17. Perché mi stai mentendo?

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Come si fa a mettere a posto la propria vita quando non c'è una singola cosa che vada bene? In un giorno ero arrivata alla scoperta di troppe cose, troppe cose che mi avevano fatto soffrire. Le ore che seguirono la mia serata di sfogo a casa di Clary la passai a piangere tra le coperte del mio letto, a sfogliare i vecchi album dei ricordi con le foto di mia madre, a ripercorrere mentalmente i suoi sorrisi e i miei. Mi dissi che gli eventi di quella giornata fossero dei segnali, era giunto il momento di prendere in mano la situazione e di occuparmi delle cose che dovevano starmi a cuore senza distrazioni, senza Noah, senza mio papà. Il primo era diventato un'ancora di salvezza, il secondo mi aveva solo presa in giro. Non avrei dovuto più rivolgere parola a nessuno dei due, per quanto io volessi bene a entrambi.

La mattina seguente mi alzai dal letto con una voglia di affrontare la mia giornata, diversa. Ero priva di emozioni, priva di pensieri negativi, avevo solo una cosa in mente: mia madre. Non c'era altro che avesse importanza.

Mi preparai la colazione senza nemmeno dare importanza a mio padre, che era seduto in cucina con il computer sul tavolo e una tazza di caffè affianco. Stava probabilmente lavorando a qualche progetto per il lavoro, sembrava parecchio concentrato ma non abbastanza da non notare il mio silenzio e la mia indifferenza nei suoi confronti.

« Lili, va tutto bene tesoro?» mi chiese.

Non gli risposi. Per quanto la mancanza di mia madre mi avesse insegnato a dare il giusto valore alle persone che mi circondavano e apprezzarle nel momento in cui avevo la possibilità di farlo, non riuscivo a trovare il coraggio di rivolgere parola a mio papà. Da un lato lo capivo, come tutti aveva bisogno di andare avanti con la sua vita, riprenderla in mano e ricominciare da zero. Ma secondo me, era troppo presto. Troppo presto per me, per vederlo andare avanti.

Uscii di casa con il cappuccio di una delle mie solite felpe tirato in testa, le cuffiette nelle orecchie e la musica a massimo volume per evitare di sentire qualsiasi persona avesse voglia di conversare con me. Clary non ci sarebbe stata a scuola quel giorno, di conseguenza mi trovavo da sola. Ma erano anche quelli i momenti in cui stavo meglio.

La mia storia stava per prendere una piega diversa.

E non era solo una sensazione, ricevetti un messaggio mentre stavo andando a scuola dalla centrale della polizia. Mi avrebbero chiamata non appena avrei avuto un momento di tranquillità per aggiornarmi sulle ultime novità. Gli indicai come orario qualche minuto prima dell'inizio delle lezioni, l'esito delle loro notizie mi avrebbe fatto capire se valeva la pena andare a scuola quel giorno o se potevo benissimo tornarmene a casa e cominciare a portare avanti le indagini anche per conto mio.

Tenni d'occhio il telefono per un bel po', non volevo rischiare di perdermi una loro chiamata.

Mi fermai esattamente davanti all'ingresso della scuola, senza entrare. E neanche a farlo apposta, qualche attimo dopo Noah cercò di farsi notare da me. Non avevo alcuna voglia di parlargli, sinceramente non me la sentivo e non volevo nemmeno mostrarmi ferita dalla scoperta che avevo fatto. Ma quando lo ignorai, insistette a tal punto da arrivare esattamente davanti a me.

Mi sorrise e disse qualcosa, non la sentii perché avevo ancora le cuffie nelle orecchie. Avanti Lili, mostrati normale, fai finta che non sia successo nulla mi incoraggiai da sola.

« Non mi hai risposto ai messaggi » mi disse preoccupato.

La sera prima li avevo ignorati tutti. Mi aveva scritto due messaggi chiedendomi se stessi bene e se avessi bisogno di lui, dal mio lato non potevo dirgli di sì e rovinargli la serata con la sua fidanzata, non sarebbe stato giusto.

« Scusami, è stata una serata molto lunga, ero da Clary » risposi, cercando di sembrare normale e naturale possibile.

Non era facile. Guardarlo negli occhi e vedere davanti a me tutte le idee che mi ero fatta su lui, i sentimenti che stavo cominciando a provare sfumare nel nulla. C'erano ancora, stavano solo cercando di essere liberati.

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