Un suono squillante mi rimbomba nelle orecchie. Mi sono addormentata sulla scrivania la sera prima, mentre mi portavo avanti con i vari compiti che gli insegnanti ci hanno assegnato durante la settimana precedente. Giro lentamente la testa verso questo fastidioso rumore, mentre i miei occhi si aprono con una lentezza impressionante. Forse sarei dovuta andare a dormire ieri notte, piuttosto che studiare. Allungo la mano e percepisco il metallo freddo della sveglia sulla mia pelle. Solo adesso mi rendo conto che è lunedì, e che se suona la sveglia può solo significare che sono in ritardo.
:- Oh. Sono le 7:40.
Tolgo il rumore e piomba un calmo silenzio nella mia stanza. Silenzio che purtroppo dura poco, visto che scaravento la sedia a terra e mi alzo di scatto.
:- L'autobus! È tra sette minuti!
Sono sempre stata brava a prepararmi velocemente prima di andare a scuola, in modo che possa dormire anche solo qualche minuto in più. La mia routine si è migliorata col tempo, diventando sempre più meccanica e precisa. Il mio ultimo record è stato quello di prepararmi in 11 minuti. Perché si, mi cronometro la mattina. Ma sette minuti? Questo va oltre ogni mia capacità. Afferro di fretta un paio di jeans e una felpa larga dall'armadio e corro verso il bagno. Tempo di sciacquarmi il viso che mi ricordo immediatamente che oggi pomeriggio sarei dovuta andare a Firenze.
:- Cavolo cavolo cavolo, proprio oggi dovevo alzarmi tardi?
Ritorno di fretta verso la mia stanza e prendo una magliettina più elegante, tiro la felpa dentro l'armadio senza neanche piegarla e mi infilo velocemente tutto. Mancano tre minuti e devo ancora preparare lo zaino, per cui afferro di scatto quest'ultimo e lo appoggio al lato del tavolo, per poi spingere dentro tutti i libri che vi sono sopra. Ci butto anche qualche pezzo di make-up a caso, giusto per rendermi decente dentro all'autobus. Infine prendo il cellulare che avevo lasciato nel mezzo del letto la sera prima e corro alla fermata. Riesco a prendere l'autobus per un soffio, e una volta dentro posso finalmente tirare un sospiro di sollievo. Mi applico un filo di trucco, non troppo per non esagerare, guardandomi sul riflesso dello schermo nero del mio telefono. Una volta finito estraggo gli auricolari dalla tasta davanti del mio zaino, per poi attaccarle. Solo adesso mi accorgo che il cellulare non si accende: che sia perché ieri sera non l'ho lasciato caricare? Mi schiaffeggio la fronte e poi la appoggio pesantemente al sedile di fronte al mio. E adesso come avrei fatto sapere a Stefano quando sarei arrivata a Firenze? Resto qualche minuto immobile fissando il vuoto. Poi mi riprometto che avrei pensato una soluzione una volta a scuola, così mi metto a sistemare lo zaino che avevo fatto di fretta appena dieci minuti prima. Il viaggio è tranquillo, l'autobus è sempre semi-vuoto e ho la possibilità di rilassarmi finché non arrivo a scuola. Arrivati all'ultima fermata davanti al mio istituto, scendo e vado incontro a Marta, che si trova dall'altro lato della strada. Entrambe ci avviamo verso la nostra classe nel mentre che ci scambiamo qualche parola.
:- Com'è che oggi non sei con la tua solita felpa deprimente? Ti sei pure truccata! Ma stai male? Hai la febbre?
:- Ma va Marta, semplicemente oggi mi andava di cambiare un po'. Sennò sono sempre monotona.
Ovviamente, si tratta di una menzogna bella e buona.
:- Ah si? Comunque stai veramente bene, dovresti venire a scuola così più spesso!
Marta sorride. Ma io la conosco bene, quando vuole sa essere molto perspicace, e anche se non vuole dirmelo sono certa che lei sappia che dietro c'è un altro motivo. D'altro canto, io continuo con questa balla sperando se ne dimentichi. Dentro l'aula, molti degli sguardi dei miei compagni sono su di me: come biasimarli? Non mi hanno mai vista in quattro anni di liceo con un outfit differente. Le prime due ore scorrono in tranquillità, la professoressa di matematica ha chiamato la mia amica a correggere gli esercizi, ma fortunatamente li aveva copiati da me la sera prima e quindi se l'è cavata. Poi passa la ricreazione, ed infine le ultime tre lezioni. Mentre rifaccio il mio zaino mi rendo conto che non ho pensato ad alcun modo per avvertire Stefano. Solo ora noto il cellulare di Marta sopra il suo banco.
:- Lo prendo un attimo! Te lo riporto subito Marta!
Lei non fa in tempo a rispondermi che io sono già in bagno. Velocemente lo sblocco e apro Whatsapp. Scrivo a mia madre, tramite il numero di Marta, che non sarei tornata per pranzo e che il mio cellulare è scarico. Poi apro Instagram e faccio l'accesso con le mie credenziali. Sento qualcuno che mi bussa alla porta, e poi la voce della mia amica che mi dice di sbrigarmi. In tutta fretta entro sui messaggi diretti e scrivo a Stefano.
:- Hey ciao, arrivo a Firenze verso le 3, non posso risponderti che ho il telefono scarico, scusami :(. (13:35)
Poi esco dal bagno mentre sto per fare il log-out. Marta afferra il suo cellulare dalle mie mani.
:- Potevi anche chiedermelo con calma eh! Corri che perdiamo l'autobus.
Scendiamo le scale e attraversiamo il piazzale davanti il nostro istituto. L'autobus di Marta è già alla fermata, per cui mi lancia un saluto al volo e corre dentro a prendersi un posto. In compenso, il mio sta appena arrivando. Attraverso la strada con calma e mi metto in fila. Estraggo il portatessere dalla tasca dei jeans, lo striscio davanti alla macchinetta che si trova dentro i bus e prendo un posto a sedere. Sono calma e felice. Calma e felice. Sono calma e felice finché non vedo partire l'autobus di Marta e mi ricordo che non ho finito di fare il log-out. Le mie menzogne potrebbero essere scoperte da un momento all'altro.
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Wonderland
FanfictionIl sorriso di un idolo di fronte a una semplice fan. Ciò che rende speciale questo lieve legame sta per essere sconvolto per creare qualcosa di più grande. E più bello.