- Grazie gentaglia e ricordatevi che i Freak saranno qui anche il prossimo weekend!!! Buona canna a tutti!!! - solito saluto da bamboccione che Carlo non riusciva proprio ed evitare. La gente alla fine della serata va via comunque soddisfatta. Non siamo considerati un gruppo così scarso, se non fosse che ogni tanto Luigi perde il tempo e Carlo sugli alti tende a graffiare un po' troppo. Tempo fa ovviamente andava molto meglio, prima del declino economico e prima che la mancanza di liquidità avesse come conseguenza la pessima qualità delle pasticche che ormai i due ingurgitavano in quantità industriale, che minava profondamente la loro lucidità. Alcune volte, a migliorare le nostre performance, c'è anche il nostro amico Fabio al basso, grande artista, ma il suo lavoro da dipendente di una grande azienda metalmeccanica, con turni orari anche notturni, gli impedisce di venire a tutte le serate ed è un vero problema purtroppo. Un paio di volte abbiamo inserito nel gruppo un tastierista niente male, di cui non ricordo più il nome, che per sua fortuna, ha avuto offerte migliori da band che ormai sembrassero aumentare come funghi, spuntando chissà da quali cantine o box e tutti, come se non bastasse, con un chitarrista molto più in gamba di me. Non è che non ho autostima, ammetto di essere bravo a replicare bene assoli e riff, il problema è che non so crearli, non ho quella verve musicale che mi permetta di spiccare, di essere notato ed inoltre ultimamente, dato il mio umore, il mio suonare, mi rendo conto, risulta un po' piatto, senza emozione, un semplice riprodurre automaticamente il brano. Stasera è andata piuttosto bene, e per fortuna il target era quello giusto, pubblico adulto intorno ai cinquanta che si gusta un po' di cover anni 70/80. Abbiamo sfornato un po' di pezzi forti spaziando dai Deep Purple e Led Zeppelin a qualcosa di più melodioso con Neil Young, ma anche qualche intramontabile ballata dei Metallica e così via, per finire, a pubblico bello caldo, con un paio di brani scritti da noi, nella vana speranza che prima o poi capitasse qualcuno nel pubblico che sapesse apprezzare i nostri pezzi e magari introdurci in un giro meno penoso dell'attuale. - Dai ragazzi, prima di smontare tutto, facciamoci una birretta - esclamò Luigi, indicando il bancone del locale, dietro il quale aveva adocchiato una rossa alta probabilmente un metro e novanta, con un seno così prosperoso che la t-shirt faticava a tenere all'interno il contenuto, tanto che ad ogni movimento sembrava che stessero per schizzare fuori entrambi i seni e colpire i bicchieri poggiati intorno a lei, - Sí certo, vuoi proprio una birretta, brutto porcone! Ma possibile che devi infilarti con la tua barchetta in ogni porto che incroci??? - gridò di rimando Carlo voltandosi verso il bancone, cercando di far pervenire anticipatamente alla tipetta le intenzioni di Luigi. Ridemmo tutti e tre sganasciandoci per almeno un minuto buono, colpendoci con pacche da muratori sulle spalle e lanciandoci come degli idioti le bacchette e plettri sulla testa quando improvvisamente, intravedemmo la rossa prendere il suo bicchiere e staccarsi dal bancone. Ci girammo tutti e tre, immediatamente zittiti da quel gesto e la osservammo camminare lentamente, sinuosamente, con aria indifferente, con dei fianchi snelli avvolti in un vestitino nero strettissimo e dei tacchi che solo a guardarli mi facevano venire le vertigini, fino a vederla arrivare faccia a faccia con Luigi, prendergli la testa con la mano libera dietro il collo e stampargli un bacio prolungato sulle labbra, tanto lungo da lasciargli lo stampo del rossetto rosso fuoco, contornando le labbra di Luigi con un nuovo disegno di labbra più carnose, come se fossero siliconate. Io e Carlo osservammo lo sguardo di Luigi passare in qualche millisecondo, dal meravigliato, al completamente allibito, a quello che prende coscienza di qualcosa che gli era stato spiegato il giorno prima e che solo ora era riuscito ad afferrare il significato, a quello di ganzo allupato e fortemente sicuro delle sue qualità. - Beh ragazzi, mi spiace ma stasera toccherà a voi il lavoro duro. Mi raccomando a mettere sottocoperta il mio 'bambino' e non fargli prendere troppa salsedine - fece volare la bacchetta che aveva in mano tra me e Carlo e tirò via la procace rossa verso l'uscita, come se stesse scappando via da una pericolosa carica di tori. Ci guardammo interdetti, e con un'alzata di spalle, incominciammo a smontare la batteria, inserendo scrupolosamente le varie parti nelle loro custodie. Finimmo di caricare in auto il tutto senza proferir parola ed incominciammo a dirigerci verso l'ufficio del proprietario per ricevere il compenso della serata. Era una bella serata primaverile, tipico periodo in cui si è incerti se indossare un maglioncino o se sfoggiare una t-shirt in cotone, nella notte si sentiva solo lo scricchiolio delle nostre scarpe mentre attraversavamo il parcheggio fatto di brecciolina e saliva piano piano in lontananza il cupo rumore di una moto che passava tranquilla, diretta chissà verso quali lidi, - Ma da quando in qua i batteristi cuccano più dei cantanti?? Ma porca puttana e che cazzo!!- sbottò Carlo, rompendo il silenzio che regnava ormai da quando Luigi si era volatilizzato. Feci di nuovo spallucce ed aprii la porta del locale, dirigendomi verso il privè posto in un angolo della stanza.
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Arrivammo nei pressi del tavolino e ci sedemmo su delle sedie, che erano una via di mezzo tra una sedia ergonomica posturale, di quelle dove puoi appoggiare anche le ginocchia e la sedia semi-reclinata del ginecologo, il proprietario aveva veramente dei gusti particolari, per non dire strambi per quanto riguardava l'arredamento, per non parlare dell'abbigliamento che vagamente ricordava quello dei sessantottini con i classici pantaloni a 'zampa di elefante' e con indosso un'eskimo, che, col caldo che incominciava a montare, era a dir poco fuori luogo, considerando che era foderato internamente con una pelliccia di chissà quale animale. Ci guardò serio, serissimo entrambi, senza dire nulla. Noi ci guardammo senza capire il motivo di tanta serietà e per la terza volta in mezz'ora, alzai le spalle nel tipico gesto di chi non sa e non vuole sapere, perché tanto la serata era finita e non avrebbe cambiato nulla una sua paternale, "se abbiamo combinato qualche cazzata, chi se ne frega" pensai ed il pensiero volò verso l'ultima frase di Carlo, ma indifferente fissai il mio sguardo verso di lui, in attesa di chissà quale rimprovero. Inaspettatamente disse - Ma sapete chi è la rossa?? -, mi voltai, incrociammo di nuovo lo sguardo e mettemmo in atto lo sport della serata: l'alzata di spalle, - No?? - insistette il vecchio elefante, e noi ancora spallucce. - Quello è Michelle, sotto ha il pistolino - girai ancora la testa verso Carlo, poi lo sguardo verso il quadro alle sue spalle, poi verso lo risvolto del collo del giubbotto intonso del pachiderma, poi di nuovo verso Carlo che sibilò - Capo, noi siamo i Freak, la diversità per noi è la normalità -, dopo di che, non ricordo più per quanti minuti abbiamo tutti riso, fino a farcela nei pantaloni, letteralmente ci siamo pisciati addosso dalle risate.