Superclassico

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"che canzone dedicheresti ad Aurora?"
"superclassico"

Una frase e tredici parole avevano fatto sì che il mondo mi cadesse addosso.

Il mio cuore, che man mano aveva iniziato a sgretolarsi per colpa sua, ora, si era letteralmente spezzato a metà.

Distrutto.

Non poteva. Non doveva dedicarle la stessa canzone che aveva affidato a me.

Non ne aveva il diritto.

Era nostra. Solo nostra.

Ma ovviamente lui doveva fare il coglione.

Doveva farsi vedere forte con lei come se quello che c'è stato tra me e lui non fosse mai esistito.

Ormai esisteva solo lei nella sua vita ed io, ormai, ero solo un ricordo lontano.

T:"Fottiti Emanule"

Chiusi il computer con forza.

Ero incazzato, triste e deluso allo stesso tempo.

Non riuscivo a guardare un altro minuto di quella live.

Non solo per quello che aveva detto ma anche per la vicinanza di Aurora con lui, cosa che mi infastidiva e non poco.

Sapevo che stavano insieme. Ne ero a conoscenza. Ormai erano più di nove mesi che andava avanti la loro storia, ma ancora non riuscivo ad accettarla.

M:"Tanche, che hai?"

Mi massaggiai gli occhi mentre Martina si avvicinava a me.

Sapeva come stavano andando le cose e lei mi era sempre stata vicina. Mi aveva sostenuto, fatto forza. Era il mio spiraglio di luce.

T:"Emanule..."

Dissi indicando il computer ormai chiuso e le lacrime che minacciavano di uscirmi ma che io respingevo per non farmi vedere debole. Non da lei.

Lei si abbassò per guardarmi meglio.

M:"Tanc, cosa è successo?"

Mi accarezzò una guancia sorridendomi con fare rassicurante.

La guardai negli occhi ed è lì che, non riuscendo a trattenermi, scoppiai a piangere.

Le lacrime scendevano copiose rigandomi le guance e dei piccoli singhiozzi uscivano dalla mia bocca.

T:"Non p-può averlo f-fatto. N-on può a-vermi dimenticato c-così"

Lei mi abbracciò e io mi ci aggrappai con tutto me stesso. Avevo fatto in modo che lei mi vedesse debole, cosa che con mio stupore, non mi fece vergognare. In quel momento, con lei, mi ero spogliato da tutte le insicurezze e paure, e mi aveva visto vulnerabile.

La sua mano faceva su è giù sulla mia schiena ripetendo alcuni "shh" per farmi tranquillizzare.

T:"Come p-può averlo f-fatto?"

Martina si allontanò da me per scrutarmi attentamente.

M:"Cosa ha fatto?"

Tirai su con il naso.

T:"La n-nostra c-canzone...ha dedicato l-la nostra c-canzone a lei"

Abbassò lo sguardo per poi rialzarlo e sorridermi.

Mi stropicciai gli occhi ancora arrossati dal pianto.

M:"Che ne dici se andiamo a letto e ne parliamo meglio domani, mh?"

Annuì debolmente e mi alzai.

Arrivai in camera con Martina e lei mi fece adagiare sul letto e, come aveva già previsto, mi addormentai subito.

*****

La mattina seguente mi svegliai da solo nel letto e qualcuno che urlava in soggiorno.

Non sapevo che ore fossero ma, dal sole, potei solo notare che ormai fosse pomeriggio inoltrato.

Quanto cazzo avevo dormito?

Così, ancora mezzo assonnato, mi incamminai verso le voci.

X:"Posso almeno andarlo a salutare?"

Mi bloccai all'istante.

Non poteva essere. Ero ancora addormentato sicuramente.

M:"No che non puoi Lele"

Rimasi dietro il muro intento ad ascoltare tutta la conversazione.

Alcuni passi facevano avanti e indietro per la stanza.

L:"Marti, ti prego. Sono venuto qui solo per lui"

Una risata isterica riecheggiò nella stanza.

M:"No, tu sei ritornato solo per l'evento. Tra due giorni ritornerai dalla tua fidanzata per la tua vacanza da sogno"

Lele sbuffò.

L:"Come sta?"

M:"Come vuoi che stia Le? Una meraviglia.

Non avevo mai sentito Martina così arrabbiata o almeno, non avevo mai visto Martina litigare con Lele pesantemente.

L:"Ieri mi hai scritto che ha pianto... perché?"

E a quelle parole sbucai dal mio nascondiglio.

Con quale nonchalance poteva fare il finto tonto? Come?

T:"Hai veramente il coraggio di chiederlo Emanuele?"

Entrambi si girarono nella mia direzione.

Lele si alzò dal divano venendomi in contro a braccia aperte.

Mi scansai velocemente.

T:"Non mi toccare"

Abbassò entrambe le braccia guardandomi.

L:"Come stai Tanche?"

Gli risi in faccia.

T:"Ah, non lo so. Come ti sembra che io stia?"

Mi scrutò da capo a piedi.

L:"Male..."

T:"Da cosa lo hai notato? Dal fatto che io abbia perennemente gli occhi gonfi o dal mio corpo visibilmente più magro di prima? Ora, se non ti dispiace, preferirei tu uscissi da casa mia grazie"

L:"Tancredi..."

T:"No Lele. Dopo quello che hai fatto ieri non esiste nessun Tancredi per te"

Mi girai per andarmene in cucina ma la sua voce mi fermò.

L:"È per questo che ti sei arrabbiato? Perché le ho dedicato "Superclassico"? È solo una canzone"

Come poteva essere così stronzo ed egoista?

Mi girai avvicinandomi a lui.

T:"Solo una canzone, Emanuele? Mi stai prendendo per il culo?"

Dissi, urlandogli tutto contro.

T:"Sai, per me non è "Solo una canzone" per me è, o almeno, era, la nostra canzone. Quelle strofe lì, quelle parole, ci accomunavano, ci appartenevano. Quella canzone era la nostra, o per lo meno, io la sentivo nostra"

Avevo ricominciato a piangere, ma questa volta dal troppo nervoso.

T:"E tu...tu, con il tuo menefreghismo del cazzo hai rovinato tutto! TUTTO EMANULE! E ora vattene via, non ti voglio più vedere"

L:"Tanche..."

T:"FUORI HO DETTO"

E così fece.

Prese il telefono e uscì di casa.

Martina, che aveva assistito a tutta la scena, era venuta incontro abbracciandomi.

Lo avevo fatto uscire per sempre dalla mia vita, o almeno, così pensavo.

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Ciao! Non ho mai preso lo spazio autrice sono qui per dirvi che questa storia molto probabilmente avrà la seconda parte, non ne sono tanto sicura. So, spero che le mie storie vi piacciano!




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