Guardian Angels - La Scelta

Capitolo 12: Scared

"Meglio un ristorante romantico o uno informale per il primo appuntamento?"

"Ciao anche a te Ethan. È bello sentirti." Rispondo, avvicinando meglio il cellulare all'orecchio.
"Ciao. È un'emergenza."
Sorrido, riappendendo l'accappatoio al suo gancio.
"Okay, fammi pensare. Lei che tipo è?"
"È fantastica."
Già mi immagino il suo sorriso ebete nel dirlo.
"Sii un po' più specifico, per favore."
"Più specifico..." borbotta. "Te ne avevo già parlato, lavora con me da Wosta. È molto gentile, sia con i colleghi che con i clienti. È anche molto bella. La sua è una bellezza inconsapevole. Si raccoglie i capelli con una pinza e indossa sempre i jeans. È una ragazza semplice, ha un sorriso contagioso. E poi, fa la schiuma di latte migliore di tutte."
"Sembra adorabile." Ammetto sinceramente, lanciando un'occhiata al mio riflesso nello specchio.

"Lo è. Ma a parte questi dettagli e qualcosa in più sulla sua famiglia, non so molto. Dici che apprezzerebbe di più una cena informale?"
"Assolutamente. La spaventeresti portandola in un posto romantico."
"Giusto. Quello lo tengo per il secondo appuntamento."
Ridacchio, dirigendomi verso la mia camera.

"Sicuro di non star correndo troppo? Come ha reagito quando le hai chiesto di uscire?"
"Programmo di farlo proprio domani mattina."
"Non ci credo." Mi blocco nel corridoio, sbattendomi una mano in fronte.
"Cosa?"
"Non glielo hai ancora chiesto?" Riprendo a camminare. "Avevi detto che si trattava di un'emergenza! Pensavo che l'appuntamento fosse questa sera."

Apro la porta della mia camera, decisa ad andare alla ricerca di una felpa, ma le finestre spalancate di fronte a me attirano la mia attenzione prima che possa fare due passi, facendomi sobbalzare dalla sorpresa.
Più che le finestre, in realtà, è la persona seduta sul davanzale a cogliermi di sorpresa. Con un ginocchio al petto e l'altra gamba a penzoloni nella stanza, Devin mi scruta con uno sguardo indagatore, e come se avere alle spalle una possibile caduta di sei piani fosse la cosa più normale del mondo.

Apro e chiudo la bocca, senza parole.
"Ethan, posso richiamarti più tardi?" Interrompo a malincuore il suo flusso di parole, a cui non stavo più prestando la minima attenzione. "Scusa, ma ora devo proprio andare."
"Va bene." Sbuffa. "Ci sentiamo."

Appoggio il cellulare sul cassettone alla mia destra, passandomi una mano tra i capelli ancora umidi.
Devin è vestito come questa mattina, e ha l'aria scompigliata.
Chissà dov'è stato per tutto il giorno.
"Avevi detto che non saresti venuto." Gli dico.
"Lo so."
"Hai cambiato idea?" Faccio un passo verso di lui.
"No."
Aggrotto le sopracciglia. "Eppure sei qui."
"Sicura?" Mi sorride, prendendomi in giro.

Gli lancio un'occhiataccia.
Quindi, lo guardo scendere dal bordo della finestra e fare un passo verso di me.
"Ti avevo detto che non sarei potuto venire." Mi spiega con calma. "E infatti non potevo. Ma sono qui comunque."
Il mio cuore si accartoccia per un attimo, e mi lascio scappare un sorriso.
"Gentile da parte tua." Ironizzo.

Devin non risponde, ma si siede sul letto, liberandosi della giacca in pelle e dei suoi stivali sporchi di fango.
"Da quanto tempo non lavori al maneggio?" Mi domanda, cogliendomi alla sprovvista.
Lo guardo confusa. "Circa una settimana. Le lezioni normali si sono interrotte."
"Perché?" Mi incalza.
"Dove vuoi arrivare?"
"Tu rispondi alla mia domanda."

Sbuffo, rimproverandolo con gli occhi per i suoi modi bruschi. "Giusy si sta preparando per le nazionali con le agoniste. Partono questo weekend."
"E ti sei mai chiesta dove si svolgeranno, quest'anno?"
"No, non me lo sono mai chiesta, Devin. Ma non capisco come possa—" mi interrompo. "Aspetta."
"Esatto." Mi sorride, complice. "Edimburgo."
Una strana ansia inizia a prendere piede dentro di me.
"Una fortuna dietro l'altra, Grace. Il destino vuole davvero farti incontrare tua sorella."