Milano, quarantena, 18.04.2020
La pioggia batteva insistente sulla finestra, con gocce molto fitte e abbondanti, come se da un momento all'altro volessero spazzare via tutti i palazzi circostanti.
Ormai eravamo chiusi in casa da più di un mese e, la pioggia, in quel momento, non mi stava aiutando per niente.
Uno perché il temporale o, in generale, il brutto tempo, non mi piaceva. Lo odiavo.
I lampi e i tuoni a loro modo mi spaventavano e non volevo rimanere lì, sotto le coperte a sperare che da un momento all'altro finisse.
Due perché il mal tempo mi rattrista e, in questo periodo, l'unica cosa che meno volessi era vedermi incupirmi per via del tempaccio.
Ma, in quel momento, il vento e la pioggia non erano gli unici fenomeni a rattristarmi.
Sapete quando amate tanto una persona da fregarvene altamente del giudizio altrui pur di star con lei?
Beh io si, ma la persona che amavo da due mesi a questa parte, faceva di tutto pur di reprimere quello stesso sentimento che provavo io.
Non capisco. Come si fa a tenere a bada il proprio cuore per paura che qualcuno ti punti il dito contro, solo perché diverso dalla società?
T:"Posso entrare?"
Eccolo lì, quella persona a cui avrei fatto di tutto, sulla soglia della porta, ad aspettare una mia risposta, che sia affermativa o negativa.
Alzai di poco il capo ed annuì per farlo avvicinare.
Mi rimisi sotto le coperte.
Faceva freddo, tanto freddo. Anche se eravamo a metà aprile, le temperature non si erano alzate di una virgola.
Nel frattempo, Tancredi si era avvicinato al mio letto e, senza fiatare era rimasto in piedi, davanti a me, guardandomi con quei suoi occhi verdi che tutti cercavano di decifrare ma che solo in pochi riuscivano a farlo.
L:"Beh, che fai in piedi?"
T:"Posso sdraiarmi accanto a te? Sai, sta piovendo a dirotto e volevo sapere come te la stessi passando"
Feci cenno di si con il capo e mi spostai, cercando di lasciargli più spazio possibile nonostante il letto fosse solo di una piazza.
Si sdraiò accanto a me, senza toccarmi.
Entrambi stavamo guardando il soffitto marrone che reggeva il lampadario a forma di fidget Spinner.
Nessuno dei due si azzardava a proferire parola.
Entrambi sapevamo come stavano le cose.
Lui sapeva cosa io provassi per lui e, anche se lui non me lo aveva detto concretamente, sapevo che anche provava le stesse cose che provavo io.
L:"Perché?"
Me ne uscì così.
Una parola, tante domande.
Forse troppe.
T:"Cosa?"
Mi girai per guardarlo e anche lui fece la stessa cosa.
L:"Perché hai paura di un ipotetico noi?"
Tancredi mi accarezzò una guancia, beandomi completamente di quel suo tocco, così delicato, come se ad accarezzarmi fosse solo una piuma.
Poi quel momento si frantumò.
Tolse la mano e si rigirò in pancia in su per guardare il soffitto.
T:"Non lo so Lè. È la prima volta che sono attratto da un ragazzo, in tutto e per tutto e ho paura"
