Lo osservai notando che i suoi occhi erano ancora più belli illuminati dalla luce del sole.
Addosso aveva una giacca nera in pelle e dei jeans scuri leggermente aderenti, con degli strappi alle ginocchia. Aveva una semplice maglietta nera con sopra raffigurante delle ali angeliche e al collo portava una collana militare con due piastrine argentate che riflettevano i raggi del sole. Infilò il casco nel manubrio facendolo pendolare in aria portandosi la mano alla bocca, sfilandosi il guanto motociclistico a seguire con i denti rivolgendomi un piccolo sorriso che, senza rendermene conto, ricambiai.
Scese dalla moto infilando il casco insieme ai guanti nella sua cassetta di coda (è una sorta di baule).
«Kawasaki Ninja ZX-10R.» Dissi osservando la sua moto nera e dalle rifiniture verdi, facendo ricadere lo sguardo sui cerchioni anch'essi verdi.
«Non mi è mai capitato di incontrare una ragazza che si appassionasse fin da subito della mia carrozzeria.» Disse continuando a guardarmi con quel maledetto sorriso da ritardato.
«Mi piacciono le moto, tutto qui.» Dissi scendendo dal mio veicolo.
«E vorresti cavalcare la mia?»
Girai lentamente la testa verso di lui, inarcando un sopracciglio non appena incontrai il suo sguardo divertito.
«Che hai detto scusa?»
«Se ti piace la mia moto posso fartela cavalcare.»
«Mi dispiace ma cavalco solo la mia di moto.»
Eren mi sorrise, appoggiandosi alla sua moto ed incrociando le braccia al petto, guardando il mio veicolo.
«È un R6?»
Annuii guardandolo storto.
Solo in quel momento notai che aveva un piercing alla lingua.
Abbassai a seguire lo sguardo schiarendomi la voce.
«Non ho mai conosciuto tipe come te, sai?»
«Beh, io ne ho incontrati molti di ritardati come te.» Dissi abbozzando un sorriso.
«Così mi ferisci nel profondo però...» Disse portandosi una mano al cuore, fingendo di star per svenire.
«Con le tue doti da attore provetto potresti fare carriera, sai? Potremmo soprannominarti "Ilyas Maluma 2.0." Dissi schernendolo.
«Grazie mia piccola viziatina, ma preferisco sbattere gente al cancello, se capisci.» Disse mordendosi il labbro inferiore.
«Sei molto più cringe di lui, complimenti.» Dissi ridacchiando. Era da tanto che non ridevo così apertamente con qualcuno.
«Grazie per il complimento.» Disse rivolgendomi un sorriso.
«Non ti credevo così simpatico, sai?»
Lui si infilò le chiavi della moto in tasca, immergendo i suoi occhi verdi nei miei.
«Diciamo che quando sono in buona compagnia mi apro.»
«Mh, capisco.»
«Comunque che ci fai qui?» Mi disse avvicinandosi di poco.
«Non ti avevo mai vista in questa scuola.» Aggiunse.
«Mi hanno dovuta trasferire in questa sede perché nella mia vecchia scuola non c'erano abbastanza classi e mancavano diversi professori.» Risposi afferrando il mio telefono, controllando l'orario che segnava le 7:25.
«Oh, me ne avevano parlato credo. Sei di quinta, no?» Mi chiese.
«Sì, dovrei essere in 5ª B.»
«Sfortunatamente non siamo nella stessa classe.» Disse dandomi una piccola pacca alla schiena, per poi avvolgere il suo braccio attorno al mio collo.
«Guarda, non chiedevo di meglio.» Dissi levando il suo braccio da me, allontanandomi di poco.
Lui sorrise per poi restare distante, capendo di non dover invadere il mio spazio personale.
«Beh, se vuoi posso farti fare un tour della scuola, prima che inizino le lezioni.
Così magari potrai introdurti meglio in questa scuola.» Disse mentre iniziammo ad incamminarci verso alla porta principale.
Entrammo nell'enorme edificio a tre piani e lui mi presentò la scuola in modo veloce e sintetico indicandomi la mensa, i bagni, l'aula di musica e "l'angolo delle macchinette magiche", così le chiamò lui.
La scuola era talmente grande che sapevo benissimo, che a fine giornata, mi ci sarei sicuramente persa.
Raggiunsi il mio armadietto infilandoci dentro alcuni libri e successivamente mi girai notando Eren parlare "vivacemente" con un gruppetto di oche che sembrava stesse per saltargli addosso. Non le biasimato, Eren era davvero un bel ragazzo e ovunque andasse, aveva sempre gli occhi di tutte puntati addosso.
Sospirai tornando al mio amato armadietto dalla serratura ormai arrugginita e danneggiata, non riuscendo più a chiuderlo.
Cercai in tutti i modi di estrarre le chiavi dalla serratura, senza però riuscirci.
«Sto per spaccarlo cazzo...» Mormorai.
«Non sai chiudere un armadietto?»
Mi girai velocemente squadrando un ragazzo dai capelli corvini, soffermandomi sul suo sguardo freddo.
«È bloccato.» Risposi.
Lui sospirò avvicinandosi e prontamente mi spostai lasciandolo fare.
Chiuse l'armadietto girando la chiave in maniera antioraria, estraendola a seguire con talmente tanta tranquillità da mettermi a disagio.
Si girò a seguire lanciandomi le chiavi contro, che afferrai al volo per miracolo.
«Non ti ho chiesto nulla in realtà.» Dissi infilandomi le chiavi nella tasca della giacca.
«Senti mocciosa, ringraziami piuttosto perché se non fosse per me ora saresti ancora qui a giocare a Scala Quaranta con il tuo caro armadietto.»
Strinsi le spalle sospirando, osservando i suoi occhi penetranti scrutarmi con freddezza.
Lo fulminai con lo sguardo schioccando la lingua sul palato per poi voltarmi senza aggiungere altro.
"Che faccia da culo." Pensai, iniziando ad incamminarmi per i lunghi ed affollati corridoi della scuola, alla ricerca della mia classe.
C'erano molteplici gruppi di ragazzi che parlavano scherzando e ridendo tra di loro, coppie che si sbaciucchiavano facendomi venire il diabete, professori che chiacchieravano apertamente. Insomma, l'ambiente scolastico è sempre lo stesso, ovunque si vada.
Appena raggiunsi Il secondo piano, finalmente trovai la mia classe entrando a seguire e sedendomi in uno dei posti in fondo.
La classe non era ancora al completo e c'erano solamente altri 6 ragazzi, occupati a chiacchierare o a maneggiare i loro cellulari.
Passarono 5 minuti e appena la classe fu al completo, potei notare solamente in quel momento che il corvino di prima era seduto in prima fila, mentre era concentrato a chattare con qualcuno.
Undercut, orecchino argentato a forma di croce, giacca nera, maglia bianca abbinata a dei semplici jeans neri e stivali in pelle anch'essi neri. Mentirei se dicessi che non era attraente.
Il professore iniziò a fare l'appello e non appena pronunciò il nome "Ackermann Levi", il corvino alzò la mano, presentandosi alla classe.
Lo scrutai rimanendo in silenzio, quando subito dopo venne interrotto da... Floch?!
Osservai la nuova figura che si era presentata chiudendo la porta alle sue spalle, scusandosi per il ritardo. Il rosso, appena mi notò mi rivolse un piccolo sorriso decidendo di sedersi al posto di fianco al mio.
«É sempre un piacere vederti.» Sussurrò avvicinandosi al mio orecchio.
«Buon per te ma per me non è così.» Dissi staccando il mio banco dal suo sospirando.
Lui di risposta sorrise divertito, attaccandosi nuovamente al mio banco.
«Dai su, non fare la cattiva di prima mattina.»
«Allora non mi rompere.»
Lui di risposta afferrò il suo quaderno iniziando a scriverci qualcosa. Successivamente me lo passò incitandomi a leggere quello che aveva scritto.
"Rompo anche così?"
Sospirai afferrando la sua penna, iniziando a scrivere sul suo quaderno.
"Con te mi sembra di essere tornata alle medie."
Lo notai sorridere, rivolgendomi una piccola occhiata riprendendo a scrivere.
"Almeno sono diverso dagli altri, no?"
"Già, sei il più ritardato."
"E tu la più carina."
Appena lessi sentii le mie guance cambiare colore dall'imbarazzo e le orecchie tingersi di rosso. Era da tanto che non ricevevo complimenti del genere e ogni volta che me ne facevano il mio cuore perdeva colpi. Alzai lo sguardo verso di lui notando che mi stava sorridendo in maniera dolce e sincera scrutandomi con quegli intensi occhi castani chiaro. Abbassai la sguardo riprendendo a scrivere con la mano tremante; quando mi emozionavo, queste tremavano come foglie e sudavano rendendo umida qualsiasi cosa toccassi.
"Scemo."
Di risposta mi diede una gomitata al braccio sorridendo.
";D"*
La giornata alla fine si era rivelata piena di sorprese.
Avevo passato l'intera mattinata con Floch e questo si rivelò davvero simpatico ed interessante, anche se un po' demente. Ci scambiammo i numeri appena finite le lezioni e a seguire mi salutò con un bacio sulla fronte, dicendomi che verso tardi mi avrebbe contattata.
Verso le 16 mio padre si presentò lasciandomi i bagagli davanti alla porta principale del dormitorio, andandosene senza nemmeno salutare o aiutare a portare le valige in camera.
Passarono due ore ed in quel momento ero rinchiusa nella mia stanza a finire di riordinare le mie cose mentre sgranocchiavo dei crackers integrali rimanendo seduta sul bordo del letto.
La stanza era di dimensioni perfette per le mie esigenze e in essa c'era presente un letto matrimoniale con ai lati due comodini in legno scuro, un armadio a tre ante, una scrivania con a lato uno scaffale pieno di libri che forse avrei spolverato in futuro ed un divanetto con un tavolino in vetro a fianco. Insomma, era magnifica.
Passò mezz'ora e finalmente finii di disfare le valigie, sdraiandomi sul letto e chiudendo gli occhi. Non sapevo perché, ma in quel momento il ricordo di Eren affioró nella mia mente facendomi sospirare. Con lui non ci avevo più parlato dopo che mi aveva fatto fare il tour della scuola, visto che mi aveva praticamente abbandonata senza nemmeno salutarmi.
Sospirai scacciando dalla mente i miei pensieri afferrando il mio telefono da sopra il comodino, notando solamente dopo di avere 3 messaggi da parte di Floch ancora non letti.Watson🕵🏻♂️
‹Hey Sherlock ;)
‹Sono il tuo Flocchy
‹Come stai?Ciao Watson›
Stavo bene finché non mi hai scritto›Watson🕵🏻♂️
‹Gentile come sempre 😘Cagati addosso, idiota›
Watson🕵🏻♂️
‹Che fai di bello?Nulla di che, ho appena finito di sistemare le mie cose nella mia stanza, tu?›
Watson🕵🏻♂️
‹Penso di essermi ammalato 🤒🤧
‹Faresti l'infermiera per me?🙏🏻Fosse per me ti lascerei morire 🤡›
Watson🕵🏻♂️
‹😥🤕🤭✋›
Watson🕵🏻♂️
‹Mi odi così tanto?Nah, è il mio modo di dimostrare affetto›
Watson🕵🏻♂️
‹Minchia che bel modo! 😯👏Sorrisi spegnendo a seguire il telefono alzandomi per cambiarmi.
Mi infilai una felpa oversize bianca e dei leggins neri, infilandomi le scarpe per andare in bagno che si trovava alla fine del corridoio fuori dalla mia stanza.
Uscii chiudendo a seguire la porta alle mie spalle, sentendo subito dopo una voce a me familiare, seguita da delle risate femminili.
«Abbi paura di quello che ho intenzione di farti allora...»
Alzai lo sguardo notando che Eren stava tenendo per mano una ragazza dai lunghi e lucenti capelli biondi, due grandi occhi di un intenso colore azzurro e un fisico a dir poco mozzafiato. Sembrava una Dea.
Vidi Eren rimanere dietro di lei posando le sue grandi mani sui suoi fianchi, iniziando a baciarle in maniera lenta e provocatoria l'incavo del collo, mentre la ragazza era intenta a cercare le chiavi della sua stanza nella borsa.
Appena aprì la porta della sua camera vidi Eren spingerla dentro ridacchiando, chiudendo a seguire la porta alle sue spalle.
Sentivo il cuore battere all'impazzata e rimasi con il fiato sospeso per tutto il tempo.
Le mani mi tremavano e sentivo le gambe diventare cemento. Non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo.
Dopo diverso tempo finalmente riuscii a riprendermi, schiarendomi la voce ed incamminandomi velocemente verso al bagno, chiudendo a chiave la porta alle mie spalle.
Mi sciacquai il viso con l'acqua gelida, guardando il mio riflesso allo specchio.
Mi sembrava di aver corso una maratona.
Cercai di calmare il mio respiro stringendo i bordi del lavandino con le mani, sentendo le gocce d'acqua scendere lentamente rigando il mio pallido viso.
"Ma che cazzo ti prende Sofia?"