Felicità

335 13 0
                                    

pov Tanc.

Dalla finestra del secondo piano della piccola villa che ci avrebbe ospitato per tutta l'estate, riuscivo a vedere tutte quelle persone che ci avrebbero fatto compagnia per tutto questo tempo.

Chi faceva tik tok, come Diego e Zoe.
Il loro rapporto era unico.

Chi scherzava schizzandosi l'acqua e rincorrendosi, come Tommaso e Ilaria.
Sapevo che qualcosa ci stavano nascondendo.

Chi semplicemente stava sdraiato, su uno di quei lettini, per prendersi il sole che non era riuscito ad acchiapparsi nel mese di luglio, come Martina.
Come, o precisamente, cosa sarei se lei non fosse stata al mio fianco?

Poi c'era lui, con lei, felice e spensierato dopo tanto tempo.

Aveva quel luccichio negli occhi.

Non sapevo se era per via del sole che stava tramontando o perché dentro di lui c'era una certa spensieratezza.

Non importava, stava sorridendo e questo bastava.

È bellissimo quando sorride, pensai tra me e me.

Ed ero geloso perché, lo stesso sorriso che in quel momento le stava regalando, era uno di quelli che fino a qualche mese fa dedicava a me.

Era solo mio, e non riuscivo a sopportare che ciò che mi apparteneva fosse stato preso e dato ad un'altra persona che non fossi io.
Ma non ero egoista.
No.

Volevo vederlo felice, anzi, la sua felicità doveva essere al primo posto.

Più importante della mia.

Perché io, in quel momento non ero felice, ma ciò non importava.

G:"Tancredi, scendi o no?"

La porta fu aperta rivelando il mio migliore amico.

Mi girai verso di lui, osservandolo attentamente.

Se avesse continuato a farsi le tinte, sarebbe finito senza capelli, glielo avevo detto tante volte.

Mi rigirai di nuovo verso la finestra dandogli le spalle.

T:"Si G, fumo una sigaretta e vengo"

Dissi con nonchalance.
Man mano sentì dei passi dietro di me che si facevano sempre più forti.

G:"Cosa c'è T?"

Presi la sigaretta dal mio pacchetto e la portai alla bocca, per poi accenderla.

Feci un gran tiro, come se volessi finirla in una sola volta, e infine feci uscire il fumo, contemplandolo attentamente, man mano che si stava disperdendo nell'aria calda di agosto.

T:"Mi manca"

Due semplici parole, ma che il biondo alla mia sinistra capì immediatamente.

Lui era ancora lì, con lei al suo fianco, che continuavano a ridere come bambini.

Sereni.

Liberi.

Era un bambinone, glielo avevo sempre detto.

Si, il mio bambinone.

Gian si avvicinò ancora di più a me, spostando il suo sguardo dalla mia figura e infine posandolo sulla stessa persona che io stavo osservando.

T:"Mi manca da morire Gian, ma non posso. Non posso ritornare a riprendermelo. Non me lo merito. L'ho fatto soffrire tante volte, merita di essere felice. E se la sua felicità è lei, che così sia"

Gianmarco rimise il suo sguardo su di me.

Io non lo guardai.

Non riuscivo a sopportare il suo sguardo accusatorio.

Perché Gianmarco era così.
So cosa avrebbe iniziato a dire.

Che non era vero che non me lo meritavo, che se fossi andato lì a parlargli avremmo risolto e bla bla bla.

Ma in quel momento non disse nulla.

Mi diede quattro pacche sulla spalla e, prima di uscire definitivamente dalla camera mi disse una cosa che non mi sarei mai aspettata da lui.

G:"Sai Tanche, non sei così stronzo come sembra"

OS Tankele Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora