In principio

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↳ 𝗜𝗻 𝗽𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗽𝗶𝗼 ↲


«𝓢iamo soli... Alina.
Soli in un mondo troppo angusto per contenerci dentro... troppo villano per integrarci in esso. Siamo gli unici di una stirpe completa; siamo un tesoro di un forziere dimenticato dal suo stesso nascondiglio. Soli in un mondo che ci infama e ci tradisce. Ora dimmi:
che ruolo avrai tu in questa guerra, colei destinata a guarirlo... o a distruggerlo?





Sentivo la terra umida sotto il palmo della mano. Il vento che proveniva da ovest mi scompigliava i capelli inumiditi di sudore.
Gli occhi si abituavano alla luce ancora fioca dell'aurora: lasciava che i propri raggi irradiassero e cingessero piccoli parti della radura ombrosa, come una vecchia coperta di luce che circonda l'oscurità col proprio tessuto troppo sottile, ancora, per trattenerlo tutto a sé.

Era la trentunesima aurora trascorsa dopo una notte senza sogni, un viaggio senza sosta... giorni senza tregua.
Le mani erano pesanti, i piedi anche; ma non erano nulla... nulla, comparato alla pesantezza che sentivo alla mente, al cuore... all'anima. Niente a confronto alla macchia che mi ero impiastrata dentro, come un tatuaggio invisibile.

Mi alzai lentamente girandomi alla mia sinistra: Mal dormiva ancora e lasciai che dormisse ancora per un po'.


Feci qualche passo e mi fermai davanti ad una delle tante foreste che io e Mal abbiamo scontrato in queste ultime settimane.
I folti alberi si intrecciavano con i raggi del sole, ora un po' più in alto nel cielo. I bagliori di questo si miscelavano con il buio degli alberi autunnali e come se la macchia dentro di me si incrementasse nel sangue e nelle vene arrivando al cervello: pensai.

Vidi ciò che realmente creavano quei pezzi di sole e quei tronchi di terra: luce e oscurità.

Due entità destinata ad incontrarsi, mescolarsi, dominarsi l'un l'altra in una guerra, che mai finirà, poiché iniziata prima che il principio prendesse consistenza; ma mai destinate a guardarsi senza distruggersi.

E in un attimo la Falda s'interpose alla mia vista.
Vidi quella consistenza di ombra e tenebre; ogni luce di vita perdersi al proprio interno; ogni attimo, ogni goccia di sudore versato al proprio interno e sentì quella familiare e nuova ebbrezza della luce... la mia luce, che cercava di uscire.

«Alina? Alina?»

Sentii la voce di Mal chiamarmi alle spalle; sbucò dalla cima della piccola collina sulla quale eravamo accampati; i ricci dei capelli che stavano iniziando a crescere, s'intrecciavano col vento.

«Sono qui Mal.»

I suoi occhi incontrarono subito i miei e un sorriso fece brezza sul suo volto.
Mi raggiunse a piccoli passi fermandomisi di fianco.

«Come stai?»

Tornai a guardare la radura boschiva davanti a me, inarcando leggermente la punta delle labbra.

«Bene come quando ci sorpresero sgattaiolare fuori nel bel mezzo della notte. Te lo ricordi?»

Mal sorrise.

«Come dimenticare. Sento ancora quelle urla nel sonno.»

Mal diede il suo sguardo al bosco e sospirò.

NadryvDove le storie prendono vita. Scoprilo ora