𝚙𝚒𝚌𝚝𝚞𝚛𝚎𝚜

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Un piccolo ometto, dai capelli mossi e sul castano, era intento a salire le scale che conducevano alla piccola soffitta.

Molto spesso lui si recava lì. Quando era triste, quando era felice, anche quando era in preda alla collera e non voleva vedere altro che l'albero di ciliegio che si faceva intravedere poco più lontano dalla piccola finestrella che si trovava lassù, lui era sempre lì.

Quel giorno era particolarmente arrabbiato con suo padre che, per il brutto voto preso quella stessa mattina a scuola, aveva proibito al figlio di vedersi con la sua prima fidanzatina.

E già.

Emanuele aveva appena compiuto tredici anni e si trovava alle prime armi con la sua prima cotta.

Lei si chiamava Matilde e, a detta sua, era una bellissima ragazza.

Occhi scuri, capelli morì e un naso che ricadeva all'insù.

"Un angelo". Lo diceva sempre, ogni volta che la mora oltrepassava la porta di ingresso della scuola.

Aveva sudato tanto per farsela amica e altrettanto aveva sudato per uscire con lei.

Ma, quel suo insufficiente in matematica, aveva scombussolato tutti i piani che si era fatto per quella serata che doveva essere, senza ombra di dubbio, "perfetta".

Ritornando a noi, Emanuele era talmente tanto arrabbiato per ciò, che disse una frase che non avrebbe mai voluto dire.

"Avrei preferito non avere un padre".

Si pentiva di quello che aveva detto ma, era talmente tanto orgoglioso, tipico suo padre, che non avrebbe mai chiesto scusa di sua spontanea volontà.

Così era salito su in soffitta e si era seduto tra i tanti scatoloni che ricoprivano quei pochi metri quadri che c'erano.

Lui iniziò ad osservare quel vecchio ciliegio che, per via del vento, frusciava lentamente sulla finestra.

Aveva sempre ammirato quell'albero. A suo dire era "magico" o comunque gli accomunava delle parole che lo risaltassero speciale ai suoi di occhi e anche a quelli degli altri.

Poi, però, qualcosa attirò la sua attenzione.

Una scatola. Rossa con delle piccole rose bianche sparse qua e là.

Non l'aveva mai vista prima.

O forse l'aveva vista ma non ci aveva fatto più di tanto caso visto che era immersa da dei scatoloni più grandi.

Si avvicinò e la liberò.

Prima di aprirla, sopra il coperchio, c'erano delle iniziali.

T e E.

Non aveva la più pallida idea di chi fossero quelle iniziali.

Così decise di darci un'occhiata.

La prima cosa che trovò fu un foglietto ripiegato su se stesso.

Aveva l'aria di non essere molto vecchio.

Sarà stato di quindici anni fa, non di più.

Nemmeno la scatola era tanto rovinata.

A dire il vero, sembrava essere trattata con cura.

Così decise di aprire il foglio.

Al suo interno c'erano otto parole.

Non una di più, ne una di meno.

Così la lesse ad alta voce

"Conserverò il nostro ricordo con cura, tuo Sigh."

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