?» si avvicina ancor di più, cercando di sussurrarmi all'orecchio. «Vuoi sapere invece cos'ho notato io? » sento il collo riempirsi di pelle d'oca e una scossa di pura elettricità sfiorarmi la colonna vertebrale .

«Ho notato una rossa che non riusciva a staccarmi gli occhi di dosso prima.»

La mia bocca forma una grande O e per poco quasi non cedo all'umiliazione.

«Mi chiedevo solo chi fosse quell'idiota con una grande macchia d'alcool sulla camicia.»

Lui ha solo il tempo di alzare le sopracciglia e guardarmi interrogativo, prima che io prenda un grande sorso dal mio bicchiere rosso e gli tiri il resto del contenuto addosso.

«Oh ma guarda! Sei proprio tu.» dico guardando la macchia scura che si allarga velocemente sul suo petto.

«Ma che diavolo!» impreca sottovoce mentre tenta di tamponare il resto del liquido dal tessuto e liberarsi dei piccoli pezzetti di ghiaccio.

Pulisco in resto delle tracce di liquore dalle labbra con le dita, cercando di lasciare intatto il mio rossetto. «Avevi ragione, ora sto davvero meglio.»

Tutte le brave ragazze finisco all'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora