☘︎︎capitolo13☘︎︎

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Il corpo del barman era steso per terra, grondante di sangue. Nonostante la mano di Nico cercò di fermarmi mi avvicinai e mi accovacciai vicino al cadavere. Osservai i graffi, che gli ricoprivano il corpo, procurati sicuramente da degli artigli. I graffi erano profondi di almeno 4 cm e da essi usciva, ancora, quel poco sangue che era rimasto nel corpo del barman. Girai lo sguardo e guardai gli occhi marroni del cadavere. Nei suoi occhi vedevo l'orrore della morte e di quanto può essere ingiusta la vita; sapevo che lui, se doveva, mi avrebbe fatto del male, ma era comunque una persona. I capelli biondi che poco prima gli coprivano le sopracciglia ora erano di un rosso acceso e brillante. Poi il suono del mio telefono mi distrasse. Risposi era Alec
< pronto >
< oh! Grazie al celo. Stai bene?!>
< si perchè? >
< perchè...abbiamo visto al telegiornale che c'è stato un cadavere> disse con una pausa tra il perchè e il abbiamo visto.
< no tranquilli sto bene> risposi secca chiudendo.
Mi alzai e la ragazza che aveva trovato il cadavere disse ad alta voce
< qualcuno chiami la polizia!>
La ignorai, mi girai e vidi Jack guardarmi con disgusto; mi avvicinai a loro
< non so stata io>
< si certo come no > rispose Jack tenendo gli occhi fissi sul cadavere, per poi continuare a parlare.
< sei uscita, dopo è uscito il barman, ma non è più tornato mentre tu eri dentro il locale o sbaglio?>
< non sbagli, ma non sono stata io> odiavo ammetterlo, ma ero molto sospettosa.
< quando siamo usciti abbiamo...solo parlato> dissi tralasciando la parte in cui infilzavo gli artigli sulla sua pancia.
<stai mentendo, sento il tuo battito aumentare> disse lui guardandomi per la prima volta.
< Sai che ti dico... pensa quello che vuoi, ma non sono stata io> dissi infine.
<senti smettila di fare l'innocente, ti sei arrabbiata per la foto che aveva Canzy, perchè eri brutta che non ti si poteva vedere e ti sei sfogata sul barman. Sei un'assassina e meriti di essere catturata, sei un pericolo per tutti > disse Sharon convinta.
Quella fu la goccia che fece travasare il vaso ormai pieno.
< senti cara Sharon, solo perchè sei protetta dal tuo gruppo e da Jack, non puoi accusarmi, è vero sono un po' sospetta, ma se accendi quel cervello da gallina riesci a vedere che i graffi sul corpo del ragazzo sono troppo profondi per essere i miei quando sono umana> dissi ricordando la mia trasformazione in lupo successa un po' di tempo fa.     <E come facciamo a sapere che non ti sei trasformata> continuò lei.    <il mio vestito si sarebbe rotto, invece eccolo qui tutto intero> Girai i tacchi e andai verso Nico.
<su forza andiamo> gli dissi irritata.
Salimmo in macchina ancora sconcertati per quello che avevamo visto e Nico mise in moto. Pensai e ripensai; c'era qualcosa che non mi quadrava, uno dei pezzi del pazzle era fuori posto. Per tutta la durata del viaggio non parlammo finchè Nico non si fece avanti.            <a cosa stai pensando?>mi chiese incuriosito dal mio volto distratto.                                               <c'è qualcosa che non mi torn- ah lascia stare, sono solo stanca> cominciai a parlare, ma poi mi ricordai che lui non sapeva niente di tutto quello che fosse successo in queste settimane, quindi mi zittì inventato una scusa al quanto banale. Queste furono le uniche parole che ci scambiammo durante il tragitto. Io però continuai a rimirare nei miei pensieri cercando di capire cosa mi turbava finchè di botto la macchina non si fermò, mi venne d'istinto chiedere perchè ci fossimo fermati.   <Emy siamo arrivati> rispose Nico confuso dalla mia domanda.                                                  <ah si scusa non avevo riconosciuto la via. Ciao e grazie del passaggio> lo salutai e chiusi lo sportello, rimasi a guardarlo finchè non ebbe girato l'angolo.                                                            Mi incamminai verso la porta di casa, presi il mazzo di chiavi che nascondevo dentro il vaso accanto alla porta e cercai la chiave del portone. La infilai dentro la serratura e non appena la girai, mi sentii strana come se ci fosse un pericolo vicino. Entrai in casa e notai che i miei fratelli erano addormentati sul divano. decisi di scrivergli un bigliettino per quando si sarebbero svegliati:
"𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑡𝑜𝑟𝑛𝑎𝑡𝑎 𝑒 𝑠𝑡𝑜 𝑏𝑒𝑛𝑒, 𝑝𝑒𝑟𝑓𝑎𝑣𝑜𝑟𝑒 𝐷𝑜𝑚𝑎𝑛𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑚𝑖 𝑠𝑣𝑒𝑔𝑙𝑖𝑎𝑡𝑒 ℎ𝑜 𝑏𝑖𝑑𝑜𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑑𝑜𝑟𝑚𝑖𝑟𝑒, 𝑔𝑟𝑎𝑧𝑖𝑒." -𝐸𝑚𝑖𝑙𝑦.𝑝𝑖𝑐. Decisi di firmarmi con pic., perchè era come mi chiamavano quando avevo 6-7 anni e per loro era l'abbreviazione di piccola, così che capissero che fossi io. Non appena mi avvicinai a loro il senso di pericolo si fece più evidente, ma lo ignorai, appoggiai il foglietto sul tavolino vicino ai piedi di Nathan e Marcus. Presi una coperta vedendo che la pelle dei tre si fece ruvida come la pelle d'oca, e l'adagiai sui loro corpi, ma non appena sfiorai la pelle di Marcus la mia mano si ritrasse automaticamente, anche se io non gliel'avevo ordinato. Era strano, ma decisi di non dargli troppo peso; salii in camera mi misi il mio soffice pigiama, mi struccai e mi sdraiai delicatamente sul letto, a pancia in su, avevo sonno, ma appena le mie palpebre mi coprirono le iridi il cadavere viaggiò per la mia testa e tutti i miei pensieri minacciavano di non lasciarmi tregua. Decisi di non chiudere gli occhi almeno finchè non si fossero chiusi da soli, stavo lì sdraiata a pancia in su a fissare il soffitto bianco, finchè le palpebre, ormai pesanti, non si chiusero di botto e io caddi in un sonno talmente profondo da non farmi neanche sognare.

La figlia della luna 🌑 [sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora