nove

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arrivai a casa verso le cinque del pomeriggio, i miei genitori erano in casa ma mia madre si stava già preparando per il suo turno di stasera.

"oggi resto con te come promesso, vogliamo vederci un film?" disse l'uomo che chiamavo papà ma che non era altro che una figura inutile nella mia vita inutile.
"non me la sento, scusa papà, credo che resterò in camera... ah e domani non ci sono lezione perchè stanno interrogando tutti gli studenti"
dissi appendendo la giacca all'appendi abiti sul corridoio e prendendo una bottiglia d'aqua da portare in stanza con me.
"uno di questi settimana andiamo in spiaggia, non ci andiamo da quando sei piccola, non passi più tempo con noi da quando sei cresciuta..."
"sì, va bene, se non mi ammazzano prima andiamo sicuro"
la donna roteò gli occhi scuotendo la testa ma prima che potesse lamentarsi della mia non-tanto-ironia mi chiusi in stanza.

ormai sembrava tutto una routine, il giorno non facevo nulla e/o avevo crisi di panico e paranoia, la sera succedeva qualcosa che il giorno dopo mi avrebbe provocato altre crisi... e così fino alla mia morte imminente.

presi un quadernino che usavo per disegnare e scarabocchiai alcune cose, giusto per passare il tempo.
mi resi conto di quanto la mia vita fosse banale.
non avevo letteralmente nessuno, non avevo nulla da fare, interessi particolari, passioni... nulla.
mi sentivo in colpa per aver abbandonato lux... anche se se lo meritava la conoscevo da davvero troppo tempo, non potevo giocare così con la sua testa,
anche se lei giocava con la mia,
ma era diverso, lei era ingenua e stupida, io no...
vorrei che scomparisse, che morisse quasi... no... come posso dire o desiderare una cosa del genere? sto impazzendo?
ad interrompere i miei pensieri fu la voce di mio padre dietro la porta
"è pronta la cena... se vuoi scendi, mamma è partita ora"
"arrivo."

i piatti di papà erano i migliori, ma questa volta non riuscii a finirlo, avevo troppo per testa.
per fortuna non stavo dimagrendo troppo, riuscivo ancora a mangiare alcune cose senza vomitarle dall'ansia.
"io dormo qui in salotto, se quel bastardo entra lo sparo. tu chiuditi a chiave, chiaro?"
annuii e me ne tornai in camera.
il rapporto con i miei era strano, era ovvio che ci tenessero ma... non riuscivano a comprendere quanto questa situazione fosse difficile per me... e quanto dovrebbe esserla anche per loro. sembrava quasi una cosa che capita spesso e da solo leggermente fastidio.

entrata in camera chiusi la tapparella, lasciando però la finestra aperta o sarei morta soffocata, altro che mutilata.
accesi la lampada appoggiata sul comodino a lato del mio letto e spensi le luci, per poi infilarmi sotto la coperta.

ding

"bonnie, si può sapere cosa hai? capisco la tua situazione ma non puoi continuare a trattarmi come un cagnolino, decidi cosa fare."

scossi la testa  e non risposi, eliminando subito il contatto di lux, non la bloccai perchè sapevo che non mi avrebbe più scritto dall'umiliazione di essere stata ignorata.
arrivai alla conclusione che l'unico momento della sua vita in cui si era resa utile è stato quando mi ha fatta dormire a casa sua per evitare di essere uccisa.
sto probabilmente recitando la parte del cattivo ora, ma non lo sono davvero, ne ho abbastanza della sua infantilità.
misi il telefono sulla modalità silenziosa e lo appoggiai accanto alla lampada.
mi girai e rigirai nel letto finchè non trovai una posizione comoda e chiusi gli occhi.

i passi che risuonano fuori dalla mia porta mi fecero scappare un lamento, molto forte. al rumore, i passi si fermarono. il mio respiro si fece pesante e le lacrime iniziarono a scorrere lungo le mie guance.
mi immersi nel letto per cercare di trovare una sorta di sicurezza, rannicchiandomi a palla sotto la coperta.
stavo tremando, e non per il freddo. chiusi gli occhi e mi coprii il viso con le mani gelide.
mi sentii debole.
piansi di nuovo, sapevo che poteva sentire.
i passi sembrarono avvicinarsi.
era troppo tardi per cercare i urlare a papà.
la luce della luna che splendeva ed attraversava le tapparelle venne improvvisamente bloccata da una figura.
non riuscii a vedere bene, era molto buio.
era vestito di nero, aveva dei guanti.
si abbassò all'altezza del mio viso, aveva una maschera blu, con dei grossi buchi neri al posto degli occhi.
"sei intelligente, fossi in te non tenterei nulla, mh?"
tirai su col nasò e mi coprii il viso, ma l'uomo mi prese per entrambi i polsi, tirando le mani via dal mio volto.
"non coprirti il viso, sono venuto qui proprio per guardarti meglio, dalla finestra non vedo i dettagli..."
iniziò ad accarezzarmi la guancia ed a tracciare i miei tratti col dito.
"hai proprio un bel viso, il corpo umano è così bello..."
cercai di restare in silenzio e muovermi il meno possibile, ma non riuscii a non tremare sotto al tocco ruvido dei suoi guanti.
i miei occhi erano serrati, non volevo sapere come sarei morta, magari mi avrebbe uccisa sul posto e poi asportato gli organi, oppure avrebbe fatto il contrario, o magari mi avrebbe sparata...

spalancai gli occhi, il cuore mi correva a mille, sono a casa? sono viva?
guardai verso la finestra, era ancora notte fonda.
guardai verso la porta, chiusa a chiave.
avevo sognato? per forza...
mi alzai lentamente e mi guardai attorno per assicurarmi che tutto fosse apposto, e in effetti tutto era apposto.
decisi di scendere di sotto per assicurarmi che papà stesse bene.

il corridoio era illuminato dalla luce della tv, l'ombra della poltrona su cui l'uomo era seduto era piuttosto scenografica... ma non era il momento di ammirare la visuale.

"papà..? sei sveglio?"
"mh! cosa? cosa succede?"
per fortuna... che sollievo...
"nulla... ho solo avuto un brutto sogno e mi era parso che qualcuno fosse in camera mia"
"vuoi dormire qui con me sul divano? c'è posto."
annuii e mi sedetti accanto a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla mentre mi coprì con la coperta, poi chiusi gli occhi e cercai di addormentarmi.

you look as sweet as u tasteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora