Capitolo 11

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Inspiegabilmente riesco ad arrivare in ritardo in ufficio. Certo, lo sapevo anch'io che non mi sarei dovuta fermare alla pasticceria sotto casa per mangiare un cupcake al burro di arachidi, che non mi sarei dovuta fermare in edicola per comprare l'ennesima rivista di cucina e che soprattutto non avrei dovuto mettere i tacchi che mi hanno fatto perdere il tram. Così entro in ufficio poco dopo la fine della pausa pranzo e mi trovo subito sotto il fuoco incrociato degli sguardi delle tre iene che, come loro solito, sono davanti al distributore di caffè. E mentre accenno un saluto in loro direzione mi viene spontaneo chiedermi come mai nessuno abbia mai pensato di licenziarle.

Non faccio tempo a posare la borsa sulla mia scrivania che sento la voce teutonica di Karl invitarmi, o meglio dire, ordinarmi, di comparire immediatamente nel suo ufficio. Comincio a credere che questo sarà un ennesimo lunedì da dimenticare e non mi resta che avviarmi a testa già bassa da lui. Di sicuro ho sbagliato a fare qualche cosa.

"Come è andata a Parigi?" mi chiede senza nemmeno fare nemmeno dei finti convenevoli. Sarei tentata di rispondergli che la città in primavera è un sogno ad occhi aperti, ma, per fortuna, la professionista che è in me prende il sopravvento.

Lui ascolta senza muovere nemmeno un ciglio tanto che finisco per inciampare nelle mie stesse parole e comincio a blaterare dati senza senso sperando che lui mi interrompa.

"Parigi è la città più romantica del mondo. E' lì che ho conosciuto mia moglie". Karl mi ha finalmente interrotto, ma adesso sono io a non riuscire più nemmeno a chiudere la bocca tanto è lo stupore mentre guardo di sottecchi la foto di Margareta sorridente poggiata su una mensola alle spalle del mio capo.

"Stavo facendo un master alla Sorbona, mi annoiavo, ero svogliato. Ma poi ho incontrato lei e finalmente ho visto tutta la bellezza che mi circondava. Le ho chiesto di sposarmi in un giorno di primavera, l'aria profumava di fiori, di foglie e di croissant naturalmente. Stavamo facendo un pic nic sull'esplanade degli Champ de Mars, l'ho guardata e ho capito di voler vivere tutta la mia vita con lei". Sono rapita dalle parole di Karl anche se non riesco a non domandarmi dove voglia andare a parare.

"Fonti che non posso rivelare mi dicono che non eri sola a Parigi" prosegue spiazzandomi sempre di più. Io balbetto una specie di risposta per assicurargli che non ho trascurato il lavoro ma lui non gli dà peso.

"E le stessi fonti mi dicono che forse non ne vale la pena di sprecare Parigi con chi non sa coglierne la sua vera essenza, la sua anima romantica e rivoluzionaria allo stesso tempo. Iris, abbiamo una sola vita che merita di essere vissuta senza rimpianti".

Ci rinuncio, da quando il mio integerrimo capo si è trasformato in un filosofo?

"Torna al lavoro, credo che tu sia già indietro" conclude poi all'improvviso tornando a vestire i suoi soliti rigidi panni. Io mi alzo e gli sorrido.

"Margareta è una donna fortuna" gli dico sorridendo prima di uscire dalla stanza.


I battiti persi del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora