Capitolo 2: Uno strano pokemon

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Elia e il professor Birch camminavano nel bosco da circa dieci minuti durante i quali Elia aveva illustrato la sua situazione.
-Che caso strano. Ma non ricordi proprio niente di niente?-
-Solo un simbolo: tre palline bianche sfumate di rosa disposte a triangolo con la punta verso l'alto.-
-Però! È piuttosto preciso come simbolo.-
-È preciso solo in quanto simbolo perché se consideriamo la quantità di indizi che può offrire diventa estremamente vago.-
-Hai ragione. Certo che hai proprio un bel cervellino lì dentro.-
Elia ridacchiò -Così mi lusinga, prof.-
-Senti, quando saremmo arrivati al laboratorio faremo qualche ricerca in rete. Forse ne ricaveremo qualcosa.-
-Rete? Cos'è?-
-Ma come? Come fai a non sapere... Ah! Giusto, scusa. Ci penseremo una volta arrivati.-
-Ok.- rispose Elia poco convinto.
Camminarono un altro paio di minuti finché non sbucarono in una radura bella grande in cui si potevano scorgere alcune case.
-Questa è Albanova.-
Disse il prof. -Il mio laboratorio è quel grande edificio di cui sporge solo il tetto dagli alberi. Se attraversiamo il paese ci metteremo cinque minuti.-
Elia fece per uscire dal bosco ma improvvisamente, si bloccò.
Il professore se ne accorse -Che hai?-
-Prof... Non potremmo prendere un'altra strada?- chiese preoccupato.
-Perché? Questa è la più veloce. Ci metteremmo un attimo.-
-Prof, davvero, preferirei non passare in mezzo al paese.- ribatté.
-Che succede Elia?-
-Sa com'è, ciao mi chiamo Elia ed ho perso la memoria non è molto degno di benvenuto.-
-Hai ragione. Sono stato insensibile.-
-E poi non vorrei che le persone mi vedessero subito, non per fare il pessimista ma potrei aver combinato dei danni che non ricordo.-
-Ok, ok. Non c'è problema. Faremo il giro largo.-
È così iniziarono a percorrere tutto il perimetro della città.
-Però puoi stare tranquillo. Se avessi provocato dei danni di certo non è successo qui. In questi ultimi mesi non è successo niente di particolare e questo è un bene.-
-Come mai dice così? È successo qualcosa in passato?-
-Più che in passato, in altri luoghi. Negli ultimi tempi il livello di criminalità è aumentato ed anche i pokemon fuori controllo.-
-Pokemon fuori controllo ha detto?-
-Esatto. Nello specifico a nord est della regione verso città come Porto Alghepoli.-
-Che purtroppo io non conosco.-
-Ti basta sapere che è una grande città con anche un centro commerciale... Ricordi cosa sia un centro commerciale?-
-Be' a grandi linee ma non saprei fare degli esempi.-
-Oh ecco, a furia di chiacchierare siamo arrivati.-
Elia si trovò davanti ad un immenso edificio bianco che sorprendentemente non stonava affatto con l'ambiente naturale circostante.
Il professore aprì la porta -Vieni, entra.- Disse.
Elia si ritrovò in un grande atrio pieno di macchinari di ogni genere, piante e libri.
-Prego, accomodati.-
Disse il professore porgendogli una sedia.
-Grazie.-
-Che ne dici di un po' di te?-
-Scusi? Non ho capito.-
-Ah! Niente, vorresti qualcosa da bere?-
-Si, per favore.-
-Allora aspetta un attimo qui.-
Il prof. uscì dalla stanza ed Elia rimase solo. "Sembra che si fidi di me. Sembra che abbia fatto bene a raccontargli tutto. Spero anche che possa aiutarmi in qualche modo."
Osservò la scrivania: esattamente al centro stava una sfera verde e gialla. Ad Elia, pur non ricordando cosa potesse essere, sembrò strana. La prese e schiacciò istintivamente il bottone in mezzo alla sfera che si aprì liberando un Pokemon.
Era girato di schiena ma la sua sulla sua verde pelle c'erano numerose cicatrici.
Elia rimase stupito.
Il pokemon si girò. Era un esemplare di Treecko con un rametto in bocca e una brutta cicatrice che gli attraversava la faccia sul lato sinistro.
-Come hai fatto a ridurti così?- chiese ma il pokémon non rispose e si limitò a fissare quello che, ai suoi occhi, dovesse risultare uno strano ragazzo.
Elia iniziò anche lui a fissare gli occhi gialli di lucertola di quel Treecko.
Rimasero così per qualche minuto.
-Non ci posso credere.- Disse il professore rientrando nella stanza con un vassoio con sopra due tazze di tè fumanti.
-A cosa non può credere?- chiese Elia distogliendo lo sguardo.
-Hai fatto amicizia con quel pokémon?-
-Per ora, ritengo che non ci dispiacciamo. Come mai lo chiede?-
-Perché quel pokemon è un caso strano, forse strano quanto il tuo.-
-Può raccontarmi?
-Esattamente tre mesi fa quel Treecko è entrato da quella porta con nelle zampe la sua pokeball e me l'ha data quasi a dire "si prenda cura di me", dopodiché ha iniziato a vivere qui. Ma il fatto strano è che non parla e che non è interessato agli umani.-
-Quindi con me ha fatto un eccezione.- disse tornando ad osservare il pokemon lucertola. -Mi stai simpatico.- gli disse.
Il Treecko continuò ad osservarlo senza emettere alcun suono.
-Nessuno degli allenatori che ho visto lo ha voluto. Mi spiace per lui.-
Elia prese una delle due tazze che il professore gli aveva porto e bevve avidamente incurante del calore.
-Ah! Ci voleva proprio!- disse infine.
Il professore rimase stupito da quel gesto ma non si fece troppe domande e si mise davanti ad una scatola che si illuminò improvvisamente.
-È quella la rete?- chiese Elia indicando la scatola.
-Non esattamente. Questo è l'involucro di un complesso macchinario chiamato computer attraverso il quale è possibile accedere alla rete.-
Il pokemon saltò sulle gambe di Elia e gli si arrampicò su una spalla. Il ragazzo lo lasciò fare.
-La rete alla fine è una raccolta di informazioni in cui è possibile prelevare quello che vuoi sapere.-
Elia guardò il suo nuovo amico con un'espressione dubbiosa ma il pokémon scosse la testa. Probabilmente non aveva capito nemmeno lui.
Dopo qualche minuto il professore si voltò verso Elia.
-Purtroppo non ho trovato niente riguardo al simbolo che mi hai descritto però continuerò a fare delle ricerche. Ho amici scienziati anche in altre regioni che sicuramente mi auteranno.-
Poi notò dove si era messo Treecko e quasi cadde dalla sedia.
-Ma... Com'è possibile???- chiese indicando con il dito il pokémon comodamente adagiato sulla spalla di Elia.
-Evidentemente, ci stiamo simpatici.- rispose sorridente lui.
Il professore rimase di sasso.

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