📃T*e s*nte*ce📃

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Le voci continuavano a martellare le pareti dell'unica altra stanza.

Lui era in quella che si poteva definire la camera da letto, con tanto di bagno, salotto, cantina, lavanderia e altri luoghi incorporati.

In realtà nessuno di quei tempi si ricordava come fosse fatta realmente una casa, l'avere un giardino nel quale piantare dei semi e lasciarli appassire nel terreno perché troppo occupati dal lavoro o dall'attesa dell'uscire con gli amici.

Dare il buongiorno ai vicini e restituire il frisbee atterrato di qua dalla staccionata invece che tentare di accoltellare il padre di famiglia per potergli rubare un paio di libbre di riso.

Portare il proprio animale a spasso piuttosto che cacciare quella sola carne sana.

I cani come i gatti erano ormai decimati, ma il popolo aveva fame.

Taehyung nacque in un' epoca che l'umanità non pensò mai di raggiungere, non che non si fosse mai sfiorato il baratro con le altre pandemie, ma questa aveva ribaltato la situazione completamente, andando a colpire il ciclomotore della società, ovvero il cibo.

Era quello un futuro distopico che appena nato aveva dovuto accettare.

Appena ingerito il primo respiro era stato condannato a portare quell'etichetta indelebile che i suoi genitori furono un giorno costretti a timbrare con le loro stesse mani.

Fu quasi meglio morire quando la sua genitrice tentò di affogarlo nella stessa tinozza in cui era nato, ma l'ego di una madre disperata all'osso non era tale da porre fine a quel fabbricato umano.

Il corpicino molle era un sommergibile in quell'elisir di sangue e placenta, sbuffò bolle quando lo spinse giù una prima volta e subito fu dilaniata dal ribrezzo del suo gesto.

-No cosa sto fancendo...shh...shh tranquillo adesso ti copro, ti prego sta buono- lo ribaltò a pancia in giù per fargli sputare l'acqua malamente ingerita -...shh non piangere, zitto!- tentò di non alzare la voce fasciandolo con uno straccio pulito alla buona.

-Che cazzo...Dhae non l'hai fatto? Fallo stare zitto!- cercò anche il padre, appena rientrato, di ovattare il rumore sventolando le mani in aria per sottolineare quanto fossero in pericolo.

-Farlo? È nostro figlio...tu hai lasciato che lo facessi io, sono sua madre io! Come potrei far...- stava trattenendo le lacrime perchè non capiva cosa quella famiglia, cosa l'intero genere umano, avesse fatto per meritarsi una simile punizione calata in quello che oramai era più l'Ade che la Madre Terra.

Notò sulla barba del proprio coniuge un residuo viscoso e paglierino -...codardo, io devo uccidere nostro figlio e tu sei andato fuori a vomitare perché non reggevi la tensione?- lo giudicò rocciosamente stringendo quel fuco tra le sue zampe di ape regina di quel disgustoso alverare, così appariva la dimora per tutte le tavole di legno bucherellate.

-Non posso avere mal di stomaco!?...dammi, ci penso io a liberarmene- avanzò le dita.

-No, non voglio. Ti prego è nostro figlio- si tirò indietro cadendo dallo sgabello, alche il piccolo Taehyung inizio a vagire nuovamente.

-Sentilo Dhae, attirerà i vicini...lo sai che ce lo ruberanno, porca troia tu lo sai! Vuoi ritrovare anche le sue ossa nella spazzatura? Non ti sono bastate quelle di Mey? Dammi Taehyung...ti prego- si mise a carponi cercando di convincere la moglie, ma i tremiti lo facevano retrocedere più che avanzare.

In poco tempo tutti e tre i cuori presenti in quella stanza vennerro affranti da un'isteria all'unisolo, chi per paura del domani e da chi aveva semplicemente fame di un capezzolo.

L'uomo si portò al muro e lì rimase -Non sono riuscito a proteggerla e non riuscirò nemmeno con lui...e se facessero del male anche a te? Ancora?- si indicò la gola, zona che specularmente sulla donna mostrava una cicatrice.

-Questa volta lo terrò nascosto, non succederà, ma ti prego non portarmi via il mio...il nostro bambino- strisciò portandolo a tracolla fino all'altra sua dolce metà.

Così per l'egoismo dettato dal sesso di due corpi, dall'assenza di contraccettivi, dai morsi della fame, dalla vigliaccheria di una mano assassina e perchè altro dolore non era tollerato, il piccolo vivette o meglio sopravvivette.

Quei sei anni che passò in quel tugurio saranno canto d'altre occasioni, perché quel giorno la sua vita stava per prendere una svolta davvero imprevista.

Gli avevano detto di aspettare nell'altra camera, ma l'ostacolo era davvero sottile e non aveva nemmeno bisogno di origliare per sentire perfettamente cosa dicessero.

Peccato che le parole furono tante e incomprensibili.

-Ricordati che lo facciamo per lui, qui non riuscirà nemmeno a raggiungere gli 8 anni-

Sua madre non riusciva a proferire nulla, sapeva sarebbe stato meglio per tutti dare una possibilità di crescita a suo figlio.

-Acconsentite?- non si sentì più niente.

Taehyung alzò il collo vedendo le ombre assottigliarsi sotto la porta e poco dopo un piccolo calcio latrante la spalancò.

Si strinse a sè vedendo due uomini in uniforme bianca, un candore così non era mai nemmeno riuscito ad immaginarlo nei suoi sogni più reconditi.

Era quella la tonalità che lo avrebbe liberato dal traviamento di essere germogliato nella parte ombreggaita del giardino o un'assenza di luce ancor più astrusa e soffocata?

Portavano una sorta di elmetto latteo e i busti erano cinti da una fascia di cinghia nera con sopra affissa una medaglia con 5 stemmi davvero insoliti.

Rimase attonito finchè uno dei due comunicò all'altro -Matricola 480 nor.3689- e si armò di una rivoltella munita di canna appuntita.


[Ecco qua la nuova e tanto attesa (spero) vkook. Era un'idea che mi assillava da un paio di mesi e così ho deciso di portarvela. Questo inizio, confuso o chiaro che sia, spero vi abbia suscitato un po' di curiosità su quello che andrò a scrivere...che ne pensate? Le vostre prime impressioni?
Alla prossima❤️]

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