Capitolo Sei

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La mattina dopo, appena suonò la sveglia sopra il comodino che mi ricordava fossero le sette in punto, mi alzai e trovai sopra la scrivania un pacchettino rilegato con un biglietto con su scritto "Per il gemello più sveglio, da aprire dopo pranzo." Firmato 15. Mi aveva pure fatto un regalo per il Pi Day? Quell'anno si era proprio superato.

Alle lezioni del mattino non vidi 15, come mi aveva anticipato il giorno prima. Cavolo, mi mancava di già. Dopo lo avrei dovuto ringraziare per il regalo.

Finite le lezioni andai alla mensa. Mi misi in fila, con un vassoio in mano, aspettando il mio turno per prendere da mangiare. Il piatto del giorno era pasticcio al ragù, il piatto preferito di me e mio fratello. Pensandoci su, quella mattina non avevo visto nessuno del gruppo 3. Che i dipendenti avessero indetto una riunione per la nostra categoria e si fossero dimenticati di avvertirmi? Nah... 15 mi sarebbe venuto a chiamare non appena si fosse accorto che mancavo.

Presa la mia porzione, andai a sedermi dove di solito ci sedavamo io e i miei fratelli del terzo gruppo, ma quel giorno era vuoto. Non che sarebbe cambiato qualcosa se fossero stati presenti gli altri fratelli 3. Qualche volta era difficile anche solo rivolgergli un saluto.

Cominciai a mangiare quando a un certo punto qualcuno si sedette con il vassoio nel posto davanti al mio, quello che di solito era riservato a 15. Alzai lo sguardo sorridendo ma ritornai subito seria.

Era 1.19P. Ci guardammo negli occhi per un lungo e silenzioso minuto. Poi cominciò a parlare: «Cos'è? Pensavi fossi uno dei tuoi fratellini del gruppo 3?» disse sghignazzando.

Sbuffai. Non avevo mai parlato con Uno, prima di allora. Cosa diavolo voleva da me? «Cosa vuoi, Uno?» sapevo di essere sgarbata ma avevo una strana sensazione da quella mattina. Volevo rimanere da sola. Sola oppure insieme a 15.

Io e gli altri fratelli dei vari gruppi avevamo cominciato a chiamarlo Uno dopo che il resto dei suoi fratelli del primo gruppo vennero mandati in un altro centro per fare dei controlli. Erano passati ormai due anni da quando se n'erano andati. Era un bel ragazzo, come tutti i mei fratelli d'altronde: un metro e novanta di muscoli scolpiti, zigomi alti e ben pronunciati, mascelle quadrate. Labbro superiore ben pronunciato, naso piccolo e capelli spettinati ad arte. Era il primo esperimento ad aver raggiunto il livello P. Possedeva la capacità della metamorfosi: a comando, quando toccava la pelle di una persona ne assumeva l'aspetto e la voce.
Se ne stava sempre per i fatti suoi, soprattutto dopo la partenza dei fratelli del suo stesso gruppo. Negli ultimi anni non l'avevo mai visto parlare con qualcuno.

«Uno» ripeté sospirando, poi continuò: «Tra poco gli altri cominceranno a chiamare anche te "Tre". Allora, è ancora bello essere diventati di livello P?» emise una risata quasi maligna.

«Perché mai?» dissi, mettendomi su a sedere: «I miei fratelli sono stati portati nel centro per essere curati?» Impossibile. 15 non se ne sarebbe andato senza prima dirmelo, o almeno senza prima salutarmi.

Uno smise di ridere: «Aspetta, mi stai dicendo che ancora non lo sai?» ora stava poco più che sussurrando. Anche io con l'udito ipersviluppato facevo quasi fatica a sentirlo, e sì che eravamo a meno di una cinquantina di centimetri l'uno dall'altra. Si fece serio in volto e poi deglutì rumorosamente «Ecco perché sei così tranquilla. Pensavo te ne stessi fregando». Tornò a guardarmi negli occhi e con voce un po' più dolce di prima disse: «Devi venire con me».

Quasi mi andò di traverso l'acqua che stavo bevendo: «Scusami? Non abbiamo mai parlato io e te e ore vuoi che ti segua? Da sola? Non credo proprio» Ma non potei oppormi a lungo perché Uno mi afferrò per il polso e mi spinse fuori dalla mensa. Mi condusse fino all'aula di scienze, vuota per la pausa pranzo. Mi lasciò andare e chiuse la porta a chiave. «Ma che cazzo ti prende?»

π - La diversità sfugge al controllo -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora