~보기~
Tamburello con il piede per terra, a ritmo con la musica nelle mie orecchie, e poi alzo lo sguardo. Il bambino davanti a me ride guardando il padre, io li guardo con disprezzo. Non mi piacciono i bambini, sono fastidiosi. Un cane decide bene di passare a mezzo centimentro dal mio piede e io di risposta impreco sottovoce, poi sbuffo, scocciata, e torno a guardare il telefono, se non fosse che i miei occhi incrociano i tuoi, per pochi attimi, prima che tu li abbassi imbarazzata. Li abbasso anche io, ma poi, quasi d'istinto, torno a guardarti. Sei intenta a parlare con una donna sulla quarantina, ma non sembra vi conosciate. Da questa posizione posso ammirare il tuo bellissimo profilo, il tuo naso è perfetto, leggermente a punta, con una manciata di lentiggini a coprirlo. Le tue labbra sembrano morbide anche se sono sottili, piegate in quel tuo sorriso che trasmette positività. Le tue guance sono leggermente rosse, probabilmente a causa del caldo, e mi viene voglia di toccarle da quanto sembrano morbide e belle. Ora stai parlando con un bimbo, uno di quei bambini fastidiosi, ma non sembra t'importi il fatto che potrebbe iniziare a parlare e non smettere più. La signora ti guarda, attenta... Che sia suo figlio o suo nipote?
Ti chini verso il bambino e gli parli, il suono della tua voce mi arriva, leggerssimo, coperto da altre milioni di voci, ed è meraviglioso. Ti giri verso di me, ancora, e mi guardi, per pochi istanti, poi torni a parlare con quel tuo amato bambino. Sorridi, un sorriso divertito da quello che quella peste ti sta dicendo, e vedendoti rincorrerlo in direzione dello scivolo, anche a me scappa una risatina. Ora ti sei fermata, stanca di correre, e hai finalmente acciuffato il bimbo. Ridete insieme, all'unisono. Continuo a guardarvi. Ormai si sta facendo buio, il bambino va a casa con quella signora, e così anche tutti gli altri bambini pian piano iniziano a tornare a casa, lasciando il parco deserto, eccetto per noi due e qualche tizioo losco di quelli che compaiono solo ai bordi delle strade quando la luce cala. Ti sei seduta su una panchina a qualche metro dalla mia. Mi guardi, sento il tuo sguardo su di me, ma non voglio guardarti ora, non voglio vedere il tuo volto distrutto dopo un'inera giornata, voglio vederlo solo gioioso e felice di vedere i bambini. Mi sdraio su quella panchina, guardando lo schienale e studiandone tutti i particolari, come fosse la prima volta, e ti sento fare lo stesso. Poi ci addormentiamo così, tra un sorriso, uno sguardo e una parola non detta, è passato un altro giorno anche per noi.
STAI LEGGENDO
𝘗𝘙𝘐𝘔𝘜𝘓𝘌 𝘌 𝘍𝘐𝘖𝘙𝘐 𝘋𝘐 𝘊𝘐𝘓𝘐𝘌𝘎𝘐𝘖
Short Story𝙻'𝚎𝚗𝚗𝚎𝚜𝚒𝚖𝚊 𝚛𝚊𝚌𝚌𝚘𝚕𝚝𝚊 𝚍𝚒 𝚘𝚗𝚎-𝚜𝚑𝚘𝚝 𝚙𝚎𝚛 𝚌𝚞𝚛𝚊𝚛𝚎 𝚕𝚊 𝚖𝚒𝚊 𝚍𝚎𝚙𝚛𝚎𝚜𝚜𝚒𝚘𝚗𝚎