VII

13.9K 381 1.3K
                                    

Quella domenica su Parigi si era abbattuto un violento temporale, di quelli che non se ne vedevano da tempo. Il cielo, ricoperto da nuvole nere cariche di pioggia, sembrava essere un funesto presagio di quello che Harry temeva sarebbe stato l'umore di Louis da lì a pochi minuti.

Infatti, incurante delle raccomandazioni di Gemma di non uscire di casa, dato il cattivo tempo, e aspettare d'incontrare Louis il giorno successivo, la sera Harry aveva obbligato Liam ad accertarsi che il maggiore fosse rientrato dalla sua trasferta a Noyers-sur-Serein, per poi fiondarsi in strada e raggiungere il loro appartamento nel quartiere di Notre-Dame.

Louis fu decisamente colto alla sprovvista quando riconobbe la sua voce rispondergli al citofono con un semplice ''Sono io'', confuso sulla motivazione che lo avesse spinto a sfidare le pessime condizioni atmosferiche per arrivare da lui.

«Si può sapere che motivo avevi di uscire con questo tempo?»

Non appena le porte dell'ascensore si furono aperte, il maggiore gli fu subito addosso, rimproverandolo per la sua avventatezza, mentre gli ricopriva il capo grondante di acqua con un asciugamano pulito, che si era affrettato a recuperare dal bagno mentre attendeva la salita dell'ascensore.

«Avevo bisogno di parlarti».

«E non potevi aspettare domani in ufficio? Oppure domani sera, se preferivi farlo qui» gli frizionò il capo, cercando di asciugarlo sommariamente e scacciando le mani del più giovane che provavano inutilmente a farlo smettere.

«Sono già tre giorni che sto aspettando di parlarti, Louis. Se avessi atteso ancora un po', penso che sarei impazzito nel mentre».

Interruppe il movimento delle sue mani, facendo scivolare il telo attorno al suo collo e scrutandolo attentamente negli occhi, rendendosi così conto del suo effettivo stato di profonda agitazione.

«Possiamo sederci e -»

«Lo faremo dopo» lo interruppe nuovamente «Prima vai di là a toglierti questi vestiti bagnati».

Harry sollevò gli occhi al cielo «Non è necessario».

«Lo è, se vuoi evitare di prenderti una polmonite» lo rimproverò, scortandolo poi di peso fino al bagno padronale «Mettiti qualcosa di comodo, per favore. Sono certo che tu abbia lasciato nell'armadio qualcosa di caldo. Io ti aspetto di là e poi, quando avrai finito, parleremo».

Borbottò contrariato, recuperando dall'armadio un paio di pantaloni e un maglione caldo di Louis, prima di chiudersi in bagno, ascoltando le sue raccomandazioni e prendendosi il tempo per concedersi una doccia calda, assaporando la sensazione di amore che ritrovarsi in quella casa gli faceva sempre provare.

Gli mancava girare per quelle stanze e potersi vivere Louis in totale tranquillità, lasciando il resto del mondo al di fuori; spostarsi in una stanza e sentire il profumo del suo dopobarba ambrato pizzicargli le narici; affacciarsi sul terrazzo e trovarlo appoggiato alla balaustra, con una sigaretta tra le mani e gli occhi imperturbabili che sfidavano l'orizzonte. Gli mancava stringersi in un suo abbraccio, così avvolgente da farlo sentire minuscolo in confronto alle sue braccia che lo avvolgevano con premura; abbassare le palpebre e percepire le sue labbra sottili premergli un dolce bacio sulla tempia; restare sdraiato sul materasso in posizione prona, mentre le dita di Louis vezzeggiavano la sua schiena candida, e percepire il suo fiato caldo colpirgli l'orecchio ogni qualvolta si avvicinava a sussurrargli parole colme di una tenerezza infinita.

Gli mancava Louis, più di quanto riuscisse ad esprimere a parole. In ogni istante di quelle giornate che ormai sembravano interminabili e vissute per inerzia.

Sospirò malinconico, abbandonando il bagno solo dopo essersi rivestito e tornando in camera da letto, sfiorando le coperte con le dita e lasciandosi cadere sul bordo del materasso.

Le Remède À Toutes Mes PeursDove le storie prendono vita. Scoprilo ora