23. Moore

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«Che ne dici se ci spostiamo un po' più in là?» Chiedo immediatamente a Ricky.

Non mi sembrava per nulla il caso di restare là, non volevo rivolgere parola a Noah e nemmeno alla sua ragazza. Non che non me ne importasse, semplicemente non sapevo come approcciare, non sapevo come cominciare la conversazione sapendo ciò che era successo qualche giorno prima quando mi ero fiondata a casa sua di notte.

«Perché? C'è il tuo amico che ti sta salutando» mi fece notare Ricky.

Quando spostai lo sguardo dal mio ex fidanzato, notai che Noah stava sventolando la mano in aria con il sorriso dolce stampato in volto. Cosa potevo fare se non rispondere? La ragazza al suo fianco sembrava solo che tranquilla. Mi passò mentalmente la loro storia, l'importanza di ciò che avevano vissuto l'uno con l'altra e automaticamente mi sentii in più, quasi inferiore. Ma me lo feci scivolare addosso, per me era importante dare importanza a Noah e alla nostra amicizia.

Così respirai profondamente e ricambiai il sorriso.

Non ci fu conversazione, Noah non fece altri passi in avanti. Forse era anche meglio così.

«La tua nuova fiamma?» Chiede Ricky abbassando lo sguardo e lanciando un sasso nel lago.

«Non sono affari tuoi» risposi seccata.

«Potrebbero diventare miei se avessi intenzione di rimettere a posto le cose tra di noi» commentò sfacciatamente.

Mi stufai di quella conversazione. E comunque Clary avrebbe ottenuto il suo piccolo premio: parlare con il ragazzo che tanto le piaceva, era quello l'importante. Mi alzai in piedi e mi pulii dalla sabbiolina.

«Dovremmo tornare di là, non pensi?» Proposi, anzi, imposi.

«Perché mai?»

«Non voglio più stare qui» come se non fosse stato abbastanza ovvio.

Lui si alzò sbuffando, ma lo ignorai palesemente. Mi guardai attorno per capire dove fosse finito Noah insieme alla sua ragazza, ma mi ricordai subito che sarebbe stato meglio non saperlo. Andare nei boschi non era di certo un'attività di ricerca, c'era ben poco da capire.

Ci spostammo entrambi di nuovo vicino al resto delle persone che avevano deciso di partecipare a quella festa. Clary corse verso di noi con occhi sognanti ed emozionati, contenta di ciò che sarebbe potuto succedere o meno. Sì, le piaceva crearsi scenari in mente. Le avevo detto più di una volta che non le avrebbe fatto bene, che si sarebbe solo illusa, ma non mi ascoltava e purtroppo continuava a ricevere porte in faccia per le aspettative troppo alte che lei da sola si creava.

«Quindi?» Domandò lei.

«Quindi adesso segui Ricky e ti fai portare da Ray» le risposi.

«Tu non vieni?»

«No, vado a fare rifornimento di birra, ne ho bisogno per affrontare questa serata» risposi.

A lei non sembrò dispiacere, in fondo se la cavava benissimo anche da sola quando si trattava di parlare con le persone in generale. Meno quando doveva conversare con i ragazzi che le interessavano, ma ce l'avrebbe fatta. Nel caso ci saremmo solo che fatte due risate.

Fu così che mi allontanai sia da lei sia da Ricky, non avrei più voluto vedere la sua faccia per il resto della serata. Raggiunsi il gruppo di ragazze che si occupavano di servire le birre e ne presi una per me. Decidi che avrei passato il resto della mia serata sistemata affianco al fuoco ardente del falò, a pensare, com'era mio solito fare. Non avevo molta voglia di parlare e la musica mi avrebbe fatto compagnia.

Mi spostai quindi con il mio bicchiere in mano, ma nel momento esatto in cui lo feci una persona mi passò accanto, colpendo con forza la mia mano e facendomi cadere a terra la bottiglia. Vidi la schiuma spandersi ovunque sul terreno, essere risucchiata in un istante. Quando alzai lo sguardo, davanti a me trovai quel maledetto di Jacob.

LOVE AND LOSSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora