🔄A t*ans*o*m*ti*n? 🔄

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-Tu piccolo str...- si inginocchiò il primo malcapitato facendosi scivolare tra le dita la camicia di cristallo che si andò a frantumare una volta baciato il pavimento.

Se avesse continuato a deglutire la lama gli si sarebbe infilata nella carotide senza troppe manovre o una particolare forza omicida.

Fu il collega a cogliere lo smarrimento del quasi piccolo neo-omicida e a disarmarlo con una mano a taglio schiantatasi in modo rettilineo nell'incavo del gomito.

-Ahi!- sobbalzò portandosi il braccio al petto.

-Aish- si alzò il sommesso e gli mollò uno schiaffo così energico da svitargli quasi la testa, quella medesima che gli venne intrappolata nella ferrea presa che il medico esercitò trascinandolo dentro lo studio.

Taehyung non potè far altro che mugolare frasi incomprensibili, raggiunse anche l'abbaiare di un randagio, per lo meno così facevano con lui quegli esseri quando si trovavano a rovistare nella spazzatura in un'agguerrita competizione più che docile compagnia.

Era intimorito dai loro latrati, ma quei dottori per nulla, forse perché lui non era una cane, se fosse nato in quel corpo animale, in quel mondo, si chiedeva, sarebbe stato tutto più semplice?

Nel frattempo quel ragazzo, ovvero la causa di tutte le sue momentanee dannazioni, sorrideva in uno sguardo liquefatto tra la soddisfazione e il disgusto per il sangue, e forse anche per quelle stesse persone.

La ragazzina senza un occhio non smetteva di coprirsi la bocca con una mano e la parte sana di vista con l'altra, per lo meno aveva cessato con le domande.

-Lasciat...voglio la mamma...casa mia...- si dimenava con i pugni che infrangevano l'aria a vuoto mentre la macchia sotto la vita continuava ad allargarsi mangiando larghe porzioni di tessuto candido.

-Chiudi il becco assassino- lo percuoteva incessantemente colui che in un qualche modo l'aveva presa sul personale per quella spiccata difesa.

Stavano per raggiungere la porta quando vide uscire il paziente che l'aveva preceduto, quel mistero che si trovava già lì prima del suo arrivo.

La sua stessa veste, ma d'un trattamento favorito e diversificato, lo squadrava sbigottito.

-Tu puoi andare- gli suggerì di allontanarsi.

Quel ragazzo pareva un adulto nel corpo di un minore, con i capelli incrostati di gel profumato si portava alle narici il foulard di seta rosso per oscurare il tanfo di sangue e con il resto delle dita libere tratteneva l'ultimo bottone del cardigan appena allacciato.

Non capiva cosa ci fosse di diverso tra loro due, infondo erano umani entrambi, ma quel tipo pareva provenire da una galassia tutta sua.

Per un momento Taehyung credette che quella sala fosse adibita a trasformare persone simili a lui o all'altro scorbutico in eleganti rampolli.

Inutile affermare che non fu esatta la pensata.

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In quell'edificio non c'erano orologi meccanici o altri arnesi temporali che si potessero consultare, eccetto l'enorme clessidra al centro della sala principale, graduata appositamente per indicare lo scorrere dei minuti attraverso piccole quantità di sabbia.

Nonostante l'assenza di una metrica passeggera ognuno sapeva esattamente a che ora e cosa si dovesse fare in qualsiasi istante.

Si sentì tremendamente stupido per non avere quella stessa indole, quell'abitudine che comune a tutti i bambini di quel commediante orfanotrofio tendeva ad emarginarlo.

Erano un paio di giorni quelli che gli si erano impressi addosso e l'unico indiscutibile evento che aveva compreso era che affianco al suo letto notturno ci sarebbe stato sempre qualcuno di nuovo, perché funzionava così.

Nella camerata a cui era stato assegnato il suo posto era uno dei pochi fissi, mentre altri 6 erano continuamente vacanti e fu proprio una sera mai attesa a giungere.

Era da poco sprofondato nelle pruriginose lenzuola con la fronte appiccicata al muro portante, quando sentì il lamento delle molle cigolanti nel giaciglio adiacente al suo.

I compagni che aveva avuto fino a quel momento non erano mai stati di grandi parole o particolare interesse, erano piuttosto asociali e taciturni e quello non fu da meno.

Incuriosito decise a girarsi, ma quello che vide non gli giovò.

-Ancora tu- sussurrò perché quella canaglia incontrata nella sala d'attesa non lo percepisse.

Appena quello gli lanciò uno sguardo si tirò prontamente il lenzuolo sul naso come un bandito.

Ora che non aveva più la sua arma e una ferita fresca, non poteva permettersi di fronteggiare quel doppio peso, ma per fortuna il maggiore non gli diede credito e si girò sull'altro lato ignorando quel piccolo che non aveva riconosciuto.

Le luci si spensero ed entrarono in azione i led notturni ad illuminare quelle minute sagome infagottate.

Taehyung non riusciva a far tesoro del proprio sonno, si rigirava nel materasso che per colpa dell'arsura lo bruciava come il sale e ancor di più il pensiero di non fare nulla per riprendersi la sua rivincita.

Lo aveva guardato come se fosse stata feccia quella volta e quegli occhi continuavano a pestarlo.

Gli fissò la schiena prepotentemente per realizzare una vendetta, fino a che notò vicino alla testa corvina per le ombre del prepotente, una modesta bisaccia.

Rimembrava, quei piombini erano fuggiti dal pellame di quella sacca.

Se gliela avesse rubata e usata nello stesso modo? Non architettò rivalsa migliore in quell'attimo.

Il respiro si appesantì mentre allungava il braccio, il quale fu ritirato un paio di volte per gli scatti sonnambuli della vittima.

Era molto vicino, un paio di pollici, lo sfiorò e il gancio si mosse, ma nulla.

Ritentò avvicinando sempre di più l'indice alla bocca dell'insacco, ma un paio di molle nel letto sopra la sua testa gli fecero balzare il cuore in gola.

All'ennesimo tentativo successe qualcosa di imprevisto.

Sentì come l'esplosione di un piccolo petardo e un bruciore assoluto vicino al polso.

Riportò la mano vicino a sé trattenendo le lacrime per quel dolore così improvvisamente lancinante.

Frattanto il soggetto della sua missione si era voltato, sempre disteso, ad osservarlo.

-Ma sei tu...- strabuzzò gli occhi.

Taehyung impietrito si tirò con le spalle al muro mentre gli occhi continuavano a gocciolargli.

-È esploso il marcatore, è normale che faccia male...ci mette sempre un paio di giorni- tirò su la manica mostrando una stringa di numeri opacizzati dal buio.

Il minore tirò frettolosamente fino al gomito la veste e notò con orrore il suo marchio numerato, ci passò un pollice intriso di saliva, ma sembrava indelebile.

-È quello che ti hanno iniettato quando ti hanno comprato, non andrà mai via, a meno che...- l'altro lo guardò disperato speranzoso di una soluzione -...non ti tagli via il pezzo di pelle...- rise -...ci ho già provato, non te lo consiglio, anche perché dopo te lo innestano sempre più in profondo-

Non capiva cosa gli fosse accaduto, si mostrava troppo sereno, gentile, fraterno.

Forse era perché era fortemente assonnato e quasi imbambolato, impietosito Taehyung rinunciò alla vendetta.

-Come ti chiami?-

-Matricola 480- lesse l'inchiostro incastonato nell'epidermide.

-No scemo, il tuo vero nome-

-...Taehyung- rispose titubante.

-Piacere, io sono Yoongi- si riaddormentò con un sorriso da ebete in volto, come se ogni preoccupazione lo avesse abbandonato recandogli un po' di desiderato sollievo.


[Ormai avete capito che adoro le entrate ad effetto dei nostri personaggi, qualcuno se lo aspettava?
Alla prossima❤️]

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