Incontri inaspettati

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-flashback-
-qualche giorno dopo la morte di Miyagi-

Come mi aveva detto di fare... in un massimo di 30 minuti feci tutto. La seppellì accanto all'albero di albicocco che adorava, nel cortile d'allenamento e le diedi il mio ultimo saluto... vederla lì, difronte a me senza vita e ricoperta di sangue aveva creato in me un trauma più profondo di quello che era stato creato dalla morte degli zii. Pregai di fronte alla sua tomba fino all'ultimo secondo concessomi da "loro" e come dettomi, non potrai nulla con me. Nulla o quasi. Per una ragazzina di 14 anni dover abbandonare così di punto in bianco la sua casa senza nessun ricordo non era semplice... anche solo una cosa. Piegai e sigillai dentro un altro indumento mio, l'haori della mia maestra e senza voltarmi indietro corsi via, abbandonando Miyagi, la baracca, il cortile e la montagna, richiusi tutto dentro un cassetto dentro di me, ripromettendomi di non aprirlo, inutile dirlo, fallii. Il suo ricordo, i suoi occhi, le sue parole prima di andare via per sempre sovrastavano ogni cosa nella mia mente, non lasciandomi dormire o riposare. Tutto ciò era un' incubo. Miyagi era morta e questo era un dato di fatto. La mia Miyagi... La mia dolce sorella non c'era più. Come mi aveva detto 2 anni fa, l'unica cosa che potevo fare d'ora in avanti era combattere e andare avanti.

Peccato che adesso non avevo più nessuno da cui tornare.

Corsi tutta la notte, in una corsa disperata verso il villaggio sotto la montagna. Non mi fermai neanche un' istante, incontrai molti demoni e molte erano le teste che cadevano al suolo per mano mia. Li uccisi tutti. Senza pietà, come mi aveva detto lei. Ormai la spietatezza, dopo quello che avevo visto, era qualcosa che avevo padroneggiato meglio della spada. Giunta al villaggio, alloggiai per qualche giorno in una locanda, per i soldi... beh... mi era bastato rubarli dal primo che ebbi incontrato. Ciò che stavo aspettando sarebbe passato di sicuro per quel villaggio. Ed egli non si fece attendere. Un uomo giovane, robusto e con indosso la maschera tipica dei forgiatori di spade annunciava il suo passaggio al villaggio con il tintinnare dei campanelli, attaccati al grande cappello coprente che aveva. Camminava a testa bassa, lentamente, ogni passo era accompagnato dal vento e a ogni tintinnio il mio cuore accelerava dalla frenesia. Mi parai davanti a lui. All'inizio sembrò confuso e tentò di passarmi oltre. «Sono Aoi Akaru... una dei 5 sopravvissuti alla prova finale... lei dovrebbe essere il forgiatore che ha creato la mia spada...» annunciai per fermarlo, e così fece, il suo sguardo era confuso e da quello che vidi anche infastidito, mi interruppi un attimo poi ripresi ancora più convinta di prima «è qui per porgermela.» affermai con tutta la sicurezza che avevo. Strinsi i pugni e non lasciai trapelare alcun tipo di debolezza o esitazione.
Ci fu silenzio... si udiva solo il rumore dei campanelli mossi dal vento e il vento stesso... il forgiatore non si mosse. Restò impassibile come una pietra allo scrosciare del fiume.
«Mi è stato riferito che il finalista abitava in cima a una montagna molto alta... quella se non sbaglio.» alzò il braccio a indicare quella che una volta era casa mia. Il tono era di sfida, probabilmente non mi credeva e voleva mettermi alla prova. «Purtroppo la montagna è inaccessibile a causa dei demoni...» lo guardai dritto negli occhi, attraverso la maschera, con uno sguardo gli feci intendere che non avrebbe dovuto infierire o farmi perdere tempo. Lo fulminai con gli occhi e l'uomo indietreggiò di mezzo passo, si strinse a quello che doveva essere il contenitore della mia nichirinto. «Quindi ora le chiedo di porgermela.» sputai fredda. Il forgiatore non fece altre storie. Si sedette su una panchina a gambe incrociate intento a scartare l'imballaggio della spada.
«Certo che tu... fai proprio paura ragazzina.»
Mi sedetti accanto a lui e solo allora notai i capelli lunghi e neri che scendevano liberi sui muscoli scolpiti di quell'uomo. Sarà stato giovane ma il fisico da iper-palestrato non gli mancava. «E anche maleducata... tsk, ragazzini» si tolse il cappello e finalmente cacciò fuori delicatamente la katana. La maneggiò come un neonato, come una pietra rara e me la porse. Esitai un attimo, come se potessi romperla appena l'avessi toccata. «Su avanti prendila! Voglio vedere di che colore si tingerà.»
Giusto.
Miyagi me l'aveva detto.
Una volta che avrò impugnato la mia nichirinto, la lama si sarebbe tinta in base al colore che avrebbe rispecchiato di più me e il mio respiro.
Giusto.
La guardai meglio.
Era bellissima.
Il fodero era nero con delle decorazioni apparentemente floreali d'argento, l'elsa era ben fasciata con una laccio azzurro pallido, sotto era più scura, in pelle. La tsuba era un bellissimo fiocco di neve ben incastonato tra la lama e l'elsa. La ammirai per svariati istanti, a contemplare quella che sarebbe stata la mia arma di distruzione. Sorrisi, senza volerlo.

Me in the world of Demon Slayer {ita}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora