Quando il vetro rompe il marmo

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↳𝗤𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗶𝗹 𝘃𝗲𝘁𝗿𝗼 𝗿𝗼𝗺𝗽𝗲 𝗶𝗹 𝗺𝗮𝗿𝗺𝗼↲





«𝓥oltami le spalle, Alina.
Voltati da me, un'altra volta.
Ma sta attenta a non lasciare il cuore indietro.
Potrei essere egoista e tenermelo per me.»





𝓒ammina.

Cammina, respira e non girarti.

Cammina.

Respira.

Non girarti.

Tre comandi che si trasformarono nel mantra settimanale.

Io e Mal ci siamo spostati in continuazione negli ultimi giorni; è stato un frastuono di irrequietezza e sfiancamento... soltanto un pieno di: "cammina, respira... non girarti".

E nonostante ciò siamo arrivati ad un piccolo villaggio di Ravka Ovest, traboccante di persone di ogni tipo, di odori di ogni tipo, di botteghe di ogni tipo... ed io non potevo girarmi.
Né avanti, né indietro, né in qualsiasi altra direzione.

Perché nonostante fossi in un villaggio traboccante di gente, di odori, di botteghe... se solo sfiorassi con lo sguardo il mondo, avrei visto un solo luogo, avrei sentito un solo odore... avrei visto una sola persona.
Se avessi portato le mie iridi, al di sopra dei miei stessi piedi, avrei visto quella stanza del Piccolo Palazzo; avrei sentito l'odore di carta e d'inchiostro... e avrei visto la persona, che più al mondo mi incuteva, nonostante so che sia stata divorata dal e dentro il suo passato.

Ma che cosa sarebbe successo se invece lui fosse sfuggito alla morte?

Quante guerre e contro chi avrei dovuto combattere?
Ma sopratutto:
con chi?

«Alina?»

«Mhm?»

Mal mi destò dai miei pensieri: non proferimmo parola da stamattina, se non per frasi monotone e semplice, del tipo: "tutto okay?" "Attento/a a non toglierti il cappuccio".

Volente o nolente il mio volto aveva fatto breccia nella memoria di tutti a Ravka Est: non volevamo destare sospetti o sguardi equivoci.
Era essenziale che non mi girassi.

«Vado a prendere qualcosa da mangiare, tu aspettami laggiù, proprio sotto quel portico, sarà meglio che nessuno ti veda.
Farò presto, okay?»

Guardai il piccolo portico che Mal mi indicava ancora col indice e non potei che rifiutare.

«Andiamo Mal, non siamo più bambini. E ti ricordo che tra noi due sono io quella che ha fatto correre dalla paura quel bulletto, quando eravamo all'orfanotrofio. E adesso sono io quella che può accecare le persone, perciò, dal mio punto di vista, saremo entrambi più al sicuro con me.»

Mal roteò gli occhi al cielo, e la mia arguta conoscenza delle sue espressioni, mi diede conferma che anche lui capì il mio punto di vista.

«Va bene, ma-»

«Non toglierti il cappuccio...
sì lo so.»

NadryvDove le storie prendono vita. Scoprilo ora