👤A n*w or*ha*👤

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-Autorizzo- fece segno la sentinella mentre i colleghi si apprestavano a correre organizzati alle sbarre del recinto di quel nuovo e verde pascolo umano.

Taehyung non si impiastricciò mai così tanto contro il finestrino, come quella volta, ad ammirare vie identiche in monoliti non dissestate o pullulanti di cadaveri freschi altrimenti rattrappiti.

Erano presenti in lontananza alcune case cantoniere disparate tra loro, ma collegate da quella salda ragnatela di lastricato, la quale raggiungeva ogni loro angolo cavalcando le bitorzolute colline.

Ci vollero pochi o più chilometri per giungere alla metà contrassegnata da un altro cancello incastrato tra i rovi di more, ma qui, a differenza del primo, erano assenti guardie armate, semplicemente il nulla ad accoglierli.

La kapsula smise di tremare dopo essersi assestata nell'aia di quello che pareva essere un castello sotto le sembianze di un orfanotrofio.

Questo a causa dei bambini che stavano giocando poco più in là sotto un salice, privi di voce meravigliarono le orecchie dei nuovi ospiti.

-Avanti scendi...- lo incitò il comandante -...non vorrai mica fingere di svenire ora!?- aprì il veicolo tirando una leva interna e gli ricordò di sbrigarsi con i movimenti fulminei della mascella.

Il piccolo rimbalzò a terra con fatica per quanto fosse alta quella pillola meccanica e a ruota fu seguito dai due uomini.

Il sottoposto lo afferrò per l'avambraccio confermando di volerlo terrorizzare fino alla fine, però solo i gesti parlavano, dopo le riprese si era rassegnato a vociferare.

Avvicinatasi al campanaccio, la bella autorità lo fece cantare e poco dopo una donna, che ricordava le sacre spoglie di una cameriera, lì accolse.

-Buongiorno signori, cosa desiderano?- domandò pacata congiungendo le mani sul ventre mentre stirava gli occhi.

Senza troppe aggiunte l'interpellato additò il bambino.

-Ah una nuova consegna...oh santo cielo come è magro...- strabuzzò quelle palpebre appese ad un amo volendo quasi tastargli le ossa del polso -...mh non abbiate aspettative alte...- fissò le camice bianche -...seguitemi- li invitò ad entrare con la mano.

-Avanti muoviti!- si precipitarono nel corridoio interno nonostante ogni cellula del corpo di Taehyung respingesse quel polo ugualmente calamitoso.

Le pareti erano velate da una carta verde funesto, ma con calma sopraggiunsero delle lampade-goccia a muro a rischiarare la vista.

I piedi scalzi sfregavano contro il tappeto pruriginoso, l'aria entrava tra i lembi bucati della maglia, il braccio continuava a pulsare per quello che gli avevano iniettato oltre ai morsi dei tarli caserecci, mentre le facce antiche e pestifere nei dipinti sopra i suoi capelli continuavano a scrutarlo come sconosciuti saccenti.

Era scontato dichiarare che tutto quello non era di suo gradimento, sentiva la mancanza della casa e soprattutto quella di sua madre.

Iniziarono ad intravedersi le prime camere gremite di facce curiose che sbucavano senza permesso da dietro le porte o da sotto le lenzuola dei letti.

-È nuovo?-

-Come si chiama?-

-Ma non ha le scarpe? Che schifo-

-Zitto che tu non hai un piede...shhh-

-Shhh, che fate? La Gangsa vi sentirà, io non salto ancora la cena per voi...dentro!-

Si sovrapponevano le indiscrezioni e capitolavano fuori dalle stanze, mentre a Taehyung sembrava di affrontare il cammino del supplizio verso il patibolo.

Almeno quella mano nemica era l'unico contatto a saziarlo del magro consolo.

Fu proprio verso uno degli ultimi dormitori che si percepì dietro una porta chiusa una marea di trambusto.

I quattro porsero le orecchie mantenendo sempre una certa attenzione ai propri passi e alla strada che percorrevano.

Le urla si alzarono finché un ragazzo sui vent'anni si catapultò fuori atterrando di pancia ai piedi del piccolo.

-Aiutami! Vai via! Scappa! Sono degli assassini! Bugiardi!- sfregò il pavimento a salamandra con la giacca, nel frattempo gli occhi schizzavano fuori dalle orbite ad ogni parola pronunciata, il tutto coronato dalle vene che parevano deflagrare il collo.

Un altro domestico e un medico cercarono di piegarsi per avvilire quel ribelle, ma la preda li illuse per pochi centimetri slanciandosi proprio verso il nuovo arrivato.

Taehyung venne sottratto dagli artigli del custode facilmente, così come il cucciolo di lepre viene rapito dalla testa calva ed affamata dell'aquila, ucciso per i cieli sconfinati.

Volle resistere a quel pazzo che tentava di riportarlo fuori da quella che nemmeno era ancora diventata la sua seconda casa, ma la forza sovrastava le sue rotule di cristallo.

Non fecero nemmeno 10 metri che il pollice del ragazzo accarezzò freddamente il rigonfiamento sotto la pelle dell'ostaggio e ciò lo costrinse a fermarsi di colpo.

Voltò a scatti la testa e lo inondò di uno sguardo mai visto prima su nessun volto umano.

Non si capiva se fosse disgustato, in pena per la propria vita o quella del fanciullo, inorridito dal bubbolo epidermico o semplicemente esterrefatto.

-T-ti hanno già mar-marchiato...- mimò con le labbra -...sei piccolo...piccolo...lascia che ti salvi- estrasse dai pantaloni una minuta lama, fredda per trafiggere la tenera carne che racchiudeva la giugulare.

-Non finirai come tutti loro...ricorda Seohl...chi ti ha salvato la vita- impugnò l'arma spostandola su un lato.

Non capì nulla per quanto il tutto fu veloce.

Chiuse le tende dello sguardo e sentì l'aria muoversi per il braccio dello sconosciuto, poi un colpo venne esploso e Seohl cadde a terra in una caraffa di sangue.

Il sopravvissuto si girò frettolosamente per vedere la canna ancora fumante del comandante.

-Matricola tutto bene?- un raro quesito posto dalla sua poca umanità.


[Scusate infinitamente per il ritardo di questo capitolo, ma sapete quanto io e la puntualità siamo opposti. Inoltre questi giorni sono fuori casa e non riesco a trovare una connessione decente...detto questo...ho traumatizzato qualcuno con questo capitolo? Ahahahah.
Alla prossima❤️]

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