Capitolo 10: Feelings

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Guardo l'ora sul cellulare. 11 p.m.
La cena si è conclusa da un pezzo: ora gli ospiti chiacchierano allegramente, sparsi per la sala con calici di champagne in mano. Alcuni ballano sotto al palco dell'orchestra, volteggiando sulle note dei valzer più famosi.
Sto passando lo sguardo sulle teste castane nella folla, alla ricerca di un potenziale William con due bicchieri di vino in mano, quando sento una voce familiare parlarmi alla mia destra, prendendomi alla sprovvista.
"Temo che il suo cavaliere non sarà di ritorno molto presto, madame."

Mi giro allibita, ritrovandomi faccia a faccia con Devin, vestito di tutto punto per la serata.
Strabuzzo gli occhi, ammutolita per la sorpresa.
Come ho fatto a non vederlo avvicinarsi?
"Ti prego di non perdere i sensi. Sei già la seconda che mi guarda con quell'espressione, e la prima si è rovesciata il creme caramel sul vestito." Mi dice vanesio.
Se pensavo che Will stesse bene con l'abito da sera, era perché non avevo ancora visto Devin. Il taglio della giacca mette in evidenza le sue spalle larghe, il bianco della camicia contrasta in modo squisito con i capelli neri. Il colletto, poi, chiuso fino all'ultimo bottone, sembra sottolineare la linea marcata della mascella. Non lo avevo mai visto indossare altro che la tenuta, o qualche magliette e felpa. Così elegante è bello da togliere il fiato, e sembra molto più umano.
"Che diavolo ci fai qui?" Sussurro sorpresa.
"Dovevo parlarti." È la risposta.
"E non potevi aspettare fino a domani mattina?"
"E perdermi una serata così divertente?" Aggrotta le sopracciglia, fingendosi offeso.
Quindi volta il viso verso l'orchestra, un sorriso sulle labbra. "Il Kaiserwaltzer di Strauss, il mio waltzer preferito."

Lo guardo sconsolata. "Come diamine hai fatto a procurarti uno smoking?"
Devin ridacchia. "Non è stato così difficile. C'era un ragazzo dall'aria particolarmente imbambolata, nella toilette dei signori. Credo
si fosse appena fatto di qualcosa di pesante. Azzarderei un allucinogeno, dato che mi guardava come se fossi vestito da ballerina. Ad ogni modo, l'ho semplice—"
"Ho cambiato idea." Lo interrompo, pentendomi di averglielo chiesto. "Non voglio più saperlo."
Ma dimmi che non l'hai lasciato in mutande. Ti prego.
Lui rotea gli occhi, poi sorride. Il suo sorriso è talmente bello che per un attimo mi sento ondeggiare sui tacchi.
"Ai suoi ordini. Possiamo spostarci in una zona più tranquilla?"
"Ma, William..."
"Te l'ho detto. William non tornerà ancora per un po'."
"Devin!" Esclamo, ad un tratto realizzando il suo coinvolgimento. "Cosa gli hai fatto?"
"Niente di grave, mia cara. Gli ho solo dato qualcosa a cui pensare." Risponde, per poi farmi cenno di seguirlo.
"Non mi chiamare mia cara." Borbotto, infilandomi con lui nella folla.

Il mio Angelo Custode mi porta fuori dal salone dove si svolge l'evento, fermandosi su un grande balcone affacciato sul retro della villa. Da qui si vede uno splendido giardino all'italiana, tutto siepi e stretti sentieri. Dato il poco inquinamento luminoso, il cielo lascia perfino intravedere qualche stella.
"Devin..." inizio, consapevole del rischio che stiamo correndo. Se il Guardian Angel mandato a controllarmi mi avesse seguito fin dentro l'evento, rischieremmo di essere visti.
"Zitta." Il suo tono gentile contrasta con le parole perentorie. "Lasciami ammirarti in pace."
Un brivido mi pervade da capo a piedi. Mi convinco sia per il freddo, e non per le parole appena pronunciate dal bellissimo ragazzo di fronte a me.

"Non puoi fare sempre così." Gli dico sofferente.
"Così come?" Si avvicina, sfiorandomi il collo con una mano, in un gesto di estrema delicatezza. Cerco di respirare regolarmente. "Andare via senza dire niente, sembrare scocciato, ma poi presentarti all'improvviso, rischiare che ti scoprano, che ci scoprano, fare chissà cosa ai miei amici per tenerli lontani..."
"Dunque quel tipo sarebbe un tuo amico?" La sua mano si allontana dal mio collo, il tono della voce diventa stizzito.
Apro la bocca per ribattere, ma vengo subito zittita dalle sue parole.
"Tu non vedi come ti guarda, non te ne accorgi..." Sembra arrabbiato. Arrabbiato?
Cosa sta succedendo? Devin Turner, lo scapolo più famoso dell'Hous di Londra, è per caso geloso?
"William è un amico d'infanzia, Devin. Una persona gentile che—"
"Che ti guarda come se l'unica cosa che volesse fosse spogliarti." Mi interrompe, stringendo i denti.
Spalanco gli occhi, sorpresa dalle sue parole.
"Attento a quello che dici." Lo rimprovero.
"Pensavo di averti insegnato come studiare le persone." Mi ignora. "Ma a quanto pare non sai neanche riconoscere la più evidente delle figure. Un uomo innamorato."
Fisso gli occhi nei suoi, trovandoci riflessa una tempesta interiore.
"A volte la gente ha uno strano modo di dimostrare i propri sentimenti." Ribatto tagliente.

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