Mi svegliai stiracchiandomi sentendo il mio viso venire illuminato dai primi raggi del sole che filtravano dalle tende della finestra, allungando la mano verso al comodino per spegnere la sveglia, che segnava le 06:20.
Mi sedetti sul letto sbadigliando, grattandomi la nuca ed afferrando il telefono.
Non volevo andare a scuola, ma era una mia priorità.
Sospirai alzandomi, andando in bagno e chiudendomici dentro a chiave, spogliandomi ed entrando nella doccia.
Aprii il rubinetto sentendo l'acqua fredda iniziare a scendere sul mio corpo, scatenando in me una marea di brividi a dir poco fastidiosi.
Tirai un sospiro chiudendo gli occhi, rimanendo sotto l'acqua fresca per una decina di minuti.
Uscii avvolgendo il mio corpo con un soffice asciugamano bianco, iniziando ad asciugarmi i capelli con il phon.
Appena finito cercai di sistemare la mia frangia ormai lunga, arrendendomi dopo pochi secondi.
I miei capelli, essendo corti, erano ingestibili, quindi decisi di piastrarli finendo per scottarmi la mano, come a mio solito d'altronde.
Appena finito decisi di passare un filo di mascara sulle mie ciglia mettendomi poi l'eyeliner, applicando un po' di correttore per coprire le occhiaie ormai evidenti.
Finii il tutto passando un burrocacao sulle mie labbra, uscendo a seguire dal bagno andando nella mia stanza per vestirmi.
La sera prima avevo preparato i miei vestiti appoggiandoli sulla sedia, scegliendo un crop top nero a maniche lunghe abbinati ad un paio di skinny jeans bianchi a vita alta con degli strappi sulle cosce.
Afferrai lo zaino uscendo velocemente dalla mia stanza scendendo al piano inferiore e dirigendomi in cucina per farmi un caffè appoggiandomi al tavolo, perdendomi nei miei pensieri.
Oggi, da quel che avevo capito dalle comunicazioni presenti sul modulo d'iscrizione, avrei cambiato sede perché la mia scuola non aveva abbastanza classi per poter mantenere anche le quinte.
«Almeno ci saranno i dormitori...» Dissi sospirando.
Avevo fatto richiesta per poter alloggiare in una stanza e questa era l'unica cosa a rendermi felice.
Ero stanca di vivere con mio padre e finalmente mi si era presentata davanti l'opportunità di potermene andare una volta per tutte.
Ovviamente dovevo pagarmi tutto da sola, con un piccolo appoggio da mio nonno che stranamente si era offerto di supportarmi.
Venni risvegliata da mio padre che si sedette levando i suoi occhiali ed appoggiandoli sul tavolo.
Lo guardai per un breve istante per poi girarmi afferrando una tazza, versandoci il caffè caldo senza aggiungerci zucchero, come piaceva a lui.
Glielo passai e stranamente mi ringraziò, iniziando a bere lentamente, sorseggiando la bevanda calda.
«Oggi dovresti passare a portare i miei bagagli al dormitorio» Dissi mentre gli davo le spalle, intenta a risciacquare la tazza nel lavandino.
«Verso che ora?» Disse con tono basso.
«Le 16» Dissi afferrando una bottiglietta d'acqua dal frigo, insieme ad una mela iniziando ad addentarla.
«Va bene» Disse per poi prestare tutta la sua attenzione al suo computer.
Non aggiunsi altro uscendo dalla cucina, andando in soggiorno. Mi infilai i miei stivali da biker, afferrando il mio amato casco nero e mettendomi una delle mie tante giacche in pelle.
Uscii di casa con lo zaino in spalla, raggiungendo il garage dove c'era la mia moto parcheggiata.
Avevo preso la patente da 6 mesi, ma mi sembrava di guidare la mia piccola da anni ormai.
Avevo sempre avuto un debole per le belle carrozzerie e amavo il mondo della motociclistica, proprio come mia madre...
Sospirai nuovamente aprendo la porta del garage, osservando la mia Yamaha R6 nera opaca per poi montare in sella infilando le chiavi nel cruscotto facendo rombare il motore.
Mi misi il casco abbassando la visiera, portando su il cavalletto laterale con il piede.
Partii subito dopo uscendo dalla via principale, aumentando mano a mano la velocità, facendo rombare il motore in continuazione, attirando gli sguardi dei vecchietti in giro per il mio piccolo paesino abbandonato dal mondo.
Dopo diversi minuti finalmente uscii dal paese raggiungendo la tangenziale.
La scuola distava 40 km e dovevo sbrigarmi se non volevo tardare al primo giorno di scuola.
Raggiunsi i 190 km/h notando che poco più avanti un altro motociclista stava sfrecciando per la strada, rallentando non appena un camion effettuò una curva.
Vidi il motociclista rallentare fino a starmi dietro, facendo lampeggiare i fari abbaglianti come a dire di volermi sorpassare.
Lo guardai riflesso sullo specchietto della mia moto, stringendo il manubrio.
Mi chinai verso al serbatoio tirando un profondo sospiro, aumentando ancora di più la velocità superando diversi veicoli, lasciandolo dietro di me.
Nessuno poteva sorpassarmi.
Con me stavi dietro e ti mangiavi la polvere.
Lui aumentò la velocità cercando di sorpassarmi muovendosi a zig zag, cosa che mi fece sorridere.
Non appena uscita dalla tangenziale lo vidi accelerare nuovamente, finendo per affiancarmi.
Lo guardai rallentando, cosa che fece anche lui.
Sorrisi nuovamente fermandomi non appena il semaforo diventò rosso appoggiando un piede sull'asfalto, cosa che fece anche lui.
Lo vidi alzarsi la visiera del casco guardandomi.
«Hai fegato a sgasarmi addosso, sai?» Disse lui con tono scherzoso.
«E tu hai fegato a lasciare gli abbaglianti accesi alle 6 del mattino» Dissi alzando a mia volta la visiera guardandolo, indicando i fari.
Lui rise spegnendo gli abbaglianti.
«Me n'ero scordato»
«Eri impegnato a guardarmi mentre ti stavo davanti, non è vero?» Dissi schernendolo.
«Beh, non mi è dispiaciuta la vista del tuo didietro in primo piano» Disse ridacchiando.
«Ci avrei scommesso» Dissi trattenendo un sorriso, abbassando la visiera del casco non appena il semaforo diventò verde.
Ripartii e lui fece la stessa cosa dopo diversi secondi, tornando a starmi dietro.
Scossi la testa divertita sospirando, aumentando la velocità.
Lui si affiancava a me e a volte cercava di sorpassarmi, ma non glielo permisi aumentando la velocità ogni volta che cercava di passarmi davanti.
Sorrisi e dopo diversi minuti raggiunsi il parcheggio dell'istituto scolastico.
Fermai la moto appoggiando i piedi sull'asfalto, notando che il ragazzo di prima mi aveva seguita per tutto il tragitto e mi aveva raggiunta parcheggiando la sua moto di fianco alla mia.
Lo guardai levando le chiavi dal cruscotto notando solo ora che aveva uno zaino nero in spalla.
"Che sia uno studente di questa scuola?" Mi chiesi fra me e me.
Lui mi guardò abbassando il cavalletto laterale della sua moto, slacciandosi il casco e sollevandolo.
Rimasi immobile nel osservare i suoi capelli scompigliati raccolti in un codino disordinato.
"Cristo, non può essere lui, ti prego..."
Mi stava squadrando con i suoi occhi verdi, aspettando che facessi la stessa cosa.
Sospirai slacciandomi il casco, sfilandomelo a seguire.
Scossi la testa sventolando i miei capelli in aria, guardandolo a seguire.
Lui mi fissò sorridendo.
«Quindi ci rincontriamo di nuovo, Sofia»