25. Lo vedo che stai dubitando di me

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«Lili?» Domandò lui abbastanza confuso:«Che cosa ci fai qui?»

«La vera domanda è: che cosa ci fai tu qui?» chiesi.

Ero consapevole del fatto che si trovasse lì per qualcosa legato alla sua infanzia, ma visto che non aveva ancora avuto modo di dirmelo, non avrei di certo forzato tutto. Avrei scoperto finalmente quanto Noah fosse in grado di essere sincero con me, perché lo era sempre stato no? Era sempre stato sincero con me, giusto?

«Sono venuto a dare una mano a Dayane, sai... Fa bene avere nel curriculum qualche esperienza di volontariato e visto che anche io ho vissuto come loro per un po', mi piace venire qui» mente. Mente.

Noah mi stava mentendo. Non si trovava lì per un'esperienza, non si trovava lì per il curriculum, si trovava lì per qualche legame affettivo che si portava dietro dall'infanzia. Per lui il Little Joy rappresentava la sua infanzia, l'inizio. Perché non voleva dirmelo? Aveva paura che non comprendessi? Temeva che lo prendessi in giro? Che lo trovassi ridicolo? Ma come poteva anche solo pensare una cosa del genere quando sapeva benissimo che mia madre, per prima, amava passare i pomeriggi là dentro?

Mi sentii persa in mezzo alle sue parole, abbassai lo sguardo senza rendermene nemmeno conto.

«C'è qualcosa che non va?» Mi domandò.

«No» non lo guardai nemmeno negli occhi.

«Noah, vedo che sei arrivato anche oggi» si intromise Dayane.

«Ho il pomeriggio libero, a scuola non ci hanno dato quasi nulla da fare per domani» pazzesco che proprio quando non c'ero io la scuola diventasse più interessante.

«Stavo giusto accompagnando la ragazza fuori» commentò Dayane:«É la figlia di Moore» le partì una risata isterica.

«Non lo sapevo» mentì di nuovo. Noah continuava a mentire:«Le faccio fare un giro, magari avrà voglia anche lei di unirsi a noi»

Dayane impallidì leggermente in volto, ma si riappropriò della sua apparente gentilezza iniziale e accennò a un sorriso. Quello voleva dire sì, puoi portarla in giro. Nonostante io non ne avessi bisogno, conoscevo quel posto a memoria, ma mi lasciai convincere dalla mia voglia di capire che cosa avesse in testa il mio amico.

«O forse scapperà...» aggiunse Noah guardandomi divertito. Ma sapevo che si stava comportando in quel modo per alleggerire la tensione che si era creata.

«Oh Noah, sei così scemo» ridacchiò sinceramente Dayane.

Noah mi afferrò per la mano come se nulla fosse e mi trascinò via da quella situazione che stava diventando via via più insostenibile. Perché Dayane era così tanto strana? La sua reazione alla mia visita mi lasciò insospettita e confusa.

«Posso dire che quella è davvero-» ci trovavamo in mezzo a al corridoio principale quando Noah, senza farmi del male, mi spostò con la schiena al muro e mi mise una mano sulle labbra. Mi pietrificai quando vidi il suo volto così vicino al mio, riuscii a sostenere il suo sguardo per poco prima di sentire il mio battito cardiaco andare a mille. Con la mano libera si appoggiò l'indice sulle labbra per farmi segno di stare zitta. Non mollò mai la presa, non distolse mai lo sguardo.

Nell'altra stanza si sentirono i tacchi fastidiosi di Dayane, che stava camminando avanti e indietro. Poi il rumore di una chiamata in corso e sparì. Probabilmente era uscita dalla stanza per conversare con qualcuno. Doveva avvertire qualcuno del mio arrivo? Che cosa stava succedendo? E perché Noah lo aveva previsto? Mi innervosii per le incomprensioni che si stavano creando. Era come se le persone attorno a me fossero a conoscenza di fatti che dovevano tenermi nascosto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 21, 2021 ⏰

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