𝟬𝟬. 𝗮 𝗹𝗶𝘁𝘁𝗹𝗲 𝗽𝗮𝗿𝘁𝘆 𝗻𝗲𝘃𝗲𝗿 𝗸𝗶𝗹𝗹𝗲𝗱 𝗻𝗼𝗯𝗼𝗱𝘆

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Power and the money, money and the power
Minute after minute, hour after hour
Everybody's runnin', but half of them ain't lookin'

❝ Power and the money, money and the powerMinute after minute, hour after hourEverybody's runnin', but half of them ain't lookin'❞

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no one prospective

«Signorina Pinker..» la voce di Harry uscì placida mentre tra le dita stringeva il cellulare aziendale «Il signor Tomlinson è in linea, vorrebbe..»

La donna seduta dietro la scrivania alzò lo sguardo verso di lui, puntando i suoi occhi verdi sulla figura del ragazzo «Harry.» lo richiamò «Quante volte devo dirti che non devi essere così formale? Chiamami solo Devon.»

Harry fece un cenno rapido col capo e avanzò all'interno della stanza, porgendo il telefono al suo superiore. Devon lo afferrò, accennando un sorriso al suo assistente e dandogli il permesso di congedarsi.

Posizionò il cellulare tra l'orecchio e la spalla, intenta a premere le dita sulla tastiera del computer. «Louis. Cosa vuoi?» domandò con tono annoiato.

«Hey, amore» il forte accento britannico rimbombò attraverso l'oggetto, accompagnato dalla solita risatina impertinente.
«Non chiamarmi amore.»
«E come dovrei chiamarti?» Louis aspirò dalla sua sigaretta, Devon riconobbe l'inconfondibile pausa che separava un tiro dall'altro.

«Con il mio nome, magari?» Devon spinse la sedia all'indietro, aiutandosi con le mani, per alzarsi e avvicinarsi alla vetrata che dava sulla città. Le macchine correvano rapide sull'asfalto e i passanti animavano i marciapiedi, ognuno impegnato a raggiungere la proprio meta. Da dove era posizionato il suo ufficio, la ragazza riusciva a vedere il mare e l'orizzonte animato dai vibranti raggi solari. La superficie azzurra rifletteva i colori di un sole tipico di inizio estate, creando riflessi dorati accostanti alla leggera schiuma marina.

«Va bene, amore.» di nuovo, quel fastidioso soprannome le punzecchiò l'udito facendole alzare gli occhi al cielo, nonostante il suo interlocutore non potesse vederla. «A che ora è il party questa sera?» Louis era noto per non ricordarsi delle cose che, secondo lui, non erano di sua competenza.

Devon sospirò «Alle nove. Il vestito che dovrai indossare, quello che ti ho fatto consegnare dalla lavanderia, è nella cabina armadio.»

Louis non rispose rapidamente come faceva di solito, motivo per cui la donna si portò una mano sulla fronte, iniziandola a massaggiare le tempie ed intuendo che qualcosa non andava.

«Quale vestito?» domandò il ragazzo, facendo rumore mentre spostava la porta finestra per rientrare in casa. Devon riusciva ad immaginarselo, con addosso una delle sue tante magliette oversize, affacciato al suo immenso terrazzo che regalava una delle migliori viste su Los Angeles.

Louis era la meteora della sua vita che, con esigenza e poco garbo, impiegava ogni sua forza e gesto per insinuarsi nella tranquillità del suo cielo. L'esistenza scandita da tempi lenti, come le piaceva, con lui non esisteva e, benché provasse a tenersi alla larga, ogni volta veniva scossa dai turbolenti terremoti che il ragazzo causava, precipitando in maniera del tutto inaspettata.

bittersweet symphony | 𝗹.𝘁Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora