Giovedì, dopo la scuola, Jennifer mi aveva chiesto se potevo fare un giretto con lei tra i boschi dell'Alaska. Avevo accettato subito sopratutto perché dovevo distrarmi da tutti i pensieri che mi avevano turbato in quei giorni. Mi misi gli scarponi comodi, un bel giubbotto caldo e fui pronta. Dopo poco mi ero fermata davanti all'uscita dei dormitori per aspettare Jen. Mi appoggiai al muro e guardando il cielo mi ero messa a fischiettare. Raccolsi i miei capelli mossi in una coda disordinata e aspettai per un po'. Dopo mezz'ora ad aspettare sbuffai, nello stesso istante in cui mi staccai dal muro di mattoni , la porta si aprì e uscì fuori Jennifer. Con il suo giubbotto rosa e le scarpe fucsia acceso quasi mi abbagliò. Ormai ero abituata al cielo grigio dell'Alaska!
«Era ora!» La rimproverai.
«Scusami, ma non trovavo le scarpe e poi mi dovevo truccare!» La guardai con le sopracciglia che arrivavano sino alla mia frangetta. Io c'avevo messo cinque minuti a prepararmi e non mi ero messa neanche un filo di trucco. «Dobbiamo fare una sfilata di moda tra i boschi? Magari facciamo colpo su dei scoiattoli, o magari su degli orsi!»
Mi guardò e sorrise divertita, «Si, magari anche su degli unicorni! Su forza, voglio vedere un sacco di cose oggi!» E con una pacca sulla mia spalla cominciò a correre verso un sentiero di ghiaia. Sbuffando cominciai a correre e la raggiunsi. «Devi raccontarmi qualcosa?» Chiese. I suoi capelli rossi svolazzavano da tutte le parti.
«Non so, devo dirti qualcosa?» Domandai io.
«Ti sembra familiare il nome Steve? Sai,il playboy del college, capelli biondi mischiato con castano chiaro, occhi verdi mozzafiato e muscoli da urlo.»
Ecco, volevo buttare via lui e tutto quello che sentivo dentro ogni volta che i miei occhi si incastravano a i suoi ma ritornò tutto a galla con una sola domanda.
«Già, un po' mi é familiare.» Cercai di sembrare tranquilla, ma incominciai a inciampare in ogni sassolino che i miei piedi si ritrovavano davanti. Corrugai la fronte e guardai da un'altra parte per non far vedere che avevo gli occhi spalancati. Mi misi a guardare gli alberi altissimi che ci guardavano dall'alto.
«Liz, smettila di mentirmi! So che sei inciampata sopra di lui il primo giorno di scuola, so che hai urlato che era uno Stalker in classe! So persino che avete fatto una corsa nel corridoio sino all'aula di Arte! Anzi, tutta la scuola lo sa! E, diamine, Liz, ti consiglio di stargli alla larga quello ti mangerà viva!» Mi girai verso di lei e restai a bocca aperta, «Posso sembrare ingenua quanto vuoi, ma quello spezza il cuore a tutte. L'unica a cui non ha spezzato il cuore é il capo della confraternita Alfa e se vede che qualcuno intralcia il proprio percorso verso la conquista di quello sciagurato si ritrova morto e sepolto in poco più di tre secondi.» Mi sorrise tristemente, «Non farti ingannare.»
Come se fosse semplice, pensai.
«Io gli sto alla larga, ma lo incontro da ogni parte!» Avrei voluto incolpare i miei piedi, ma sapevo che era tutta colpa mia. Mi fermai per riprendere il fiato, anche lei si fermò e cominciò a fare streaking con un piede che la teneva in equilibro e l'altro che era tenuto dalla sua mano.
«Quello é peggio di una calamita grande quanto l'Everest. Tu non lo trovi un po' gay?» Mi domandò guardandomi. Scoppiai a ridere e mi buttai sull'erba affianco alla stradina di ghiaia.
«Se l'ho notato?! Quel ragazzo se non ha gli abiti firmati e le scarpe pulite alla perfezione non esce di casa!» Dissi sbalordita. «E poi non capisco come fa a mettersi sempre quelle magliette striminzite che gli fasciano il petto! Provo un immenso fastidio al suo posto!» Mi lamentanti.
Jennifer rise di gusto e si sedette vicino a me, «Poi quando gli tocchi i capelli si mette a fare il bambino davanti a tutti. Quando eravamo in prima glielo facevo sempre, adesso glielo fa Bradley.» Sorrise e i suoi occhi si illuminarono.
«Eravate amici?» Chiesi, ero così curiosa di sapere com'era il vecchio Steve. Avrei voluto essere io quella che gli scarmigliava i capelli.
Stavo diventando pure sdolcinata.
«Eravamo migliori amici, poi lui ha incominciato a diventare stronzo e io non ho più voluto sentire di lui. É stato un brutto colpo quando ho saputo che lui si era trovato altri amici. É stato un brutto colpo sopratutto perché ero cotta di lui, ma poi sono cresciuta e ho capito che non ero cotta di lui, ero innamorata di come si comportava da principe, tutto l'altro non potevo sopportarlo. Era carino quando mi veniva a prendere ogni giorno a fine lezione per andare insieme a mangiare. Da principe, però, é diventato un ranocchio.»
«Questa storia mi ha messo tristezza! Non gli hai neanche dato un pugno in faccia?» Chiesi con voce mogia.
«Il pugno gliel'ho dato, ma ho parato un altra parte del suo corpo perfetto. Puoi stare certa che non ha dormito per tre notti, ho anche le testimonianze.» Disse ridacchiando.
«Oh, sapevo che eri un uomo in fondo al tuo cuore!» Urlai emozionata.
«No, sono donna elegante, e tu sei una donna con le palle, che secondo me sta cercando delle distrazioni per non pensare a lui.» Disse guardandomi con il suo solito sorriso furbo.
«Dimmi che non ti metterai a farmi la ramanzina!»
«No...Okay, si! Come fai a innamorarti di uno così?» Chiese irritata.
«Che? Innamorata?! E chi aveva mai nominato quella parola?» Strillai come una gallina. Stavo impazzendo! Io non ero innamorata di Steve Adams!
«Ogni santa volta che lo vedi ti sciogli sulla sedia!» Mi guardò seria muovendo le braccia sopra la testa.
«Magari svengo perché é puzzolente!»
Lei sorrise ridacchiando, «Oh, magari svieni perché se lo guardi il tuo cuore impazzisce!» Gonfiai le guance e misi le braccia conserte sotto il seno.
«Il mio cuore batte forte anche adesso e pure non c'é nessun Dio Greco o la Nutella, quindi!» Ribattei. Okay, forse aveva ragione! Ero un po' dipendente da Steve Adams. Ma che ci potevo fare se lui era così perfetto da mozzarmi il fiato ogni volta che lo vedevo?
«Ah, comunque sei nei guai!» Disse, le sue labbra si appiattirono e si compressero tra di loro. Le era scappato!
«Perché sono nei guai?» Chiesi guardandola incuriosita. Nei guai c'ero sempre stata sin dalla tenera età, ma la faccia di Jennifer non prometteva bene.
«Prima ti ho parlato del capo dalla confraternita Alfa, no?» Annuì non capendo a dove voleva arrivare. E poi chi diamine era questa qua? Spero solo che non credesse di essere Gesù sceso in terra per salvare gli uomini peccatori!
«Quando ha saputo di cos'é successo tra te e Steve Adams ha dato di matto! Le sue amichette della confraternita gliel'hanno comunicato ieri, quindi stai lontana da loro!» Mi avvisò.
Non sono loro quelle promosse alla scuola di Karate con la fascia nera! Sorrisi spotaneamente, già mi immaginavo tette e culi finti che cercavano di darmi cazzotti. Una grande barzelletta.
«Mi immagino come saranno: bionde, occhi pieni di trucco, fondotinta che le fa assomigliare a un componente della tribù indiana e infine i vestiti che non arrivano neanche all'inizio del culo.» Certo, sarebbero sempre state meglio di me, ma senza quel trucco Shrek si sarebbe incarnato in loro.
«Quella é la descrizione di Ashely, il capo, tutte le altre hanno capelli castano chiaro, lei si deve identificare, ovviamente!» Gonfiò anche lei le guance e poi guardò il cielo scuro. «L'Alaska é l'unico posto in cui mi sento libera.» Affermò.
«A me l'Alaska mi rende più pazza, e non é neanche una cosa negativa! Ti giuro che mi piace da impazzire! E poi io amo la natura, potrei saltare la scuola per venire qua tutti i giorni.» Sembravamo i chiesa. Due preti che si confessano insieme.
«Non ti senti libera dentro questa natura così bella e selvaggia? Mi avventurerei tra i boschi e urlerei tutte le cose possibili e immaginabili.»
«Be', potremmo farlo...» Mi girai verso di lei, il nostro sorriso diventò furbo come quello di una volpe. Ci alzammo e cominciammo a camminare verso il bosco. Dopo un'oretta circa ci ritrovammo vicino a un precipizo, da lontano si vedeva tutto il paesaggio del Paese. Era spettacolare, il verde diventava sempre più chiaro e la nebbia si mangiava tutti i colori all'orizzonte.
«Voglio amare qualcuno!» Urlò Jennifer. La sua voce rimbombò tra le montagne. Chiusi gli occhi e respirai l'aria pura, incontaminata dallo smog delle macchine.
«Voglio volare tra le nuvole, urlare felice tutto quello che voglio vicino al sole senza bruciarmi.» Urlai io. Sentì la mia voce affievolirsi sempre di più. Jennifer mi guardò e sorrise compiaciuta.
«Voglio imparare a cucinare le lasagne!» Sorrisi guardandola.
«Voglio imparare una danza che non sia la Macarena!»
«Voglio uccidere Ashely Green!»
«Vorrei stare alla larga da Steve Adams, anche se é una gigantesca calamita e io vengo attirata come un magnete!» La mia voce diventò sempre più rabbiosa. «E voglio fargli capire che non mi distruggerà.» Jennifer si avvicinò a me e mi abbracciò sfregando la sua mano sulla schiena.
«Vorrei che questa amicizia fosse per sempre.» Sussurrò. Accarezzai i suoi capelli sorridendo.
«Vorrei che Jennifer diventasse una donna con le palle e vorrei che questa amicizia duri per l'eternità.»
Lei ridacchiò e mi pestò il piede con le sue scarpe da ginnastica firmate. «Io sono una donna con le palle.» Disse.
«Solo perché hai dati un pugno nei genitali di un maschio non ti rende figa quanto me!» Urlai nel suo orecchiò. Lei si staccò di scatto mi diede una spintarella sulla spalla con una mano.
«Ahi, stupida! Se ti predo ti faccio in mille pezzettini e poi vediamo chi é la donna con le palle!»
Stillai divertita e spaventata e cominciai a correre. E scoppiai a ridere di gioia. Ci voleva Jennifer per dimenticare un po' del dolore che sentivo dentro.
«Vieni qui!» Urlò ridendo.
Corsi come un pollo rincorso da un cane, ridendo come una matta che veniva alternata da una risata molto simile a quella di Peppa Pig quando si rotola nel fango. Mi ero sempre chiesta se la mia coglionaggine era dovuta alla nascita prematura o a tutte le cadute che avevo fatto con la bici da piccola. Forse sono cogliona perché c'é chi nasce con un cervello grande quanto una balena e c'é chi nasce con la coglionaggine dentro. Ecco, spiegato tutto.
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Hello, I'm queen of disaster! (COMPLETA)
RomanceLizzie Brown é una diciottenne stravagante, é anche una combina guai con un talento straordinario: inciampare da tutte le parti nei momenti sbagliati. Al primo anno di college, Lizzie, si sente intrappolata in una gabbia di matti, addirittura più pa...