Capitolo 8: Different views

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Prima di iniziare a leggere, controllate di non esservi persi l'ultimo capitolo!
So che a molti non è arrivata la notifica, dunque potreste rischiare di trovarvi a questo senza aver letto il settimo.
Sperando che Wattpad non abbia deciso di andare anche lui in quarantena, vi auguro una buona lettura!

Venti minuti più tardi aver visto Devin smaterializzarsi sono ancora seduta al tavolo della cucina, lo sguardo perso nel vuoto.
I pensieri si rincorrono nella mia testa senza sosta, decisi a non concedermi un attimo di tregua. Penso a ciò che è appena successo, a come il mio Angelo Custode abbia cambiato umore nel giro di pochi minuti, al fatto che io sappia davvero, in qualche modo, comprendere il latino senza che nessuno me lo abbia mai insegnato. Penso alla scuola, al mio futuro incerto, alla mia vita prima che Ethan se ne andasse e tutto iniziasse ad andare a rotoli. Penso anche che l'unica cosa a cui dovrei pensare sarebbe un motivo da usare come scusa per il viaggio ad Edimburgo.
Se Devin fosse rimasto, avremmo potuto ragionarci insieme. Invece mi ha lasciata qui come un pesce lesso, senza darmi neanche il tempo di lamentarmi del suo atteggiamento.
Sono stanca dei suoi sbalzi di umore e della sua completa noncuranza per i sentimenti altrui. E odio non avere il diritto nè il tempo di ribattere, quando la questione riguarda me.
Mi dà sui nervi.

Mi alzo, decisa a riprendere il controllo sul mio pomeriggio. Ho fatto solo un passo fuori dalla cucina quando il mio cellulare, abbandonato sul divano dopo la chiacchierata con Ethan, inizia a squillare, annunciando l'entrata di una nuova chiamata.
Mi affretto a raggiungerlo, rispondendo senza controllare l'identità del mittente.
"Pronto?"
"Grace! Non ero sicuro mi avresti risposto. Ho cambiato cellulare e perso tutti i contatti, la settimana scorsa. È stata dura recuperarli." Mi saluta una voce maschile, calda e vagamente familiare.
Scosto il cellulare dall'orecchio, controllando lo schermo. È un contatto sconosciuto, dannazione.
"Sono io, sì. È il numero giusto." Cerco di perdere tempo, mentre i neuroni nella mia testa lavorano a massima velocità per cercare di associare un nome a quella voce.
"È bello sentirti." Il tono è cordiale e sicuramente appartenente ad un ragazzo giovane. "Come stai? Hai ricevuto la mia lettera il mese scorso, vero?"
Una lettera?

Oh.
Ma certo.
"Anche per me è bello sentirti, Will." Rispondo sollevata. "E certo che l'ho ricevuta, la lettera. Non ti ho più scritto per ringraziarti, sono stata terribilmente maleducata."
Non ho ricevuto molte lettere negli ultimi mesi: solo una, splendida e commovente, qualche giorno dopo la morte di mia madre. Era da parte di William Dystorm, mio amico d'infanzia, frequentato a Bradford e ritrovato per puro caso a Londra.
"Non dire sciocchezze. Posso immaginare che periodo tu abbia passato, non mi aspettavo nessuna risposta."
"Will, a proposito di quella lettera..." dico, gli occhi che mi pizzicano. "Era splendida, davvero. Non hai idea di quanto sia stata importante per me."
Non ne ha idea proprio per niente. Grazie a quella lettera mi sono convinta a finire di leggere il diario di mia madre, e ho così scoperto di avere una sorella.
"L'ho scritta con il cuore, per un'amica a cui tengo molto." Mi risponde, facendomi sorridere. "Un'amica che avevo intenzione di invitare a cena, questa sera. Pensi che accetterebbe?" Il suo tono diventa scherzoso.

"A cena?" Domando, realmente stupita.
"A cena." Ribadisce. "Avrei proprio voglia di vederla e di scambiarci quattro chiacchiere."
"Lasciatela controllare l'agenda, per lo meno." Rido tra me e me. "So che il venerdì sera è sempre piena di impegni."
Lo sento ridacchiare, e mi scappa un sorriso.
"Quando pensi che potrò avere sue notizie? È per una questione organizzativa, i tavoli al SushiSamba sono molto richiesti."
Il mio sorriso divertito si tramuta immediatamente in un espressione sorpresa.
Il SushiShamba è uno dei ristoranti di sushi più gettonato a Londra. Con sede al trentottesimo piano della Heron Tower, ambiente lussuoso e una vista mozzafiato sulla città, vanta la necessità di prenotare con settimane, se non mesi d'anticipo.
"Mossa audace, quella di indurla ad accettare con l'offerta di un sushi di qualità." Ribatto con un sorriso. "Mossa audace e, in fin dei conti, vincente. Ma ci tiene a farti sapere che avrebbe accettato l'invito in ogni caso: anche lei avrebbe piacere di rivederti."
Dall'altra parte della linea, William ride di gusto.
"Ottimo, Grace." Mi dice poi. "Ti passo a prendere alle sette?"
"Benissimo. A dopo, Will."

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