La vita delle persone è destinata a incrociarsi con quella di altre. Capita che per un instante la vita della vita sia parallela a quella di un altro, che si incontrino per un breve tratto, che invece si sovrappongano in maniera inaspettata e che continuino nella stessa direzione per molto tempo, altre linee che invece piano piano diventano un tratteggio fino a consumarsi e diventare un limite. Una chiusura. Un nulla.
Avevo cercato più volte un motivo per non voler andarmene anche io da quel mondo, un motivo per non raggiungere mia madre ovunque lei fosse, ma non l'avevo ancora trovato. Era difficile trovare anche solo un aspetto positivo quando ogni pezzo del puzzle della mia vita sembrava non incastrarsi più. Tutto ciò cambiò quando Noah arrivò nella mia scuola, quando quel giorno sulle scalinate decise di rivolgermi parola come se mi avesse già conosciuta, come se mi avesse riconosciuta.
Non avevo idea, ai tempi, che bel presto proprio lui avrebbe occupato la mia testa per un bel po', ma andiamo avanti con ordine.
Era passato nemmeno un giorno da quando Noah aveva fatto ingresso nella mia classe, ci eravamo scambiati due chiacchiere a ricreazione ma non mi aveva colpita più di tanto come persona. Diciamo che sì, aveva avuto una storia particolare, non era stato facile per lui andare avanti a testa alta, ma non la trovavo una storia così diversa da molte altre. Ero insensibile. Il dolore mi aveva resa tale.
Era una giornata scolastica come le altre, avevo deciso di presentarmi lo stesso a lezione perché, nonostante tutto, il preside mi aveva messo un po' di timore riguardo alla mia possibile espulsione e non potevo permetterlo. Mio padre non ce l'avrebbe mai fatta a sopportare quella negatività.
Così, durante le ore di lezione indossai una delle mie solite felpe belle pesanti, mi misi il cappuccio in testa e le cuffiette nelle orecchie. Avevo chiesto anche a un mio compagno di cambiarci di posto, stava andando tutto alla perfezione. Io passavo la mia ora di lezione a disegnare e ascoltare musica, mentre ogni tanto il mio sguardo si puntava su Noah, il nuovo arrivato. Aveva qualcosa di affascinante, forse era il suo sguardo spento, proiettato verso il vuoto più assoluto mentre annuiva per dare un contentino al professore. Nella mia testa cominciò a prefigurarsi un bambino, molto simile a lui, con gli occhi smarriti e l'espressione sul viso triste mentre gira di casa in casa, alla ricerca di una famiglia capace di accettarlo per ciò che fosse. Non doveva essere stato facile.
Fu così che la matita seguì il mio pensiero e in quell'ora di lezione sul mio foglio trovai disegnato un bambino dai capelli ricciolini, con una valigia in mano, lo sguardo rivolto verso l'alto e le sopracciglia inarcate quasi come se volesse chiedere pietà.
« Noah, ci sono i tuoi genitori adottivi qui in corridoio che ti attendono» entrò in classe il preside ad un certo punto.
Il ragazzo si guardò attorno imbarazzato, non era di certo una visita che si stava aspettando. Morivo dalla curiosità di sapere che cosa stesse succedendo e fu per questo che nel bel mezzo della lezione, non appena Noah uscì dalla classe, domandai di andare la bagno. Il professore non era solito concedere questo privilegio a tutti, anzi spesso era ben infastidito, ma essendo a conoscenza della mia situazione personale non fiatò e mi diede il consenso di uscire da quell'aula.
Quando chiusi la porta dietro di me, incontrai subito lo sguardo di Noah. Avevo sperato dentro di me che stesse discutendo con i suoi genitori adottivi non proprio davanti alla classe, e invece no.
Mi guardò confuso, come se volesse quasi chiedersi 'ma cosa ci fa qui questa pazza?', ma non lo fece intendere così palesemente. Lo capii solo io, dal suo sguardo. Mi allontanai da quella situazione che sembrava parecchio difficile da gestire visto che sua madre adottiva continuava a gesticolare e cercare di moderare la voce per non esplodere in mezzo al corridoio scolastico. Non sentii molto della loro conversazione, perché l'angolino del corridoio per nascondermi era parecchio distante.
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LOVE AND LOSS
FanfictionLe persone vengono spesso date per scontato, soprattutto quando le si vive sempre nella vita quotidiana. Ci sarà sempre, si pensa. Eppure quando il destino te la strappa via, quel 'ci sarà sempre' diventerà 'un mi manca sempre'...