Capitolo 15

10 0 0
                                    

Credo che il mio cuore abbia smesso di battere per un instante interminabile. Milo è davvero davanti a me. La barba non tagliata da qualche giorno, gli stessi capelli spettinati ma con qualche filo grigio e qualche ruga in più che non conosco ancora.

Io sono letteralmente pietrificata. Dovrei alzarmi da terra, darmi il contegno di una adulta. Ma rimango seduta fino a che lui non mi tende la mano e mi aiuta ad alzarmi e per un altro istante che a me sembra non finire mai, la tiene stretta tra la sua.

"Non sei cambiata" mi dice mentre mi sistema una ciocca di capelli dietro un orecchio come faceva sempre dopo avermi baciato. Se fossi l'eroina di una commedia romantica a questo punto dovrei sentirmi perlomeno svenire, ma invece sento montare dentro di me una rabbia assurda, evidentemente non risolta, tanto che, senza dirgli nemmeno una parola, gli do uno schiaffo così forte che il rumore rimbomba in tutte le sale delle biblioteca insieme alla risata di Milo. Dio, quanto mi è mancato sentirlo ridere.

Veniamo buttati fuori come due adolescenti sotto lo sguardo severo degli anziani che presidiano l'emeroteca e a quel punto non riesco più a smettere di ridere anch'io. 

"Vieni con me". Milo mi prende per mano senza aspettare la mia risposta e mi fa segno di non parlare come a non voler rovinare la magia che si sta attorcigliando intorno ai nostri corpi. Saliamo su un tram diretto non so nemmeno dove e sinceramente potrebbe anche essere diretto alla palude stigia che non mi interesserebbe. Poche fermate siamo davanti ad uno dei cancelli del parco Sempione e io sento le mie gambe vacillare. Milo sta giocando sporco, sta giocando con il mio fragile cuore.

Ci sono dei posti che evito accuratamente da anni per non essere sopraffatta dai ricordi e il parco Sempione è uno di quelli. Perché è qui che ci siamo baciati per la prima volta, immersi in un prato di margherite sotto il sole primaverile. Sono passati anni ma ricordo ancora il sapore di quel giorno, lo ricorda la mia pelle, lo ricorda il mio cuore e lo ricorda la mia mente. Quel giorno aveva segnato l'inizio di una felicità che credevo non dovesse aver mai fine. Che sciocca che sono ero stata.

"Io qui non entro" dico fermandomi ad un passo dalla soglia del parco. Non riesco a guardarlo, non voglia che mi veda ricacciare indietro le lacrime, non voglio che senta le mie paure. Ma è possibile che sia bastato passare mezz'ora con lui per sentirmi di nuovo come se avessi 16 anni?

"Non scherzo Milo, sono anni che non metto piede qui dentro e di certo non lo farò oggi, non con te". Lui mi guarda e di nuovo il mio cuore perde uno dei suoi battiti.

"Iris" mi dice prendendomi per mano "quella brava con le parole sei sempre stata. Ho pensato così tanto a quello che ti avrei detto una volta che ci saremmo rivisti che ora mi sento uno sciocco a stare qui di fronte a te e non riuscire a parlare. Sai, non ero nemmeno sicuro che avresti voluto rivedermi. Forse io non lo avrei fatto, ma quella migliore dei due sempre stata tu". Lo ha detto tutto d'un fiato, quasi senza respirare e per un attimo ho rivisto il ragazzo che mi regalava le margherite.

Io sospiro, lo so che dovrei scappare ma non riesco ad allontanarmi da lui e finisce che gli sorrido e questa volta sono io a dire a lui di seguirmi. Finirà male, molto male. Potrebbe essere altrimenti?

E dopo aver passeggiato in silenzio come se entrambi avessimo paura di spezzare la magia, saliamo su un altro tram e poche fermate dopo siamo davanti all'ingresso del Museo del Novecento. Abbiamo bisogno di camminare in posto che non sia abitato dai fantasmi del nostro passato e io ho bisogno di sentirmi tra vecchi amichi, i miei amici futuristi, per sentirmi un po' più sicura.

Passeggiamo tenendoci per mano e io, per la prima volta dopo tanto tempo, non mi sento più sola. Ci fermiamo su una panchina vuota, in mezzo ad estranei che non possono vedere la tempesta che agita i nostri cuori.

"Perché?". Glielo chiedo all'improvviso senza aggiungere altro. Perché sei andato via? Perché hai spezzato il mio cuore? Perché non hai smesso di pensare a me come avresti dovuto fare? Perché sei qui ora, seduto in uno dei miei posti preferiti che non ti apparteneva e che da ora sarà per sempre legato a te?

"Ho avuto paura, paura che il nostro amore finisse per impedirmi di vivere la vita che volevo, che diventasse una prigione in cui chiudere le nostre ambizioni, i nostri sogni. Sono scappato a inseguire la vita che credevo di volere e l'ho vissuta fino in fondo quella vita e sono stato anche felice. Ma ogni sera, quando chiudevo gli occhi era te che vedevo, non importa dove fossi, tu eri sempre con me e me mancava il respiro da tanto faceva male la tua assenza. Ho cercato di dimenticarti, non perché lo volessi ma perché era giusto che tu vivessi la tua vita senza di me che ti avevo spezzato il cuore. Poi una mattina mi sono svegliato e ho capito che niente avrebbe avuto davvero senso senza di te e ho preso il primo aereo senza sapere nemmeno se ti avrei rivista".

Ho ascoltato quasi come se non stesse succedendo a me. Avevo immaginato così tante volte di rivederlo che ora mi sembrava solo di vivere l'ennesimo sogno, o incubo a seconda  dall'angolazione in cui decidevo di vedere la scena.

Così mi sono alzata, ho guardato Milo e senza dire una parola me ne sono andata. Non avevo più la forza di nascondere le mie lacrime.



I battiti persi del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora