Mappe mentali. Persone su persone. Com'era successo e perché? L'ora di storia dell'arte spesso e volentieri per me era come la ricreazione, facevo quello che mi pareva senza farmi troppi problemi. Solitamente disegnavo, mi piaceva tanto farlo, quel giorno invece, nonostante la mattinata piacevole in compagnia di Noah nella sua casetta sul lago, avevo la testa piena di pensieri negativi indirizzati soprattutto verso l'assassino di mia madre. Magari si son sbagliati, magari una volta tornata a casa avrei trovato i poliziotti che dicevano a mio papà che le analisi avevano riportato tutt'altro... Lo speravo, ma sapevo anche che illudermi non mi avrebbe portata da nessuna parte se non a farmi ancora più male.
La lista delle persone che conosceva mia madre si allungava a dismisura, ma nessuno di loro sembrava avere davvero un profilo da assassino. Maledizione, pensai spezzando due la matita e attirando l'attenzione del mio compagno di classe, il ragazzo che era stato bocciato l'anno prima e che avevano fatto spostare vicino a me.
« T- tutto bene?» domandò.
« Sì, grazie » risposi raccogliendo la mia matita spezzata e prendendo un respiro profondo per darmi una calmata.
« Dovresti darti una calmata, comunque » disse con disprezzo.
« Dovresti farti i fatti tuoi, comunque » risposi a tono.
La rabbia non ti porterà da nessuna parte, Lili mi incoraggiai da sola.
A fine lezione giunsi a una conclusione più che ovvia: avrei chiesto alle persone più vicine a mia madre chi, secondo lei, avrebbe potuto farle del male. Eppure, mi sembrava assurdo che fosse stato qualcuno, ricordavo molto bene la scena di quando misi piede in cucina e la trovai stesa a terra. Un coltello per terra e un taglio profondo sul polso. Poteva essere più chiaro di così? Secondo quello che diceva la polizia, no. Non avevamo messo piede in cucina per giorni per lasciare che gli agenti facessero tutte le analisi del caso. Eppure sembrava una situazione più che ovvia... Sembrava...
« Spaccare le matite è diventato il tuo nuovo hobby?» domandò Noah, avvicinandosi silenziosamente a me e sedendosi al posto del mio compagno di banco.
« Mi spieghi dove sei finita per un'ora intera? E perché sei tornata fradicia?» domandò Clary, aggiungendosi anche lei.
« Ci siamo fatti un giro per festeggiare la mia ufficiale ammissione in questa scuola » rispose Noah.
« Ah, perché c'è pure da festeggiare? » lo prese in giro Clary.
« Mi state mettendo un po' di ansia, me l'ha chiesto anche Lili. Ma non è così male questa scuola, rispetto a quella che frequentavo prima poi... » chiacchierò Noah.
« Quale liceo frequentavi?» domandò Clary, senza peli sulla lingua.
« Il liceo Einstein » rispose.
« Ma è quello che sta poco fuori città?»
« Penso di sì»
« Quindi non sei nuovo qui? Cioè, non nuovo in città...» rispose Clary, stupita.
Ed ecco che capii immediatamente dove avevo già sentito il nome di quel liceo. Mia madre andava spesso là vicino perché c'era una scuola elementare e soprattutto, un orfanotrofio dove lei andava a passare i pomeriggi e intrattenere i bambini con delle attività. Era una volontaria, e amava esserlo. La rendeva davvero felice. Ero andata a trovarla un paio di volte.
« Non proprio, anche se non mi sono mai spinto fino a qui, ovvero in centro » spiegò brevemente Noah:« É come se fosse tutto nuovo per me, nonostante io mia sia spostato soltanto di qualche chilometro»
Non avevo intenzione di starmene ferma lì e di ascoltare quei due che stavano allegramente chiacchierando, avevo altro per la testa. Mi alzai e me ne andai in corridoio a farmi un giro, volevo prendermi una boccata d'aria fresca e lasciare che la mia testa ragionasse senza prendersi un freno a causa di varie distrazioni.
Da Papà: Vengo a prenderti a scuola prima, ci sono i poliziotti che ti devono interrogare per trovare qualche
informazione in più
Mio padre sapeva come mettermi ansia, ma allo stesso tempo speravo che giungesse quel momento: volevo dei chiarimenti. Magari le indagini avevano già portato da qualche parte, avevano preso una direzione ben decisa che io avrei continuato a seguire.
Con la testa tra le nuvole e un po' d'ansia per cosa mi avrebbe chiesto la polizia, arrivai davanti all'ufficio degli insegnanti. La porta era completamente aperta e dentro non c'era nessuno. Sul tavolo in mezzo alla stanza c'era il giornale di quella mattina, in prima pagina la foto di mia madre. Istintivamente entrai e afferrai il pezzo di carta. Il suo sorriso... Era così felice e orgogliosa della sua vita. Una vita che qualcuno aveva deciso di rovinare.
« Cosa ci fai qua dentro?» domandò qualcuno alle mie spalle.
Saltai sul posto dallo spavento, facendo cadere a terra il giornale. Era solo Noah.
« Scusami, non volevo spaventarti. Te ne sei andata via in modo strano... Va tutto bene?» chiese.
Ma non feci nemmeno in tempo a rispondere perché sentii delle voci e dei passi sempre più rumorosi. Lo afferrai per il braccio e lo trascinai dietro la scrivania. Ci sedemmo a terra e gli feci segno di stare zitto. Sperai con tutta me stessa che nessuno si accorgesse della nostra presenza, altrimenti saremmo finiti entrambi in grossissimi guai.
Due insegnanti entrarono nella stanza e si ammutolirono non appena, probabilmente, videro il giornale a terra.
« Pensavo di averlo appoggiato sul tavolo » disse uno dei due.
« Sarà stato qualche collega sbadato» ipotizzò l'altro.
« Emma Moore... Quanto mi dispiace, soprattutto per sua figlia, sembra senza vita quando è a lezione » capii che si trattava del mio professore di storia.
« A me non sorprende più di tanto, non stava prendendo una bella piega la situazione qua a scuola per lei»
Sentii le mie mani bruciare, le strinsi forte fino a farmi male mano a mano che i due andavano avanti. Noah me ne afferrò una. La fece sciogliere e me la strinse forte, come per dirmi di smetterla di farmi male, non avevo colpe.
« Ho sentito che voleva licenziarsi per varie incomprensioni con il preside »
« E non solo, i genitori di un alunno l'hanno pure minacciata per alcuni motivi »
« Chiunque sia stato, avrà avuto le sue motivazioni »
« Non sono abbastanza per giustificare l'omicidio di una brava persona »
La conversazione tra i due proseguì per pochi minuti poiché la campanella della lezione successiva suonò, facendoli uscire dall'aula. Noah aveva colto le mie reazioni e non appena ci fu silenzio, la prima cosa che mi disse fu:« Mantieni la calma »
Mi alzai subito in piedi, in preda alla rabbia.
« Dovrei stare calma? Hanno appena detto che mia madre è stata minacciata e nessuno dice nulla alla polizia?» chiesi alzando la voce.
Non ero più in me, non avevo la forza di stare tranquilla o zitta. Chi diamine l'aveva minacciata? Perché i genitori di qualcuno avrebbero dovuto avercela con lei? Forse erano loro la chiave della sua morte? Forse lei non era stata al loro gioco.
« Se non sanno nemmeno chi siano queste persone o se non ne hanno la certezza è normale. Non è facile andare a denunciare qualcuno senza avere nemmeno delle prove » mi spiegò con massima calma Noah.
« Prove? Basta andare lì e dire 'sappiamo di qualcuno che l'ha minacciata', è pur sempre un indizio in più. Qui ci sono persone che sanno qualcosa, non ho intenzione di far durare a lungo questo silenzio »
N/A:
La storia si sta facendo sempre più complicata eh? Che teorie avete per adesso? 😘
Vi ricordo che domani ci troviamo tutti insieme al Caffè Letterario alle 18.00 ( secondo piano del centro commerciale Euroma2 ) per la presentazione di 'my dilemma is you 4' ♥️
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LOVE AND LOSS
FanfictionLe persone vengono spesso date per scontato, soprattutto quando le si vive sempre nella vita quotidiana. Ci sarà sempre, si pensa. Eppure quando il destino te la strappa via, quel 'ci sarà sempre' diventerà 'un mi manca sempre'...