CAP.2 LA VILLA

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Terminato il sopralluogo, ognuno fece ritorno nella propria casa; sul tardi avrebbero dovuto risentirsi in videochiamata per prendere una decisione definitiva.
«Maya, sei tu? Sei tornata prima del previsto», esclamò sua madre all'udire la porta d'ingresso chiudersi bruscamente; Maya era anche nota per la sua considerevole forza fisica ed i suoi modi poco delicati; «Si, l'idraulico è ancora qui?», «Siamo in cucina».
Maya raggiunse quindi sua madre e si appoggiò al frigorifero;
«Piacere, Marcus», l'uomo le tese la mano per presentarsi, «Piacere, Maya».
Era abitudine che stringesse forte la mano quando conosceva nuove persone, soprattutto quando aveva davanti qualcuno che non le ispirava simpatia, e Marcus era esattamente una di quelle persone.
Dopodiché, non appena riprese a discutere con sua madre sulle condizioni della caldaia, Maya approfittò del momento per studiarlo attentamente. Aveva la fronte segnata da numerose rughe di espressione, la bocca sottile ma tagliente e uno sguardo severo e magnetico; non sapeva cosa di preciso, ma qualcosa in lui la turbava; poi squillò un telefono:
«Aah, non lo vuole capire che sto lavorando»; Maya riuscì a leggere il nome di chi apparteneva la chiamata.
"Lucien..."
«Guardi che può rispondere, non ho nessuna fretta», affermò sua madre, «No non si preoccupi, è solo il figlio della mia compagna».
«Lei è il patrigno di Lucien Lévesque?», intervenne Maya, «Viene a scuola con te vero? Mi auguro che non ti abbia mai importunato in alcun modo», «No, a dire il vero non gli ho nemmeno mai parlato», «Bene. Stagli alla larga, fidati ci convivo e ti assicuro che quel ragazzo è completamente fuori di testa».
Maya pensò che non fosse carino da parte sua parlare di lui in quel modo, e, a giudicare dall'espressione di sua madre, probabilmente aveva pensato alla stessa cosa; è vero che non aveva mai avuto modo di conoscerlo personalmente, ma Cedric lo giudicò diversamente, e Maya ha piena fiducia in ciò che pensa il suo migliore amico, ma preferì restare zitta e non controbattere.
Iniziò quindi a provare una sorta di compassione nei confronti di Lucien; immaginò che non dovesse essere semplice vivere nella sua situazione familiare e pensò anche che, molto probabilmente, la sua espulsione dalla squadra di basket e tutto quello che aveva combinato a scuola, fossero correlati in qualche modo a problemi ben più profondi e personali.
Ripensò allora alla proposta che Cedric le aveva fatto quella stessa mattina in macchina, e decise di congedarsi in camera sua.
«Mamma, vado un'attimo a cambiarmi», «Tranquilla vai pure».
Dopodiché corse verso la finestra in camera sua e chiamò Cedric: «Pronto?», «Ced ho deciso. Di a Lucien che può venire senza problemi»,
«Sapevo che avresti capito, grazie ancora»,
«Non ringraziarmi, piuttosto, ora che ci sarà anche lui ci converrebbe prendere la villa. L'attico di Brandon ha solo due stanze», «Giusto...va bene, adesso avviso anche gli altri. A domani Maya», «A domani».

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