𝑮𝒓𝒂𝒛𝒊𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒂...!

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"mamma ! mamma ! svegliati !" La voce di un bambino sui 4 anni rimbombava nella stanza infinita e buia, non cerano pareti, solo tutto buio e la stanza invasa dalla nebbia o forse fumo dato il forte odore che ti invadeva le narici pizzicandoti gli occhi impedendoti di tenerli aperti. La voce, che trasmetteva ansia e ti causava freddi brividi lungo la schiena aveva un tono terrorizzato, quel povero bambino implorava la madre di svegliarsi, stava piangendo e ad ogni singhiozzo il fumo svaniva di poco e il pianto si faceva sempre più forte fino a quando tutto fu più chiaro: la madre, coperta di sangue, giaceva immobile sospesa nel vuoto, mentre il figlio, inginocchiato accanto a lei, piangeva in modo disperato, continuava a sperare che la sua povera madre gli rispondesse con un "va tutto bene piccolo mio" ma che, però, non arrivò mai. Una figura, impossibile da distinguere, una semplice sagoma nera iniziò ad avvicinarsi silenziosamente al bimbo mentre un piccolo ghigno si faceva posto sul suo volto. Essa era ormai accanto al bimbo, che la guardava terrorizzato e proprio quando iniziò a parlare, una luce accecante, come il flash di una fotocamera, cancellò l'intera stanza, tutto era scomparso, la stanza nera, il bambino, la sagoma, tutto tranne quel fumo che adesso sembrava essere molto più intenso.
Giorgio aprì subito gli occhi non riuscendo più a respirare regolarmente, si alzò dal letto capendo subito si trattasse di un incendio, si coprì il viso con un panno cercando poi di dirigersi all'uscita.
Il fumo era sempre più intenso e il fuoco continuava ad espandersi, Giorgio non riusciva più a respirare, stava per svenire sulle scale che lo avrebbero condotto in salvo quando una sagoma alta e ben attrezzata si avvicinò prendendolo in braccio e posandogli una maschera, da cui poter respirare, sul viso mentre si faceva spazio tra le fiamme per uscire dalla casa prima che il tetto crollasse.

Quando Giorgio aprì gli occhi si trovava in una stanza d'ospedale, una stanza che a differenza di come se l'era sempre immaginata, era abbastanza accogliente: c'era un letto con accanto una finestra molto grande che puntava sulla città, dall'altro lato un armadio, con delle mensole di legno e anche un tavolino, il legno dell'armadio e le tende della finestra erano un po' colore ocra e questo rendeva più accogliente la stanza che per il resto era completamente bianca.
Giorgio aveva il braccio destro interamente fasciato. Sentì delle voci provenire dal corridoio fuori, una femminile e due maschili, non riusciva ancora a distinguere a chi potessero appartenere, era ancora sotto shock e mentre si sforzava di capire chi ci fosse fuori dalla sua stanza d'ospedale la porta si aprì mostrando un medico accompagnato da una coppia che ora era riuscito a riconoscere.
G: " Ettore, Anna.... che ci fate qua?" il dottore prese parte al discorso e chiese: "come si sente adesso?"
G: " io bene, mi gira leggermente la testa ma niente di grave, però non ricordo, cosa è successo?" a questo punto parlò Anna: "stanotte, verso le 3, casa tua ha preso fuoco, non si sa ancora come sia successo, ti hanno trovato svenuto sulle scale e ti hanno portato fuori in tempo, adesso il fuoco è stato domato ma i danni della casa sono molti e irriparabili" appena Anna finì di spiegarmi l'accaduto Ettore chiese al medico: "quando potrà uscire?" a cui rispose: "tra due giorni, l'incendio gli ha causato un'ustione di secondo grado, dovrà comunque mettere una crema giornalmente ma spiegherò tutto al ragazzo più tardi, ora ha bisogno di riposo".

~ɢɪᴏʀɢɪᴏ's ᴘᴏᴠ~
Sono ancora scioccato, non mi viene in mente nessun motivo per cui sia scoppiato l'incendio e sinceramente la mia mente è occupata dal pensiero di voler conoscere chi mi ha salvato, vorrei ringraziarlo, mi sembra il minimo. Suono il pulsante accanto al letto per chiamare un infermiere, volevo incontrarlo, quel pompiere che ha rischiato per me, capisco che è il suo lavoro ma comunque mi sento di doverlo fare, anche se potesse sembrare strano.
Entrò un'infermiera accompagnata da un ragazzo, a vederlo deve essere poco più grande di me: ha i capelli lisci di un color nocciola, gli occhi neri come la pece ed è vestito con un semplice jeans e una T-shirt bianca.
L'infermiera inizia a parlare: "cosa succede signorino?" " volevo sapere, se possibile, il nome del ragazzo che mi ha salvato, vorrei ringraziarlo di persona..." risposi tutto imbarazzato e con la testa china per la vergogna. Ma perché mi vergogno a parlare con delle persone, capisco la timidezza ma così è troppo anche per me che sono sempre stato timido.
"Non credo sia possibile, lei non può spostarsi da qui fino a quando non sarà in grado di muovere il braccio e comunque penso che i pompieri siano troppo impegn-" alzai la testa non capendo del perché si fosse fermata e vidi che il ragazzo di prima aveva appoggiato una mano sulla spalla della ragazza per poi iniziare a parlare: " puoi incontrarlo tranquillamente, adesso lui è a casa da lavoro, posso chiamarlo" risposi con un "grazie" visibilmente entusiasta ma poi mi venne in mente una cosa... chiesi:" scusi, potrei sapere il suo nome? e anche la sua età...non sembra molto più grande di me" un sorriso comparve sul viso del ragazzo sconosciuto e rispose:" io mi chiamo Cicotobbi, per gli amici solo Cico, ho 19 anni e nel tempo libero lavoro con Alessandro come aiutante nella caserma dei pompieri" mi si illuminarono gli occhi, stavo per rispondere quando s'intromise l'infermiera che cacciò Cico dalla stanza e mi si avvicinò per medicarmi l'ustione.
~2 ɢɪᴏʀɴɪ ᴅᴏᴘᴏ~
Sono passati due giorni da quando ho parlato per la prima e ultima volta con Cico, non credo che lo incontrerò mai e tanto meno potrò ringraziare Alessandro. Mentre mi perdevo tra
i miei pensieri mi preparavo per tornare a casa, il medico aveva prescritto una crema per il braccio che dovrò prendere giornalmente.
In questi due giorni Ettore e Anna hanno deciso di ospitarmi da loro fino a quando mia zia, che ora stava a casa del suo nuovo compagno, non avrebbe trovato un'altra casa in cui trasferirci. Tra poco mi verranno a prendere e tra 3 giorni riprenderò a seguire le lezioni regolarmente. Ettore e Anna sono una coppia sposata ma non sono così avanti con l'età, hanno solo 32 e 31 anni e per questo sono molto più responsabili di me, un ragazzino di 17 anni. Mentre mi perdo, nuovamente, tra i miei pensieri sento bussare alla porta, senza guardare chi fosse dico di entrare e quando sento la porta aprirsi, senza alzare la testa dal mio zaino, inizio a parlare:" hey, Anna, Ettore, grazie davvero per l'ospitalità, volevo farvi una domanda, secondo voi riuscirò mai ad incontrare quel ragazzo? da quel che so si chiama Alessandro, vorrei ringraziarlo e-" alzo la testa per guardarli, pronto ad andare però mi interrompo quando vedo che sulla soglia della porta non c'erano Anna e Ettore ma Cico con un altro ragazzo poco più alto di lui, capelli un pò riccioluti e con le punte tinte di azzurro, aveva gli occhi marroni ed era vestito con una semplicissima felpa e dei pantaloni della tuta, aveva un sorriso smagliante con delle fossette ai lati che lo facevano sembrare più piccolo della sua età effettiva. Persi un battito appena lo vidi, non capii perché ma non ci feci molto caso.
G:" Ehm....Cico?" vedendomi evidentemente imbarazzato iniziò a parlare lui.
C:" Ti avevo detto che lo avrei chiamato, lui è Alessandro". Ero troppo imbarazzato, mi aveva preso alla sprovvista, non sapevo cosa dire ed era talmente evidente che prese parte al discordo Alessandro, che fino ad adesso non aveva spiccicato parola: "Ho saputo che volevi ringraziarmi allora mi sono preso la giornata libera ed ora eccomi qua!" Non volendo fare brutta figura standomene muto in preda al panico, iniziai a parlare.
G:" Ah, ehm, si! Grazie per quella volta...! se non fosse stato per te probabilmente non sarei nemmeno qui ed è tutto grazie a te!" appena finì di parlare vidi Alex che ridacchiava, al che io abbassai la testa imbarazzato. Cico allora interruppe la sua risatina: "Non ce problema, Alex si sta addestrando per questo, stai tranquillo" con un filo di voce risposi con un: "si, certo". Calò il silenzio che venne interrotto da Alex: "ora che ci siamo chiariti...piacere, io mi chiamo Alessandro, per gli amici Alex, ho 19 anni e dopo la scuola lavoro in caserma con Cico". Ero felice, pensai che avrei avuto degli amici non troppo più grandi di me finalmente.
G:" Io mi chiamo Giorgio, ho 17 anni e vado a scuola ovviamente".
Un telefono squillò, era il mio; risposi subito ed era Anna, aveva detto che lei e Ettore stavano arrivando così salutai Cico e Alex dirigendomi all'uscita e appena arrivarono salii in macchina da loro e partimmo.

~🄰🄽🄶🄾🄻🄾 🄼🄴~
𝐄𝐜𝐜𝐨 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨, 𝐫𝐢𝐩𝐞𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐞̀ 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐨 𝐞 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐯𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞𝐭𝐚̀, 𝐦𝐢 𝐬𝐜𝐮𝐬𝐨 𝐢𝐧 𝐚𝐧𝐭𝐢𝐜𝐢𝐩𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐞𝐫𝐫𝐨𝐫𝐢 𝐠𝐫𝐚𝐦𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚𝐥𝐢 𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐬𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐢 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚 <3

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