CAP.3 TANTI AUGURI

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Maya, avvolta dalla vergogna, si chiuse in bagno, dove ebbe modo di elaborare ciò che era appena accaduto; «Cazzo una figura del genere solo io potevo farla...complimenti, Maya non perde colpi!», mormorò a se stessa.
Si alzò per sciacquarsi le mani e, dopo essersi specchiata qualche minuto controllando un'ultima volta che tutto fosse al suo posto, si accorse di essersi dimenticata di portare una collana da aggiungere sulla scollatura, in modo da adornare la pelle esposta e rendere il tutto più elegante.
Dopodiché, le riaffiorò alla mente la scatolina che le aveva dato in precedenza suo padre; si poteva infatti dedurre con facilità che si trattasse di un qualche accessorio di bigiotteria costoso, così scese da Gabrielle per domandarle dove avesse sistemato il suo giacchetto:
«Sali e apri la terza porta sulla destra, non ho capito se si tratti di uno sgabuzzino o meno, ho preso la vostra roba e l'ho ficcata là dentro».
Maya ebbe difficoltà ad entrare, c'era un cumulo di cianfrusaglie ad ostacolarne l'ingresso. Una volta dentro però non riuscì ad accendere la luce, molto probabilmente la lampadina era fulminata, inoltre, non aveva il cellulare con se da adoperare come torcia, così iniziò a tastare qualsiasi cosa si trovasse attorno a lei, aspettando di riconoscere la sua giacca.
«Aah ah! Trovata stronzetta»; stava per tornare indietro quando, abbassando lo sguardo, notò una strana luce fluorescente in fondo allo scaffale sulla sua destra.
"E questo cos'è?";
successivamente allungò la mano presa dalla curiosità...«Ahia!», si trattava di una fiala ripiena di una strana sostanza gialla appiccicosa, sulla bocca era però frammentata e Maya, tentando di avvicinarla a se, si tagliò l'indice.
Ignara di cosa potesse trattarsi, tornò in bagno per pulirsi la ferita, anche se non riuscì a farla smettere di sanguinare, e, dopo aver avvolto una garza attorno al taglio, aprì finalmente il regalo.
Come immaginava, si trattava di una collana di media lunghezza in oro, con un ciondolo a forma di mezza luna, molto delicato, e con inciso sul retro "pulce", il soprannome con il quale il padre la chiamava sin da quando ha memoria.
Sin da piccola, infatti, è sempre stata molto frenetica e frivola, come una pulce che salta in qua e là senza tregua.
Infine raggiunse gli altri nella sala principale:
«Ce l'hai fatta eh», gridò Alyssa; dopodiché Declan salì sul tavolo e si assicurò di avere l'attenzione di tutti: «Ragazzi al tre...uno...due...TANTI AUGURI A TEE...», e così tutti seguirono con la insopportabile cantilena che deve subirsi almeno una volta nella vita ogni essere umano sulla faccia di questo pianeta.
Maya non si imbarazzò, anche perché raramente ha avuto modo di conoscere il significato letterale del termine "disagio", dato che è abituata di suo a fare cose strane in mezzo a folle di persone...la figuraccia di prima ovviamente rientra in una delle poche eccezioni.
La festa vide così finalmente il suo inizio; Maya cominciò a guardarsi attorno, assicurandosi che tutti si stessero divertendo: Gabrielle e Alyssa stavano chiacchierando appoggiate al banco della cucina, godendosi il loro calice di prosecco; Cedric invece, si trovava al centro del soggiorno mentre presentava Lucien a Declan; Brandon però si mise in disparte, appoggiato al muro del camino sul fondo della sala, mentre che contemplava lo spazio circostante.
Decise quindi di raggiungerlo e si appoggiò di fianco a lui. Dopo qualche secondo, Brandon, mantenendo lo sguardo fisso sullo scenario di fronte, disse: «Perché insistere su ciò che è irrealizzabile e astratto...perché per sentirci vivi necessitiamo del desiderio, della speranza, cause dei nostri stessi tormenti. Possiamo trovare felicità anche in ciò che già ci appartiene e ciò che è facilmente raggiungibile, quindi perché stremarsi e sentirsi incompleti dietro mancanze non necessarie o non meritevoli del nostro sforzo...».
Maya restò incantata dalle sue parole, emanavano dolore, sfinimento e rassegnazione, così, preoccupata, cercò di aggiungere una luce alle sue affermazioni: «Brandon, stai sminuendo il valore dei sogni. Ognuno sicuramente dovrebbe imparare ad apprezzare ciò che gli è concesso avere, ma l'uomo è in costante evoluzione e le esigenze mutano per qualsiasi individuo. Ogni scopo è meritevole del nostro sforzo, se riteniamo che porti ad una felicità maggiore, e ognuno di noi, se lo vuole, ha le risorse necessarie per perseguirlo. Niente al mondo è realmente facile, e anche se l'esito dei nostri sacrifici non dovesse essere quello desiderato, almeno saremmo in pace con noi stessi per aver fatto il possibile...».
Non seguì nessuna risposta...
«Cos'è che ti manca Brandon?».

BLOOD TASTE - BraccatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora