12. Se alle tre del mattino ti senti mancare l'aria...

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« E come mai ha due biciclette? Voglio dire, come fai a potarle a scuola? O ne hai sempre una di scorta?» mi domandò Noah quando gli indicai due biciclette nel parcheggio della scuola. Se solo avesse saputo che quelle due bici non erano le stesse dell'ultima volta e che semplicemente le stavo ruba... No, le stavo prendendo in prestito. Assolutamente in prestito.

« Sì, mi piace averne una di scorta » mentii:« Dai, prendila e andiamo »

Non vedevo l'ora di tornare a casa e di buttarmi tra le coperte, o di passare un po' di tempo con mio papà in caso fosse stato a casa da lavoro. La sera prima si era chiuso nel suo studio, sentivo solo la puzza di sigaretta in giro per la casa. E la mattino dopo avevo trovato tre pacchetti di sigarette vuoti nel cestino della spazzatura. Più andava avanti, più la situazione stava prendendo una piega totalmente sbagliata. Avrei tanto voluto fiondarsi in quello studio e dirgli papà, ci sono io e ti voglio bene, ma lui era come me. La voglia di stare da soli andava rispettata.

« Ferma » mi disse prima di partire:« Tieni » mi lasciò una cuffietta wireless in mano.

« E questa?» abbozzai un sorriso.

« Mettila. Voglio farti sentire una canzone che so che ti farà stare meglio » mi disse, sorridendo:« Parlerà per me, visto che io non sono molto bravo a parole »

Apprezzavo l'atteggiamento di Noah nei miei confronti, averlo con me in quel momento sapevo che mi avrebbe aiutata a stare bene, almeno per un po'. Non sapevo perché si comportasse così, era come se mi conoscesse da una vita e cercasse di proteggermi a tutti costi. Nella realtà dei fatti, invece, ci eravamo visti per caso e c'era una connessione che non avevamo, o almeno che io non avevo mai avuto con nessun altro nella mia vita fino a quel momento. Mi piaceva, mi faceva sentire al sicuro. Ma mi faceva anche venire in mente tanti dubbi, non era normale.

« Ai suoi ordini » ironizzai.

Fu così che cominciò il mio viaggio verso casa mia, con nell'orecchio la cuffietta di Noah e una canzone che non avevo mai sentito. Era rilassante. Per un momento mi sembrò di volare, di precipitare nel vuoto. Guardai Noah, che cominciò ad andare in bici senza mani. Aprì le braccia e sollevò la testa verso l'alto, come se si fosse voluto perdere in mezzo all'aria fresca, in mezzo alle nuvole. Poi toro a concentrarsi sulla strada e si voltò verso di me sorridendo. Era così che si capiva di provare qualcosa per una persona? Perché quando vidi quel sorriso, sentii la mia testa girare, il mio cuore cominciare a battere più forte e quello sguardo, che prima riuscivo a guardare senza problemi, mi fece intimidire all'improvviso. Non volevo crederci, e forse avrei anche fatto bene a seguire la mia testa... Ma è quando ti obblighi a ignorare una cosa, che te la trovi in testa tante volte di più.

Prendermi una cotta per una persona nel momento esatto in cui avrei dovuto solo pensare all'omicidio di mia mamma? A quanto pare non me lo aspettavo, eppure stava succedendo. Maledetta me, che mi affeziono in poco tempo alle persone.

Mi trovai talmente immersa nei miei pensieri che senza nemmeno pensarci passammo davanti a casa mia. Me ne accorsi solo qualche isolato dopo, quando tornai con la testa per terra e frenai all'improvviso.

« Va tutto bene?» mi domandò, fermandosi anche lui.

« Sì, è che siamo già passati davanti a casa » risposi imbarazzata.

Lui cominciò a ridacchiare:« Dillo che eri troppo persa nella canzone »

« Sì, certo » ovvio, la canzone...

Tornammo indietro e quando arrivammo davanti a casa mia, appoggiammo le biciclette a terra.

« Se vuoi, tieni la bici così non ti fai tutto il tragitto fino a casa. Me la riporti domani a scuola » dissi.

LOVE AND LOSSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora