Per sempre

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Questo racconto nasce per il contest di EDSITALIA su un amore tra un nazista e una partigiana. Buona lettura

"Luisella. Stai qui e non muoverti".
Il tenente Gerd Muller uscì di soppiatto dalla cantina del palazzo di via Milano. Aprì il cancelletto e sbirciò a destra e sinistra e poi, a passo spedito, si avviò verso la Kübelwagen che l'aspettava un centinaio di metri più avanti all'angolo con via Nazionale. Era notte fonda e il quartiere brulicava di nazisti.
Disse al soldato di partire e di dirigersi al Grand Hotel Excelsior dove risiedeva il generale Mältzer. Gerd già sapeva che lì avrebbe trovato anche il vice di Kappler: Erich Priebke. E che aveva sicuramente notizie sull'attentato di Via Rasella del pomeriggio.
L'aveva già incontrato partecipando ad alcune feste di Gala, ma fu durante un interrogatorio a Via Tasso, il quartiere generale della polizia di sicurezza nazista, che quell'uomo lo terrorizzò. Lo vide uccidere a sangue freddo un bambino di sette anni solo perché era il figlio di un Gappista. Disse che chi era figlio di un militante dei Gruppi di Azione Patriottica sarebbe diventato, un domani, un nemico del Reich e, per questo, doveva essere fermato a qualsiasi costo. In quel momento, il tenente capì che il Fuhrer, se aveva impartito quegli ordini, non era quel salvatore della Patria come amava definirsi durante i suoi comizi, ma non poteva fare altrimenti, non poteva opporsi. Non poteva nemmeno disertare, altrimenti, tutti i suoi cari, a Berlino, sarebbero stati uccisi. Padre, madre e due sorelle più giovani di lui. Doveva resistere e poi, alla fine della guerra, avrebbe deciso di andare da qualche parte. Di scappare verso il Sudamerica o da qualsiasi altra parte. L'unica cosa che contava davvero era Luisella; lei sarebbe dovuta andare con lui. Il tenente la conobbe una sera di sette mesi prima, durante una delle feste sfarzose che si svolgevano a Villa Wolkonsky, la sede dell'ambasciata tedesca. Lei era stata invitata perché figlia di una delle famiglie più importanti di Roma. Era difficile non notarla quella sera. La sua fluente chioma bionda le scendeva leggera sulle spalle lasciate scoperte dal suo vestito rosso che la fasciava sensualmente. La brezza settembrina le faceva ondeggiare i capelli ed, il suo profumo, arrivò forte e deciso alle narici del giovane tedesco. Era come la schiuma del mare che si infrangeva sulle rocce. Il suo vestito stretto davanti aveva fatto scatenare quasi tutti i pezzi grossi del comando nazista. Era una calamita di croci di ferro. Perfino Priebke si avvicinò quando lei, con fare regale, gettò una sigaretta dal suo lungo bocchino in argento e bachelite dentro un grosso posacenere di cristallo. Una sigaretta neanche giunta a metà. Fumava le "Macedonia" così in voga tra la borghesia fascista Romana. Priebke aprì il suo taschino dove facevano bella mostra di sé tutte le medaglie d'onore e la croce di ferro con il simbolo nazista al centro. Afferrò con il pollice e l'indice un piccolo pacchetto blu con la scritta "Manoli" al centro di un ovale rosso bordato di giallo. Le migliori sigarette tedesche. Solo pochissimi avevano il piacere di fumarle. Gli altri ufficiali potevano solo fumare sigarette nazionali di scarsa qualità. Luisella alzò la mano destra adornata da un elegantissimo guanto di pizzo bianco per fermare l'alto ufficiale nazista che trasformò il suo sorriso in un ghigno di sdegno e si allontanò spostando sguardo e interesse. Lei, con fare sempre nobile, aprì la sua borsetta ed estrasse un piccolo contenitore in argento. Prese con le dita una nuova sigaretta, la inserì nel bocchino e si rivolse al tenente Muller chiedendogli se avesse da accendere. Gerd rimase incantato da quella bocca rossa e carnosa. Quasi paralizzato, dalla tasca estrasse l'accendino d'acciaio della Wehrmacht. Luisella avvicinò la sigaretta alla fiamma e, dall'altra parte del bocchino aspirò per accenderla. Soffiò il fumo verso il viso del tenente e ringraziò in francese. In quel preciso momento Gerd si innamorò di lei. Con un atto di coraggio sfruttò la musica gracchiante dal grammofono in ottone e chiese a Luisella un ballo. Lei sorrise ed accettò. Erano perfetti insieme. Lei bellissima e leggera sembrava volare tra le braccia muscolose di Gerd.
Gli occhi color mare del tenente sembravano volessero illuminare il volto della giovane italiana. Quella sera Gerd si offrì di riaccompagnarla a casa e lei acconsentì. A fine serata si diressero verso il parcheggio e l'auto, dove il soldato, prima inneggiò al Fuhrer, poi aprì la portiera alla ragazza e, subito dopo, al tenente. Imboccarono Via Labicana ed,.in prossimità del Colosseo, Luisella chiese al tenente di accostare per vedere l'antico monumento di sera.
Questi ordinò subito all'autista di fermarsi. Scese e aprì nuovamente le portiere come il galateo imponeva.
Lei ammirò il monumento come se non l'avesse mai visto prima e si rivolse al tenente.
"Sa tenente quante coppie si sono amate qui tra il Colosseo e l'arco di Costantino? Qui ci sono duemila anni di storia."
"Mi chiami Gerd signorina Luli"
La ragazza sorrise e scimmiottando il tedesco
"Ja meine Gerd. E lei mi chiami Luisella. Anzi diamoci del tu"
Il giovane ragazzo si avvicinò a lei. " Come vuole no... Volevo dire come preferisci Luisella"
La ragazza prese sottobraccio l'ufficiale e si diressero verso l'arco.
"Ti dicevo, Gerd, sai quante coppie si sono baciate qui nella storia di Roma?"
Gerd guardò intorno i monumenti e pensò a quante persone fossero passate in quei posti meravigliosi.
"È meraviglioso qui. Ho fatto domanda io per venire in missione a Roma. Sono innamorato della tua città, Luisella."
"Solo della città?" Piagnucolò la ragazza appoggiando la sua testa sulla spalla del ragazzo.
Si fermarono a metà strada tra i due monumenti ed, ora, il silenzio regnava sovrano intorno a loro. Si guardarono negli occhi e Gerd stringendo le braccia di Luisella, le disse:
"Non so quanti qui si siano baciati o amati, so solo che stasera ci sarà una coppia in più" E la baciò.
Fu un bacio lungo, a stampo. Labbra contro labbra. Ognuno ad occhi chiusi.
Si staccarono e sorrisero.
"Offrimi da bere a casa tua Gerd"
Tornarono indietro all'auto; il silenzio magico intorno a loro era solo interrotto dal calpestio delle loro scarpe sui sampietrini.
Raggiunto l'autista, Gerd gli ordinò di tornare indietro in caserma che avrebbe guidato lui l'auto da quel momento in poi. Salutò il nazista e la coppia si avviò costeggiando il Colosseo verso Piazza Venezia. La notte era calda e una leggera brezza solleticava le loro fantasie. Ridevano a qualsiasi cosa, per qualsiasi stupidaggine. Arrivati in via Pinciana, il tenente imboccò un portone dove un tedesco, in guardina, scattò in piedi a fare il saluto nazista ma Gerd non se ne curò. Entrò e parcheggiò l'auto vicino un rododendro in fiore; scese e, da vero gentiluomo, aprì la portiera con un mademoiselle di eleganza. Il "merci beaucoup" di risposta della ragazza era carico di eroticità che il giovane tedesco recepì in maniera inequivocabile. Salirono i quattro piani del villino liberty ed il tenente, una volta entrato, accese la luce.
"Accomodati Luisella ma non far caso al disordine. Non sono solito invitare persone e la donna ebrea verrà solo domani a fare le faccende domestiche."
Luisella si accostò al ragazzo e, appoggiandogli il dito indice sulle labbra, gli chiese se avesse delle candele in casa.
Annuì con la testa e si diresse al tavolo della cucina dove, al suo centro, sostava una grossa fruttiera in vetro colorato che, invece di contenere frutta di stagione, custodiva candele, fiammiferi e un paio di baionette.
"Sono qui se dovesse saltare via la luce all'improvviso".
"Invece le baionette servono per tagliare la frutta o per i giochini erotici?" Domandò Luisella.
Il volto della ragazza si trasformò. Gli occhi diventarono brace mentre abbozzò un sorriso malizioso.
Gerd si tolse la giacca, la piegò e l'appoggiò allo schienale di una sedia ed aprì la credenza della cucina dove tirò fuori un armagnac d'annata. Prese due bicchierini di cristallo e ne versò un dito ciascuno.
Luisella, deposti i guanti di pizzo nella sua borsetta rossa, prese il bicchierino tra le dita, si avvicinò alla finestra e fece un brindisi alla sua amata città, alla notte e le sue stelle.
Il cielo stellato e una luna luminosissima rischiaravano la notte. Di fronte a lei Villa Borghese e la sua Galleria facevano bella mostra di loro. Lo scuro del bosco e il bianco della Galleria giocavano alle ombre. Bevve il suo armagnac tutto d'un fiato e non fece in tempo a voltarsi che Gerd le strinse nuovamente le braccia e cominciò a baciarla alla base del collo. Lei chinò leggermente il capo per essere baciata meglio, affinché tutte le sue paure non fermino quel momento perfetto. Il tenente le abbassò delicatamente la cerniera lampo sul retro del vestito e lo fece scivolare.
Lentamente.
Molto lentamente.
L'armonica danza delle fiammelle delle candele nascondeva paure e figure e, Luisella, si voltò rimanendo in mutandine di pizzo bianco con un reggiseno a balconcino intonato. Ebbe un leggero momento di pudore coprendosi le parti intime ma Gerd la stordì con un:
"Sei bellissima".
Il giovane tedesco aveva levato la cravatta col la croce uncinata e aperto la camicia d'ordinanza che lasciava intravedere una canottiera a pelle. Il suo fisico era scolpito e la ragazza non pensava di vedere un petto così perfetto. Le passò la mano sul torace per accarezzarlo e, così facendo, le sue ultime vergogne caddero.
Si baciarono teneramente stringendosi tra le braccia. Il tenente si staccò da lei e, prendendola per mano, la condusse in camera da letto. Lui si sedette in un angolo e, tolti cinta, pantaloni e scarpe, rimase in mutande e canottiera e si infilò sotto l'unico lenzuolo di cotone bianco. Una volta entrato sfilò le mutandine e le gettò per terra al suo fianco. Lei, invece, si voltò e slacciò il reggiseno. Quando ritornò di fronte al giovane, lui ammirò quel seno perfetto, grande ma non grosso, dove facevano bella mostra due areole rosa e due piccoli capezzoli. L'eccitazione di Gerd si fece vigorosa sotto il lenzuolo e la giovane ragazza entrò nel letto al suo fianco. Fece scivolare le sue mutandine e le fece cadere dal suo lato del letto. Il ragazzo si avvicinò a lei palpandole il seno e baciandola voluttuosamente. Si mise sopra di lei e la penetrò vigorosamente. Così forte che in pochi minuti vennero entrambi.
Il giovane tedesco si spostò di lato e mise le braccia dietro la testa sul cuscino.
"È stato bellissimo" pronunciò mentre la ragazza si alzò e andò di corsa in bagno. Gerd vide dalla sveglia sul comodino che erano le tre del mattino e aspettò il ritorno di Luisella per chiederle se avesse dovuto riaccompagnarla a casa. Lei entrò nuovamente in camera dopo pochi minuti con una sigaretta tra le labbra carminie. Sbuffò una nuvola di fumo e disse al tedesco che poteva rimanere a dormire da lui, se lui fosse stato contento.
La ragazza si infilò nuovamente nel letto e tirò su il lenzuolo per coprirsi il seno mentre Gerd le allungò una mano sul bacino per coccolarla un po'. Quella notte parlarono molto, fumando, ridendo e rifacendo l'amore. Il mattino dopo il giovane tedesco l'accompagnò a casa e, da lì, cominciarono a frequentarsi.
Mentre si dirigeva da Mältzer, Gerd pensò a quella sera di un mese fa quando Luisella le confessò di amarlo ed, allo stesso tempo, di essere un membro del GAP. Il tenente si mise a piangere come un bambino perché, anche lui ne era innamorato pazzo. Lì decisero insieme di continuare la loro relazione e, Luisella, il giorno precedente, gli salvò, probabilmente, la vita. Gli disse di fare un giro diverso perché sarebbe successo qualcosa. Arrivò al quartier generale e, superati i numerosi posti di blocco, scese di gran lena ed entrò nell'atrio dell'albergo dove era stato allestito un grosso tavolo al centro della sala con sopra una minuziosa mappa dell'area intorno alla zona dell'attentato.
"Heil Hitler mein kommandant" salutò il giovane ufficiale tendendo il braccio a palmo aperto e sbattendo i tacchi; si avvicinò al tavolo e Priebke gli mandò un'occhiataccia. Il cuore di Gerd rabbrividì.
Sulla mappa vi erano riportate decine di "X" rosse ed erano segnati decine di palazzi tutti intorno a Via Rasella. Una era anche al numero 10 di Via Milano. La casa di Luisella. Ormai capì che l'avevano chiamato per dirgli che Luisella sarebbe stata arrestata e, forse, avrebbero messo ai ferri anche lui. Priebke fece un cenno con la testa ad un altro ufficiale che, da dietro, prese per un braccio giovane tedesco conducendolo in un'altra sala. Gerd aveva capito che era arrivato il suo momento, strattonò il braccio e disse: " Mi lasci tenente. So camminare da solo"
Il tenente Neumann lasciò il braccio di Gerd e comandò a due soldati di scortarlo nella Sala blu senza perderlo di vista. Il giovane tedesco entrò nella sala e si mise a sedere su una sedia vicino ad un tavolo. Da lì a poco sarebbe arrivato sicuramente il vice di Kappler e l'avrebbe giustiziato sul posto, proprio come quel bambino mesi prima. L'ufficiale Neumann uscì dalla sala blu e rimasero solo i due soldati a guardia. Gerd guardò l'orologio al polso che segnava le tre e quarantasette. Per un periodo i secondi parvero minuti, questi ultimi ore. Erano passati solo sette minuti e lui non poteva fare altro che tamburellare le dita sul tavolo. Ad un tratto la porta si spalancò e apparvero Priebke e Mältzer. Gerd si alzò di scatto e ripeté il saluto nazista con il cappello sotto al braccio sinistro.
Mältzer prese la parola
"Caro Gerd ti conosco da quando avevi i calzoncini corti e giocavi a palla sotto casa. I tuoi genitori sono amici carissimi di mia moglie Ingrid."
Lungo sospiro e, poi, in silenzio cominciò a passeggiare avanti e indietro nella sala con le mani strette dietro la schiena. Quando ripassò vicino a Priebke, questi, gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
"Come dice il nostro Erich oggi c'è stato un gravissimo attacco non a noi ma al Reich ed al nostro Fuhrer. I corpi freddi rimasti sulla strada sono vittima di un manipolo di gente bieca e contraria alla superiorità della Germania e della razza Ariana e noi non possiamo rimanere inermi davanti a questo attentato. Il comandante Priebke ha svolto in prima persona gli interrogatori e...." Altro sospiro e altro silenzio.
Priebke prese il posto del generale.
"Ho avuto assoluta certezza di chi siano questi vili. Le mie spie hanno parlato e nella lista delle persone che hanno ucciso nostri compatrioti c'è anche il nome di Luisella Luli, la donna con cui lei ha una relazione. Mi dica dove è. Avremo un occhio di riguardo per lei."
Il tenente Muller sprofondò nella sedia ed il suo cappello rotolò al suo fianco. Gli passarono davanti tutti gli ultimi sette mesi come se fossero un film di cui lui, ora, era uno spettatore e non il protagonista. Appoggiò i gomiti sulle cosce e si coprì il volto con le mani. Non sapeva cosa fare perché era arrivato quello che lui avrebbe voluto non sentire mai.
"Tenente ci dica se l'ha vista e dove" gli ordinò Priebke.
Il generale Mältzer si avvicinò al suo collega e gli sussurrò all'orecchio. Il gerarca tedesco annuì con la testa, indossò il cappello e fece dietrofont imboccando l'uscita dalla sala. Mältzer ordinò ai due gendarmi e al tenente Neumann di uscire anche loro e si accomodò su una sedia vicino al giovane tedesco.
Gli appoggiò una mano sul ginocchio e disse:"Caro Gerd so come ti senti ma è ora che tu dimostrassi la tua fedeltà. O al Reich o contro di esso. Ho detto a Priebke che saresti stato tu ad andare a prendere la ragazza ed a portarla qui. Quindi caro Gerd non mi deludere"
"Jawohl"
"Bene Tenente. Neumann e due gendarmi verranno con te" disse Mältzer dando una pacca sulle spalle al giovane mentre si alzava.
Si alzò subito anche lui indossò il cappello e seguì il generale.
Nella hall il generale Mältzer parlo con Priebke e col tenente Neumann e rimasero d'accordo che, il tenente Muller, sarebbe entrato in casa della signorina Luli e l'avrebbe portata a destinazione. Fu così che i quattro tedeschi si diressero verso l'uscita e verso l'automobile. Salirono a bordo, i due soldati semplici davanti, dietro i due ufficiali. Gerd pensò per tutto il breve tragitto a trovare un escamotage per uscire da quella brutta situazione in cui si erano immischiati. Si sentiva come quelle mosche che rimanevano appiccicate nelle piante carnivore viste al giardino botanico di Berlino da ragazzino. Sapeva che per quelle mosche non c'era scampo e si sentiva nella stessa situazione. Arrivati davanti alla casa di Luisella il tenente Muller scese seguito dagli altri tre.
"Vi ricordo che il generale Mältzer ha ordinato che posso salire solo io"
"D'accordo tenente Muller. Non faccia scherzi o spareremo a vista" Minacciò il tenente Neumann ed, al cui gesto con la mano, i due soldati che imbracciarono immediatamente i loro MP40.
Gerd non si curò di loro e si incamminò verso l'entrata della palazzina. Aprì il cancello e fece le due rampe di scale. Con una spallata spalancò la porta d'ingresso e si diresse verso il salone. Sapeva che Luisella non era in casa perché era in cantina. Spostò una parte di libreria che nascondeva un piccolo cunicolo tra le intercapedini del palazzo e, tramite una scala, fece tre piani a scendere. Sussurrò il nome della ragazza per avere conferma che fosse lì.
"Sono qui Gerd"
Era seduta,al buio, su una sedia di fortuna vicino una finestrella dove poteva vedere una piccola parte di cielo.
"Se sei sceso dal passaggio segreto significa che la cosa è grave. Prima ho sentito delle voci. Quanti sono?"
"Sono in tre"
"Bene. Gerd cosa pensi di fare?"
"Non lo so Luisella. Hai delle armi qui?"
"Si ho una Beretta con soli tre proiettili. Tu avrai la tua fedele Walther P38 con otto colpi e altri due caricatori. In totale avremmo ventisette colpi. Loro? Sicuramente ci sarà un MP40, quindi già quello con trentadue colpi ci lascerebbe sulla strada morti"
"Però avremmo l'effetto sorpresa!"
"Se quello che è a capo è intelligente avrà messo quello col mitra dietro la macchina che punta verso l'ingresso. L'altro che mira alle finestre. E l'ultimo tenere d'occhio il cancelletto della cantina per ogni evenienza"
Gerd, per la prima volta, vide una Luisella diversa, che sapeva tutto di armi e di strategia di guerriglia. E Neumann era un esperto in materia di guerra. E non disse a Luisella che, di mitra, ce ne erano due.
"Per me non c'è speranza Gerd" disse la ragazza accarezzandolo sul volto e con gli occhi lucidi. Diede un soffice bacio al giovane e proseguì: "Se non fosse per i tuoi cari a Berlino ti avrei detto di spararmi qui. Ma so che quel bastardo di Priebke saprebbe che, il tuo, sarebbe stato un atto di magnanimità. Ammanettami Gerd. Ti prego"
Tese i polsi verso il giovane ufficiale che, invece, le strinse e se le portò in volto.
"Cosa ti ho sempre promesso Luisella? Per me tu sei la persona più importante che esista e io voglio stare con te sempre. Ci costituiremo e chiederemo clemenza. Farò intercedere per me il generale Mältzer. È un amico di famiglia di lunga data"
"Gerd non capisci. Il tuo <<Mältzer>> non conta niente. Qui, a Roma, comanda quel bastardo di Priebke. L'attentato era stato fatto perché doveva esserci anche lui. Ma probabilmente qualche maledetta spia ha parlato e lui è vivo. Maledetto. Se ci costituiamo tu verrai giustiziato entro domani e io torturata, violentata, stuprata fin quando morirò... E non lo voglio"
"E allora usciamo sparando forse abbiamo una possibilità"
"Si quella di morire insieme e di far uccidere i tuoi a Berlino. E questo non lo voglio. Potresti uccidermi tu, sempre meglio di quei maledetti e casomai spararti su un braccio. Potresti dire che ho reagito e hai dovuto rispondere al fuoco"
"E poi io cosa farò nella mia vita? Dovrei continuare a vivere pensando che ti ho uccisa? Meglio morire."
Il tenente prese la Beretta di Luisella ed ebbe un'idea.
"Facciamolo. Saremo uniti per sempre."
I due cominciarono a piangere e si baciarono. Gerd sfoderò la sua rivoltella e sparò sul cuore della giovane che cadde al suolo. Subito dopo prese l'altra pistola, si chinò su di lei, la baciò un'ultima volta, si puntò la Beretta alla tempia e disse:
"Ti amo Luisella. Ora saremo per sempre insieme"
Il tenente Neumann, un minuto dopo, entrò nella cantina insieme ai due soldati con le armi spiegate. Si avvicinò ai corpi che avevano entrambi gli occhi sbarrati e ne tastò il collo per accertare la loro morte. Si levò il cappello e imprecò in tedesco.
"Ritorniamo al comando, qui ormai non c'è più nulla da fare".

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